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I Democratici Usa riconoscono una capitale illegale. La questione di Gerusalemme

Con un voto per acclamazione, i delegati della Convention democratica hanno approvato una mozione che reinserisce la definizione “Gerusalemme capitale di Israele” nella piattaforma del partito: una mancanza che aveva suscitato un polverone, e aveva immediatamente scatenato gli strali del candidato repubblicano Mitt Romney, che l’aveva definita “vergognosa”. Nella piattaforma, resa nota martedì, veniva ribadito che il presidente Barack Obama e il Partito Democratico “mantengono l’impegno incrollabile per la sicurezza di Israele”, ma era stata tolta la definizione che era invece contenuta nella piattaforma del 2008 secondo cui “Gerusalemme è e rimarrà la capitale di Israele”. Nel testo si precisava d’altro canto che “le parti hanno concordato che la questione di Gerusalemme verrà affrontata nei negoziati sullo status finale”.
Secondo indiscrezioni riportate dalla stampa Usa, Obama sarebbe intervenuto di persona per ottenere che nel documento venisse reinserita la frase che era già nella piattaforma del 2008. Una terminologia usata in passato nei programmi sia democratico che repubblicano, seppur con alcune differenze.

Nel 2004 la piattaforma per la rielezione di George W. Bush affermava che “i repubblicani continuano a sostenere il trasferimento dell’ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme, capitale di Israele”. Un trasferimento approvato dal Congresso nel 1995, ma mai realizzato per non causare ostacoli al fragile processo di pace israelo-palestinese e non suscitare risentimenti nel mondo arabo e in particolare nei palestinesi, che a loro volta rivendicano Gerusalemme Est, la parte a maggioranza araba della Città Santa, quale futura capitale di un Stato palestinese indipendente, e la cui annessione da parte d’Israele non è mai riconosciuta dalla comunità internazionale. (fonte: Ansa)

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