Da più di 70 giorni l’anarchico Alfredo Cospito è in sciopero della fame, come forma estrema di lotta contro il regime di tortura del 41bis, che gli è stato imposto dopo 10 anni di carcere per reati di chiara marca politica. Uno sciopero che denuncia come il 41bis venga usato come vero e proprio strumento di vendetta e accanimento dello Stato, contro il dettato costituzionale e, nel caso di Alfredo, contro ogni principio di proporzionalità della pena, più in generale dei suoi più elementari diritti umani.
Anche a Pisa ci siamo mobilitati davanti al carcere Don Bosco, nel quale era stata progettata e non portata a termine una struttura per il 41Bis e in cui da settimane si stanno susseguendo atti di insubordinazione dei detenuti, raccontati esclusivamente dalla voce dei sindacati di polizia penitenziaria, che rispondono chiedendo altro personale per meglio reprimere i rivoltosi.
Nessuna parola viene spesa sulle condizioni brutali alle quali sono costretti i detenuti e le detenute del Don Bosco e di tutte le carceri italiane, se non fosse per il lavoro dell’Osservatorio Antigone, di cui riportiamo solo alcuni dati ed estratti inerenti il carcere pisano:
“La casa circondariale di Don Bosco a Pisa ha un tasso di affollamento nel carcere del 138 %, con 272 detenuti per una capienza di 197, non sono garantite le condizioni di vivibilità più basilari alla totalità dei detenuti, non tutte le celle garantiscono 3mq calpestabili a persona, l’accesso all’acqua calda, o il wc in ambiente separato e le docce in ogni cella.
Nel 2021 ci sono stati 177 casi di autolesionismo e 14 tentati suicidio.
Dall’ultima visita dell’Osservatorio del 6 maggio scorso e’ emerso che “…le criticità strutturali sono ravvisabili pressoché ovunque. A differenza della precedente visita, le stanze di pernottamento inagibili sembrano essere al momento occupate, pur con problemi strutturali evidenti….. altri spazi comuni risultano invece inutilizzati.”
Chiediamo con forza Giustizia per Alfredo Cospito, la sua uscita immediata dal regime di 41 bis, la sua cura, il rispetto della sua persona, contro una evidente vendetta di Stato contro di lui.
Ci battiamo per l’abolizione del 41Bis perché e’ una forma di tortura istituzionalizzata.
Diciamo di NO all’ergastolo ostativo, che e’ peggiore della pena di morte.
Le carceri italiane devono tornare immediatamente alla loro funzione rieducativa e di reinserimento sociale, come da dettato costituzionale, per una popolazione costretta oggi in condizioni di sofferenza e tortura permanente.
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