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Relazione del ministero, intramoenia ancora in aumento

Il ministero della Salute ha trasmesso al Parlamento, appena prima dello stop estivo, la Relazione annuale sullo stato di attuazione dell’esercizio dell’attività libero-professionale intramuraria. Per dirla in breve, il rapporto sul peso dell’intramoenia nella sanità italiana.

Il governo ha fatto propaganda per mesi sulla risoluzione dell’annoso problema delle liste d’attesa. Il tutto, ovviamente, senza mettere i fondi necessari e senza mettere in discussione la tendenza alla riduzione dei servizi sanitari, in ossequioso rispetto dell’austerità europea, che peggiorerà presto con la procedura di infrazione già aperta da Bruxelles.

Il ricorso alla prestazione intramuraria, e dunque al privato, è diventata l’unica soluzione per avere molte visite in tempi decenti, pagando ovviamente di tasca propria. La Relazione del ministero, relativa al 2022, calcola che, a livello di spesa pro-capite, il peso per le tasche di ogni cittadino residente in Italia è stato pari a 20 euro.

Una media che però non rende conto di quali servizi sono più richiesti, mostrando dunque le carenze principali del Servizio Sanitario Nazionale. Si tratta delle prestazioni specialistiche (oltre il 68% della quota di attività), e in particolare sono richieste visite cardiologiche, ginecologiche e ortopediche.

E soprattutto, una media che non rende conto delle differenze regionali, che vedono una spesa pro-capite minore nelle aree meridionali. Ma bisogna ricordare che la Fondazione Gimbe certifica una forte mobilità sanitaria proprio dal Sud al Nord, e bisogna perciò tenere conto anche di questa dinamica – discriminante – nel valutare questi dati.

Se si guarda il quadro generale, la situazione poi fa tutto un altro effetto. I ricavi dell’intramoenia rispetto al 2021 sono aumentati dell’8%, arrivando a 1.177 milioni di euro, e anche i guadagni hanno avuto un incremento simile (+8,5%), passando da 235 milioni e mezzo a 256 milioni, seguendo – bisogna dirlo – l’aumento contemporaneo dei costi.

Facendo le somme, quello che appare è comunque una sanità pubblica in ritirata e su cui la classe politica fa solo retorica, continuando ad aprire spazi al privato. È assurdo pensare che a dare un duro colpo all’intramoenia, negli ultimi anni, è stato solo il Covid, e non il miglioramento dei servizi.

Un duro colpo che non era però equilibrato da un rafforzamento del pubblico, con una lunga serie di visite rimandate a data da destinarsi e i malati cronici che hanno vissuto un vero e proprio incubo.

Dicevano che la pandemia avrebbe dovuto far cambiare indirizzo sulla tutela della salute, cosa che evidentemente non è avvenuta. È chiaro che solo l’organizzazione e la lotta dei settori popolari potrà farlo.

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