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Piombino. Salute, ambiente, lavoro. La posta in gioco sul gassificatore

Nella giornata di sabato, presso la sala conferenze dell’Hotel centrale di Piombino, si è svolto il convegno su salute, ambiente e lavoro  organizzato da USB nella piccola città Toscana simbolo della resistenza contro le scelte di politica energetica del Governo Draghi prima, e Meloni poi, e l’installazione di un pericoloso ed inutile rigassificatore.
A distanza di un mese dal grande sciopero generale con manifestazione, quello di sabato è stato un altro passaggio importante nella battaglia contro il rigassificatore e per la costruzione di un percorso che veda i temi del lavoro e della difesa dell’ambiente riprendere forza nella discussione politica del nostro paese, dopo che il Governo Draghi – e sostanzialmente anche quello attuale – hanno dimostrato che la tanto sbandierata “transizione ecologica” non è altro che l’ennesimo tentativo di piegare agli interessi privati e speculativi la vita di milioni di lavoratori e cittadini.

Sala affollata e tanti interventi si sono susseguiti nel corso del dibattito durato oltre 3 ore. Discussione caratterizzata dalla qualità degli interventi e degli oratori presenti che hanno alimentato un interessante  dibattito alla quale si sono aggiunti anche contributi dei presenti.

Dopo una breve introduzione a cura della Federazione livornese di USB iL convegno si è aperto con le parole di Francesco Rizzo operaio dell’ex Ilva di Taranto e dirigente nazionale di USB che ha raccontato la lunga esperienza dagli operai dell’acciaieria più grande d’Europa nel corso degli anni e il legame con una città che ha vissuto e vive ancora oggi la relazione tra la necessità di avere un lavoro e uno stipendio dignitoso e il rischio costante di ammalarsi o veder morire i propri cari per patologie legate all’inquinamento.

Rizzo ha proseguito il suo intervento rimarcando le similitudini tra Taranto e Piombino, quest’ultima città è area SIN da bonificare ed è “curioso” notare come  proprio nei documenti della conferenza dei servizi che ha autorizzato il rigassificatore vi siano dati estremamente preoccupanti circa la presenza di metalli pesanti e sostanze cancerogene in uno dei siti in cui si dovrà scavare per installare la lunga conduttura, ma soprattutto l’alta incidenza di tumori che interessa il territorio di Piombino.  Rizzo ha concluso il suo intervento approfondendo il rapporto con la politica e il meccanismo che ha sempre visto le istituzioni asservite agli interessi dei privati e delle multinazionali. Il caso di Taranto è emblematico in questo senso in quanto vi è una fabbrica in cui migliaia di operai si trovano in cassa integrazione e non vi è alcuna prospettiva neanche dal punto di vista degli investimenti per abbattere le emissioni inquinanti.

Sulla falsariga del primo intervento ha parlato subito dopo Riccardo Petrarolo di Civitavecchia membro del collettivo “No fonti Fossili” e del sindacato USB. Un intervento che ha “scaldato” la sala entrando a gamba tesa sul legame tra ambiente e lavoro in una città in cui si trova la più grande centrale a carbone di Italia. L’esperienza di questi attivisti e attiviste è riuscita a trovare una proposta e una sintesi tra l’esigenza di garantire un futuro ai lavoratori, attraverso una riconversione verso fonti rinnovabili e il superamento definitivo del ricorso al fossile, e al carbone in particolare. Una delle cause del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici degli ultimi anni. “I No che poniamo all’interno delle nostre discussioni sono anche  milioni di Sì rispetto alle proposte che facciamo e che non vengono ascoltate”.

Molto interessante anche l’intervento di Giorgio Ferrari, esperto del settore energia e voce autorevole e riconosciuta,  che non si è limitato a sottolineare gli enormi rischi per la sicurezza legati agli impianti di rigassificazione, a maggior ragione quello di Piombino che si troverà a poche centinaia di metri dal centro abitato.  Dopo aver riportato le criticità e i punti deboli presenti nei documenti di valutazione dei rischi allegati all’atto autorizzativo del commissario Giani ha impostato la discussione sulle scelte politiche che sono alla base della scellerata proposta di installare diversi rigassificatori in Italia.  L’aver deciso di non investire per tempo nelle fonti rinnovabili e la menzogna, del governo Draghi e del Ministro Cingolani (soprannominato durante il dibattito Cingol’Eni) di poter davvero arrivare all’indipendenza energetica del nostro paese.  Un obiettivo che tutti sanno essere impossibile ma che è stato utile per abbandonare il gas Russo (meno costoso e sicuramente estratto con tecnologie meno impattanti del fracking americano) e asservire il nostro paese ad interessi economici che alimentano anch’essi ( se non in maniera peggiore) la guerra e la morte di migliaia e migliaia di persone.

Il dibattito è proseguito con gli interventi dei membri dei comitati cittadini contro il rigassificatore che, dopo aver ringraziato USB per aver avuto il coraggio di proclamare lo sciopero generale, hanno fatto il punto sulla battaglia in corso e sulle prossime mobilitazioni.  “I cittadini di Piombino sono stati attaccati da tutto il paese come irresponsabili e “Nimby” ma la battaglia contro il rigassificatore è la battaglia per costruire un diverso modello di sviluppo che salvaguardi la vita di tutti”.

L’amministrazione Comunale di Piombino  (intervenuto al dibattito anche il Vicesindaco Luigi Coppola) ha depositato ricorso al Tar del Lazio con richiesta di sospensiva, in merito all’atto autorizzativo firmato il 25 ottobre da Giani.  Ma nell’attesa del responso del Giudice la mobilitazione non si deve assolutamente fermare. Bisogna far sentire ancor di più la pressione su tutti gli enti e soprattutto contro il nuovo Governo che poteva, e non ha voluto, bloccare l’installazione del rigassificatore di Piombino.

Ed è anche su questo argomento che è intervenuta, subito dopo Nicoletta Dosio, storica attivista No Tav che ha pagato in prima persona la propria scelta di coerenza e di determinazione, così come tanti e tante altri militanti della Valle e non solo. Il suo intervento è stato preceduto da un lungo applauso da parte della sala e si è concentrato sulla solidarietà tra i movimenti di lotta.  La battaglia contro il rigassificatore è la battaglia contro la guerra e contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla natura.  “Faranno di tutto per farvi desistere ma quando una lotta è giusta e popolare nessuno può fermarla”.

Tra l’altro, proprio in questi giorni a Piombino sono arrivate diverse camionette e reparti antisommossa che girano continuamente per la città al fine di incutere timore nei cittadini che si sono ribellati e lanciare un messaggio di militarizzazione del territorio. In piccolo proprio quello che sta succedendo in Valle di Susa.

Successivamente è un intervento il coordinamento “Camping CIG”, comitato di lavoratori che da anni combatte in prima linea a fianco dei lavoratori dell’acciaieria e per un “piano di rinascita per Piombino”.
Il dibattito è proseguito con numerosi interventi. Marta Collot portavoce nazionale di Potere al Popolo che ha portato la solidarietà ai cittadini e ai comitati Piombinesi.

Cambiare Rotta, organizzazione giovanile comunista presente anche durante lo sciopero e la manifestazione.

Daniele Paquinelli, consigliere Comunale del Movimento 5 Stelle e cassaintegrato dell’acciaieria, da sempre in prima linea nelle battaglie cittadine.

Dario Filippi di Rifondazione Comunista di Piombino. Forza politica che sia in piazza che in Consiglio Comunale ha sostenuto questa vertenza.

Il giornalista Stefano Tamburini e Massimo Maggini uno dei fondatori e attivista del comitato contro l’impianto OLT di Livorno.

Il convegno si è concluso con l’intervento di Simone Selmi della Federazione di Livorno e responsabile Regionale dell’industria che, dopo aver sintetizzato i vari interventi, ha lanciato la proposta  condivisa da tutto il sindacato, di inviare subito una richiesta di incontro al Ministero dell’ambiente e dello Sviluppo Economico.  Bisogna, immediatamente, aprire un’interlocuzione congiunta con entrambi i Ministeri. Basta affrontare le tematiche del lavoro e dell’ambiente separatamente come è stato fatto fin’ora. A tale proposta si sono già dichiarati favorevoli gli attivisti di Civitavecchia.  Adesso sarà nostro compito allargare questa proposta a tutte le nostre strutture sindacali e ai comitati impegnati sul fronte del lavoro e della difesa della salute.  Se non saremo ascoltati andremo direttamente a Roma sotto ai Ministeri.
Vogliamo una vera transizione ecologica che non sia lo strumento delle multinazionali e dei privati per continuare a sfruttare e depredare i territori lasciando miseria e disoccupazione ma un’occasione di rilancio e di sviluppo per il nostro paese.

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