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11 marzo. Dies Irae

L’undici marzo non vogliamo privarci della possibilità di esserci. Perché siamo per l’autorganizzazione indipendente e la mobilitazione per lo sciopero generale è un fiume che vogliamo navigare.
Il percorso che abbiamo davanti è costellato di date e molti/e come noi stanno ragionando come attraversarle, ma il rendez-vous di domani può diventare un’altra cosa. Basta volerlo!
Abbiamo evocato tutti/e momenti conflittuali all’altezza della situazione, rotture della quiete pubblica simili al 14 dicembre 2010, e qualcuno si è spinto anche più in là con le suggestioni che arrivano dal sud del Mediterraneo.
La nostra rabbia non si accende a comando, è permanente. Quotidianamente un presente all’insegna della precarietà ci gioca brutti scherzi e le aspettative frustrate generano energie da utilizzare al meglio. Per rovesciare questa quotidianità bisogna cogliere le occasioni e la data dell’undici marzo ci appare come tale.
Ci saremo con i nostri colori e con il nostro calore, meticci come sempre. Per dire “kifaya!” senza accontentarci di produrre una rappresentazione sindacale indipendente in opposizione allo sciopero generale “stimolante e ritardante” della Cgil.

L’idea di fermare il paese, e Roma in particolare, ci interessa. L’assedio della “city”politica nazionale è un orizzonte non ancora tramontato dopo l’alba del 14 dicembre. Un orizzonte e uno spazio politico che può ancora accendersi con rabbie diverse e plurali, verso la nostra piazza Tahrir che ha ancora bisogno di tante energie per alimentarsi.

Ci vediamo in città!

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