A fronte della recente vittoria che ha accordato al Comune il bosco di Lanerossi, sottraendo questo primo terreno alla devastazione della TAV, l’attacco al Movimento non si è fermato, culminando lunedì mattina nello sgombero del Boscodromo in Via Rossi 198.
Attivisti e attiviste si sono organizzati sin dall’alba per resistere, chiamando un presidio che fino alle 14 ha retto l’attacco, incatenandosi, arrampicandosi sull’edificio, bloccando gli accessi, in un picchetto che ha coinvolto trasversalmente gli abitanti della città: giovani, anziani, militanti, artisti, mettendo ognuno a disposizione le proprie capacità per respingere l’assedio.

E nonostante le identificazioni e i fermi in questura di chi aveva resistito allo sgombero in mattinata, il grande corteo convocato per le 18.00 al bosco di Ca’ Alte è culminato nell’occupazione di un nuovo spazio, il campo da calcio dei ferrovieri che RFI invece di rendere pubblico era in procinto di vendere per 660mila euro ad un privato.
Dal nuovo presidio si rilancia la battaglia, che continuerà in difesa del bosco di Ca’ Alte e di Vicenza Est, ma che abbiamo visto anche superare i confini della città per andare a saldarsi con le lotte che in tutta Italia si oppongono alla devastazione ambientale delle grandi opere, e con il più ampio movimento contro la guerra ed in solidarietà alla Palestina che li ha visti promotori insieme a tante altre realtà di momenti in cui, il 28 e il 29 novembre, far emergere la questione ambientale nell’opposizione a governo e finanziaria di guerra.
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Riportiamo di seguito il comunicato de “I boschi che resistono” sull’intensa giornata di ieri e la solidarietà di Ecoresistenze:
“Oggi è stato sgomberato il Boscodromo a Vicenza, nato dall’esperienza dei 15 anni del Centro Sociale Bocciodromo che negli ultimi anni era diventato il luogo dove far convergere la battaglia contro il TAV a Vicenza.
Il progetto iniziale prevedeva l’abbattimento di due boschi (Lanerossi e Ca Alte), oltre che allo storico centro sociale. In seguito alla mobilitazione il bosco Lanerossi è da due giorni proprietà del Comune di Vicenza ed è stato salvato dalla distruzione, mentre continua il presidio al bosco di Ca Alte, che ha già resistito ad uno sgombero la scorsa estate.
Questa mattina sono stati utilizzati decine di lacrimogeni per sgomberare lo spazio dell’ex-Bocciodromo, inondando la città di gas tossici. La mobilitazione sta continuando con un corteo lanciato per oggi alle 18.00 al bosco di Ca Alte per fermare un’opera inutile e dannosa, in un città come Vicenza già protagonista dell’inquinamento da Pfas e da polveri sottili.”
I Boschi che Resistono
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“Massima solidarietà a I Boschi che resistono , che ieri hanno subito un violento sgombero del presidio al Boscodromo di Vicenza. Un centinaio di attiviste e attivisti hanno resistito per ore all’attacco iniziato alle 9 e durato 5 ore: l’unica risposta che le istituzioni sanno dare a chi difende i territori e prova a salvare il nostro futuro.
Alla repressione della polizia che ha inondato di lacrimogeni chi resisteva e fermato, identificato e portato in questura numerosi attivisti, Vicenza ha risposto che un presidio partecipatissimo e molto eterogeneo: dalle signore storiche del quartiere agli artisti e ai giovanissimi.
Lo sgombero non cancella le vittorie, né ferma la lotta. Nonostante la violenza subita, il movimento ha ottenuto un risultato fondamentale: il Bosco Lanerossi è stato salvato. Dopo una lunga battaglia legale, il bosco è diventato proprietà del Comune, strappandolo definitivamente alla speculazione e ai cantieri del TAV, a dimostrazione concreta che la lotta paga.
E mentre il presidio è stato abbattuto, nasce un nuovo spazio No TAV. È stato occupato in serata il campo da calcio dei Ferrovieri, anch’esso di proprietà RFI: uno spazio che era stato richiesto come bene pubblico e che invece RFI ha messo in vendita a 660mila euro per regalarlo alla speculazione privata. Un altro esempio di come le grandi opere vadano sempre a braccetto con la privatizzazione dei territori e l’espulsione delle comunità.
Lo sgombero di Vicenza non è un episodio isolato. È l’espressione di un modello di governo che, di fronte all’opposizione sociale, impone con la repressione grandi opere inutili e dannose come il TAV: progetti che devastano quartieri e territori, imponendo un prezzo altissimo in termini di salute, ambiente e qualità della vita.
Come è stato evidente anche durante le giornate di mobilitazione del 28 e 29, la lotta contro le grandi opere ecocide è l’altra faccia della stessa battaglia contro il riarmo e la finanziaria di guerra.
È lo stesso modello che finanzia infrastrutture “strategiche”, militarizza i territori, taglia spesa sociale e reprime chi si oppone, mentre scarica i costi ambientali e sociali sulle comunità.
Mandiamo tutta la nostra solidarietà a chi ieri ha resistito a Vicenza e a chi oggi, in risposta all’apertura di nuovi cantieri, è tornato in presidio.
La repressione non fermerà la resistenza: solo l’organizzazione e la lotta possono fermare opere enormi e devastanti.
Dai boschi che resistono ai territori che si organizzano: la lotta non si ferma”
Ecoresistenze
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