Si muore senza protezioni, contratto e tutele – Si muore travolti dal vento su una Gru fatiscente – Si muore pedalando nel traffico per consegnare la merce – Si muore in quattro, avvinghiati, soffocati e seppelliti dai liquami – Si muore mentre si spegne un incendio senza copertura INAIL – Sì muore sui campi, sulle piste dell’aeroporto e nei capannoni, stroncati dal caldo – Si muore in quattordici stipati in un furgone- Si muore uccisi dallo strozzinaggio della Catena Agroalimentare e della Grande distribuzione- Si muore dei veleni dentro e fuori delle fabbriche.
Basta omicidi sul lavoro
Il lavoro non può uccidere
LA MATTANZA: Negli ultimi 5 anni in Italia quasi 4 milioni di lavoratrici-lavoratori hanno subito infortuni sul lavoro, oltre 4mila sono morti, circa 300mila hanno subito un danno permanente, altri 300mila si sono gravemente ammalati perché esposti ad agenti inquinanti ed a ritmi di lavoro usuranti.
Ci chiediamo quanti morti sono necessari affinché si organizzi una lotta che dimostri a governo e padroni che gli operai non sono più disposti a guadagnarsi un salario ormai da fame in queste condizioni di schiavitù, soltanto per la cupidigia di maggiori profitti.
MARTEDI’ 5 novembre ORE 10 DAVANTI AL TRIBUNALE DI VICENZA
La messa in sicurezza dei lavoratori non può essere lasciata agli imprenditori e agli accordi tra questi e i soliti cgil-cisl-uil. ma deve essere normata e ogni mancanza sanzionata con il massimo della severità.
USB ritiene indispensabile che la vigilanza sui luoghi di lavoro, la vigilanza sulla corretta applicazione delle norme antinfortunistiche e la stretta osservanza delle prescrizioni contributive – l’evasione contributiva continua ad aumentare e ha raggiunto cifre elevatissime – siano elementi che vanno migliorati anche attraverso massicce nuove assunzioni negli Enti preposti per imporre alle imprese una sicurezza di tipo “sistematico” e preventivo, in contrapposizione agli interventi di tipo sporadico ed “ex-post”, dopo che infortuni e danni alla salute si sono già verificati..
Affrontare il tema della sicurezza nelle aziende significa trattare di organizzazione del lavoro, di ritmi, di orari, di risorse, di appalti, di diritti sindacali, di agibilità sindacali, di tutele e d’investimenti sulla prevenzione.
A livello più complessivo la sicurezza ci coinvolge direttamente nelle rivendicazioni che hanno interesse generale, come il rilancio della spesa pubblica, maggiori risorse per gli organi di controllo e prevenzione, l’abolizione della Fornero, il ripristino dell’art. 18, il diritto alla copertura assicurativa per tutti i lavoratori, precari o meno che essi siano.
C’è un nesso tra la sicurezza, la salute nei posti di lavoro e questione ambientale, ed è tutto interno alla contraddizione tra capitale, natura e lavoro.
Infortuni e malattie professionali non sono frutto di una tragica casualità ma la diretta conseguenza di scelte aziendali che mettono il profitto davanti alla vita, alla salute di lavoratori e d’interi territori, come accade oggi anche e soprattutto nel nostro territorio: vedi il caso eclatante della MITENI dove la produzione di morte ha fatto vittime tra i lavoratori e nel territorio.
Senza aspettare chi ormai da tempo ha rinunciato alla lotta per la difesa degli interessi dei lavoratori, organizziamoci per far pagare chi ci sta uccidendo giorno dopo giorno di lavoro e di fame
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