In centinaia e centinaia a Trieste, in una piazza Unità d'Italia spazzata dalle raffiche di bora, per dire al sindaco Roberto Dipiazza che quella sua decisione di tirar via dalla facciata del municipio lo striscione giallo con la scritta "Verità per Giulio Regeni" proprio non va bene. Anzi: è un errore, un grave errore, e quel gesto non interpreta la volontà e la posizione di migliaia di triestini che hanno chiesto e continueranno a chiedere la verità sulla morte di Giulio Regeni. La speranza dei manifestanti che hanno aderito all'iniziativa promossa da Amnesty International è che il Consiglio Comunale trovi una strada per porre rimedio a quell'errore. Ma le cose in consiglio non sono andate lisce. Ci sono stati momenti di tensione con spintoni, schiaffi e pugni tra manifestanti e forze dell'ordine. Manifestanti che sono stati poi espulsi dall'Aula. Le tensioni sono cominciate durante la discussione di due distinte mozioni relative all'esposizione di striscioni sulla facciata del municipio: una presentata dal gruppo del Pd, nella quale si chiedeva il ripristino dello striscione su Giulio Regeni, e un'altra della maggioranza di centrodestra. Proprio durante l'esame di quest'ultima dal pubblico sono cominciati slogan, pesanti accuse agli amministratori comunali e riferimenti alle vicende dei marò. Sono seguite parolacce, tensioni, spintoni, schiaffi e qualche pugno, fino all'intervento degli uomini della Digos e della polizia municipale che hanno allontanato i manifestanti dall'Aula consiliare, con la successiva sospensione dei lavori, poi ripresi. In piazza, alla manifestazione, non ci sono stati simboli di partito,né bandiere, ma soli cartelli gialli con la scritta "Verità per Giulio Regeni". Cittadini, giovani, persone comuni si sono susseguiti in brevi interventi e testimonianze. Pino Roveredo, lo scrittore vincitore del Premio Campiello 2005, non usa mezzi termini. "Ci fa ribrezzo – dice – questo gioco politico che va a colpire sicuramente persone che hanno sofferto. Io penso ai genitori di Giulio Regeni: quel ragazzo è stato martoriato e massacrato. Stiamo cercando una verità, non stiamo cercando dei martiri. Siamo qui per dare voce alla Trieste che non si riconosce in quella città degli amministratori, che fanno scelte che non sono assolutamente condivise da parecchie persone, anche di destra". Tanto condivise che in mattinata Renzo Tondo, ex deputato forzista, ex presidente del Friuli Venezia Giulia e ora leader di "Autonomia Responsabile", ha chiesto che "a Giulio Regeni, autentico e giovane martire della Verità, sia intitolata una via o una strada non solo a Fiumicello, suo paese natìo, ma anche a Trieste". Per Tondo, la tragedia di Giulio Regeni è talmente crudele da gelare il sangue", ma "è paradossale" che a chiedere la verità a un paese come l'Egitto sia "una nazione come l'Italia che da mezzo secolo non trova la verità sulle stragi e gli assassinii più orrendi", come piazza Fontana, la strage di Bologna, l'assassinio di Aldo Moro o il caso "certamente meno intricato di Stefano Cucchi". Un appello arriva anche dal senatore Francesco Russo (Pd) affinché, fermo restando "il grave errore del sindaco di Trieste", "la politica ritrovi unità", "non usi strumentalmente vicende così terribili per dividersi e – conclude Russo – se c'è un modo per tornare indietro si trovi. Non trasformiamo anche questo in una campagna elettorale". (fonte. Ansa)
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