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Venezia. Basta con la videosorveglianza contro i lavoratori!

Apprendiamo dalle note di stampa a carattere nazionale de “l’approvazione dell’ordine del giorno che la Lega ha presentato al disegno di legge delega in materia di assistenza sociale, con cui si chiede l’adozione di ogni iniziativa volta a prevenire episodi di violenza, abusi e maltrattamenti nelle Residenze sanitarie assistenziale (Rsa), includendo anche l’utilizzo di sistemi di videosorveglianza, “è positivo, il governo ha dato un segnale importante”. Lo dichiara in una nota la deputata della Lega, Giorgia Andreuzza, prima firmataria dell’odg.

E niente, proprio non ce la fanno ; passano gli anni , ma rimangono sempre forti coi deboli e deboli coi forti e la loro matrice fascista riemerge nel momento in cui è necessario militarizzare e imporre il controllo securitario degli ambienti sociali.

La materia della videosorveglianza è oggi normata dal d.lgs 14/9/2015 n. 151 (jobs Act) che ha riscritto l’art. 4 della legge 20/5/1970 n. 300 (Statuto dei lavoratori):

“Fatto salvo casi di esigenze organizzative, produttive, di sicurezza del lavoro e di tutela del patrimonio aziendale, l’installazione di impianti audiovisivi o altri strumenti dai quali derivi la possibilità di controllo a distanza dei lavoratori è vietata, fatto salvo il preventivo accordo sindacale o autorizzazione amministrativa rilasciata dalla Direzione territoriale del lavoro”.

Abbiamo già condannato la condotta degli autori delle violenze e lasciamo che sia la giustizia a fare il suo corso. Contemporaneamente però, dobbiamo condannare con altrettanta determinazione chi ha creato le condizioni affinchè si potesse creare un ambiente talmente “estremo” nella casa di riposo di San Donà.

Nel caso della Rsa Di San Donà, Vogliamo ricordare però quali sono i “peccati originali” dai quali non si può prescindere per capire chi sono i responsabili politici del degrado in cui è finito anche quel servizio sociosanitario.

In primis ricordiamo la delibera N. 08 DEL 26/03/2018 del cda della Casa di riposo ”MONUMENTO AI CADUTI IN GUERRA” mette nero su bianco il processo di privatizzazione dell’Ipab in questione; questa segue la deliberazione di Giunta comunale di San Donà n° 245 del 03/12/2015, con cui l’amministrazione al governo della città avvalla l'”Accordo di programma con la IPAB Monumento ai Caduti in Guerra”, avvenuto in precedenza, in cui era anche prevista la costruzione di una nuova casa di riposo in Via Calnova.

Noi crediamo che le forze politiche sedute in consiglio comunale non abbiano tutelato questo “bene comune” , in una trasversalità che di questi tempi è molto di moda.

In politichese classico questa operazione viene definita “partnership pubblico-privata”; noi la chiamiamo con il suo vero nome: CESSIONE DI UN BENE COMUNE, costruito e resistito nel tempo grazie al contributo dei cittadini che hanno pagato tasse e ticket e che da tempo lo hanno visto finire nelle mani di un privato il cui unico scopo è trarre profitto!

Altro “peccato originale” è la regionalizzazione introdotta dalla Riforma del Titolo V della Costituzione, che ha  consegnato la sanità pubblica al potere politico locale che ordina e comanda, lasciando ai funzionari

la responsabilità delle firme su provvedimenti anche poco giustificabili dal punto di vista dell’efficacia e  dell’efficienza.

Anche l’ Aziendalizzazione del S.S.N. 502/92 e la privatizzazione del rapporto Pubblico Impiego Dlgs 29/93, con l’obiettivo di ridurre la burocrazia, risparmiare e premiare il merito, hanno mancato i loro obiettivi. La realtà vede invece che si sono creati meccanismi di  fedeltà e di sottomissione, orientati verosimilmente alla  esternalizzazione dei servizi in favore del settore privato.

Con l’autonomia regionale dei Servizi Sanitari, i costi per il sociosanitario coprono circa l’80% dei bilanci regionali e diventano un potente volano per appetiti locali e carriere personali.  Quando il potere politico diventa così ravvicinato , esso non si limita alla sua funzione  programmatrice e di gestione, ma talvolta esprime “nuovi target” che verranno raggiunti anche se non rispondono a criteri di qualità e di efficienza.

Questa prassi operativa ha fortemente condizionato  le decisioni di rilevanza pubblica orientandole ad una progressiva privatizzazione dei servizi, per arrivare a trasferire al privato accreditato le prestazioni più remunerative, lasciando al Servizio Pubblico soprattutto gli oneri.

E allora, per favore, non continuate a prenderci in giro! La Deputata locale della Lega firmataria dell’odg in premessa, la politica regionale e locale, la Conferenza dei Sindaci per la Sanità e il Comune di San Donà, la smettano di avvallare progetti che aprono le porte al privato scordandosi di essere, prima di tutto, garanti del “BENE COMUNE” per tutti i cittadini. Le Rsa vanno riportate sotto il controllo pubblico, i lavoratori vanno inquadrati con il ccnl della sanità pubblica, va adeguato il numero di impegnative di residenzialità e non devono più esserci posti letto a libero mercato!

* Cobas PI Sanità provincia di Venezia

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