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La sanità privata in Umbria è scandalosa. La requisizione come proposta

In Umbria il business della sanità privata non si ferma neanche davanti al coronavirus.

Mentre i lavoratori degli ospedali pubblici,  dei pronto soccorso, i medici di base sono ogni giorno in prima linea contro la pandemia,  apprendiamo due notizie sconcertanti in poco tempo: prima la richiesta di attivazione della cassa integrazione da parte delle strutture sanitarie private; oggi, mentre la regione annuncia test rapidi su larga scala, un laboratorio privato pubblicizza la possibilità di effettuare il tampone,  ovviamente a pagamento,  sborsando 70 euro, tra l’altro con molti dubbi sulle modalità e senza alcun coordinamento con le strutture pubbliche.

Questi episodi non fanno altro che confermare quello che, come Potere al popolo , in Umbria,  gridiamo ai quattro venti da circa un anno , cioè da quando la vecchia giunta regionale fu travolta dagli scandali e da intrecci immorali tra affari e salute.

Noi pensiamo che la salute pubblica sia incompatibile con il profitto privato, liste d’attesa infinite e con l’intramoenia ; crediamo che la sanità sia un diritto universale,  quindi anche di quegli umbri a cui hanno chiuso i presidi sanitari; crediamo che abbiano diritto al tampone tutti gli operatori in trincea, come quei cittadini che non possono permettersi di pagare 70 euro al laboratorio privato. Crediamo in questa fase drammatica,  sia necessario rilanciare la proposta di requisizione della sanità privata per evidente interesse pubblico.

Non vogliamo rassegnarci all’alternanza tra il clientelismo del centrosinistra e di certe burocrazie sindacali , e le privatizzazioni della Lega.

Occorre da domani, mettere in campo, in Umbria ma non solo, una battaglia per un nuovo modello di sanità pubblica, attraverso il controllo popolare da parte dei cittadini, è necessario sottrarre un bene comune ed essenziale come la salute dalle mani di chi fa profitti, delle élites, di chi sostiene interessi opachi.

*Potere al Popolo

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