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È giunto il momento per un embargo militare contro Israele!

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In contemporanea con la giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese, oltre 50 nomi di prestigio a livello internazionale, tra cui 4 italiani, hanno lanciato un appello che chiama ad “un’urgente azione internazionale perché si arrivi ad un embargo militare totale e obbligatorio nei confronti di Israele.” Tale dichiarazione, sebbene motivata direttamente dall’ultima aggressione israeliana contro un milione e seicentomila Palestinesi, che vivono nella striscia di Gaza occupata ed assediata, è anche una reazione alla occupazione militare israeliana, che dura ormai da decenni, e alla continua negazione dei diritti del popolo palestinese, già sanciti dall’ONU.

Mentre esprime tutto l’orrore per l’ultimo bagno di sangue che ha causato la morte di 175 Palestinesi, tra cui 34 bambini, la dichiarazione afferma anche che la continua e ripetuta brutalità di Israele è resa possibile grazie alla impunita di cui gode. Ed in particolare sottolinea la complicità degli Stati Uniti, dell’Unione europea, del Brasile, dell’India e della Corea del sud, in quanto tali paesi sono sostenitori determinanti e facilitatori di Israele sul piano militare.

L’appello, che è firmato, tra gli altri, dai Nobel per la pace Mairead Maguire e Adolfo Perez Esquível, dal fondatore dei Pink Floyd Roger Waters, dai registi Mike Leigh e Ken Loach, dal premio Pulitzer Alice Walker, dalla notissima scrittrice Naomi Klein e da Stéphane Hessel, sopravvissuto all’olocausto e co-estensore della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo del 1948, e per gli italiani da Margherita Hack, Don Andrea Gallo, Vincenzo Vita e Luisa Morgantini, sostiene inoltre che, “[i]l tentativo di Israele di far passare l’uso illegale di una forza militare aggressiva e sproporzionata come “auto-difesa” non regge alle norme legali – o morali—in quanto uno Stato non può invocare l’autodifesa per atti che servono a difendere una situazione illegale da esso stesso determinata.

La dichiarazione richiama pertanto l’appello della Società Civile Palestinese di un anno fa affinché si applichi l’embargo militare ad Israele sulla scia di quello intrapreso contro l’apartheid del Sud Africa come mezzo pratico per costringere Israele ad allinearsi al diritto internazionale.

Intanto il Governo italiano continua a firmare accordi militari con quello israeliano confermando che l’import e l’export di armi e tecnologie militari sono e saranno l’essenza delle relazioni tra Roma e Tel Aviv, in palese violazione della legge italiana che disciplina il commercio di tecnologie belliche e che vieta le vendite a paesi belligeranti o i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali dei diritti umani. E proprio il 2012 ha rappresentato l’anno chiave nei trasferimenti di sistemi d’arma tra i due paesi, per un ammontare di milioni e milioni di Euro.

 
Segue il testo completo dell’appello:

È giunto il momento per un embargo militare contro Israele!

“Essere liberi non vuol dire solo liberarsi dalle proprie catene, ma vivere in un modo che rispetti e valorizzi la libertà degli altri”. — Nelson Mandela

Inorriditi per l’ultima aggressione israeliana contro oltre un milione e mezzo di palestinesi che vive nella Striscia di Gaza assediata e occupata, e consapevoli dell’impunità che ha consentito ad Israele di aggiungere questo nuovo capitolo alle violazioni che  attua da decenni nei confronti del diritto internazionale e dei diritti palestinesi, siamo convinti della necessità di un’urgente azione internazionale perché si arrivi ad un embargo militare totale e obbligatorio nei confronti di Israele. Una misura simile è stata l’oggetto di diverse risoluzioni ONU [1] ed è simile all’embargo militare imposto in passato contro l’apartheid in Sudafrica.

La belligeranza fuori ogni controllo di Israele e la persistente negazione dei diritti umani fondamentali e dell’autodeterminazione del popolo palestinese richiedono uno sforzo concertato da parte della società civile internazionale per costringere i governi del mondo ad interrompere i legami di complicità. L’impunità ha permesso ad Israele di continuare nell’occupazione, nella colonizzazione e nella negazione dei diritti dei rifugiati palestinesi sanciti dall’ONU.

Mentre gli Stati Uniti sono stati il più grande sponsor di Israele, fornendo miliardi di dollari di attrezzature militari avanzate ogni anno, il ruolo dell’Unione europea non deve passare inosservato, in particolare le sovvenzioni pesanti al complesso militare di Israele attraverso i suoi programmi di ricerca. Allo stesso modo, i crescenti legami militari tra Israele e le economie emergenti di Brasile, India e Corea del Sud sono inconcepibili dato che tali paesi appoggiano formalmente la libertà palestinese.

I rapporti militari con Israele hanno alimentato implacabili atti di aggressione. Israele continua a consolidare la sottomissione dei palestinesi mentre provoca o inizia conflitti armati con i suoi vicini nella regione.

Il tentativo di Israele di far passare l’uso illegale di una forza militare aggressiva e sproporzionato come “auto-difesa” non regge alle norme legali – o morali—in quanto uno Stato non può invocare l’autodifesa per atti che servono a difendere una situazione illegale da esso stesso determinato.[2]

Sosteniamo quindi l’appello della società civile palestinese per un embargo militare urgente e totale contro Israele quale efficace misura nonviolenta per fermare le guerre e la repressione di Israele e per ottenere il rispetto da parte di Israele degli obblighi che gli derivano dal diritto internazionale. Questo è diventato ormai un imperativo morale e legale per raggiungere una pace giusta e completa.

Note

[1] Vedere, per esempio, risoluzione 3414 (1975) dell’Assemblea Generale dell’ONU: “[L’Assemblea Generale] chiede che tutti gli stati desistano dal rifornire Israele con qualsiasi aiuto militare o economico finché prosegua nell’occupare i territori arabi e nel negare i diritti nazionali inalienabili del popolo palestinese.” http://www.un.org/apps/news/story.asp?NewsID=43376#.UKEIxYdyGSo

[2] Secondo il principio fondamentale del diritto internazionale, ex injuria non oritur ius  (dall’ingiustizia non può nascere  il diritto)

Prime firme (in ordine alfabetico):

Udi Aloni, regista, Israele

Anthony Arnove, editore e scrittore, USA

Etienne Balibar, accademico, Francia

Robert Ballagh, artista e presidente dell’Ireland Institute for Historical and Cultural Studies, Irlanda

Walden Bello, accademico, autore e senatore, Filippine

Shyam Benegal, regista e sceneggiatore, India

John Berger, autore, critico, UK

Howard Brenton, drammaturgo e sceneggiatore, UK

Judith Butler, accademica, USA

Clayborne Carson, Direttore, Martin Luther King, Jr. Research & Education Institute, Stanford University, USA

Noam Chomsky, accademico, USA

Caryl Churchill, drammaturga, UK

Angela Davis, accademica e autrice, USA

Raymond Deane, compositore, Irlanda

John Dugard, professore di diritto internazionale, Sudafrica

Felim Egan, artista, Irlanda

Adolfo Perez Esquível, Premio Nobel per la Pace 1980, Argentina

Dror Feiler, musicista e artista, Svezia

Don Andrea Gallo, presbitero, Italia

Charles Glass, giornalista, USA

Margherita Hack, astrofisica, Italia

Denis J. Halliday, già vice-segretario generale ONU (1994-98), Irlanda

Stéphane Hessel, diplomatico, sopravvissuto all’Olocausto e co-autore della Dichiarazione universale dei diritti umani, Francia

Tor B Jørgensen, Vescovo, Norvegia

Christian Juhl, Parlamentare, Danimarca

Ronnie Kasrils, politico, Sudafrica

Aki Kaurismäki, sceneggiatore e regista, Finlandia

Marcel Khalife, musicista, Libano

Naomi Klein, scrittrice e attivista, Canada

Paul Laverty, regista, UK

Taeho Lee, Segretario Generale, People’s Solidarity for Participatory Democracy, Korea del Sud

Ken Loach, regista, UK

Vibeke Løkkeberg, attrice e regista, Norvegia

Mike Leigh OBE, regista, UK (Palm D’Or 1996)

Jean-Marc Levy-Leblond, accademico, Francia

Mairead Maguire, Premio Nobel per la Pace 1976, Irlanda 

Michael Mansfield, giurista, UK

Miriam Margolyes, attrice, UK

Cynthia McKinney, politico, USA

Saeed Mirza, regista, India

Luisa Morgantini, già vice-presidente Parlamento Europeo, Italia

Bjørnar Moxnes, Consigliere, Comune di Oslo, Norvegia

Suzanne Osten, scrittrice e regista, Svezia

Nurit Peled, professoressa di lingue, Israele

John Pilger, giornalista, autore, regista, Australia

Ahdaf Soueif, scrittrice, Egitto/UK

Alice Walker, autrice, USA

Roger Waters, musicista, UK

John Williams, musicista, UK

Vincenzo Vita, senatore, Italia

Slavoj Zizek, filosofo, Slovenia

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