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Maicol e Mirco: il nichilismo pop e “il suicidio spiegato a mio figlio”

Non sono gli eroi che questa generazione merita, ma gli eroi di cui questa generazione ha bisogno. Al contrario di Batman, Maicol e Mirco non hanno alcuna intenzione di salvare il mondo, né di fare di questo un posto migliore. Si limitano a guardarlo dalla loro prospettiva stralunata, forse un po’ cinica, ma in fondo tenerissima, come sempre accade con quelli che giocano a fare i cattivi.
I loro scarabocchi neri su sfondo rosso sono ormai un classico del fumetto underground italiano, e più recentemente anche un fenomeno virale su Facebook: originari di San Benedetto del Tronto, muovono i primi passi all’inizio del terzo millennio, dalle autoproduzioni che giravano clandestinamente tra centri sociali e appassionati fino alle strisce su XL di Repubblica e Vice Magazine, ma anche lavori per Marvel Italia, Derive e Approdi, Slow Food Editore, Becco Giallo.
Un anno dopo la loro ultima fatica, Maicol e Mirco tornano con un ponderoso tomo di 400 pagine in carta nera con tratto rosso, intitolato «Il suicidio spiegato a mio figlio», opera che si propone come via di mezzo tra Quentin Tarantino e Giacomo Leopardi. Dal punto di vista commerciale, sarà
  una nuova forma autoproduzione chiamata «Prima o mai»: il libro resterà in vendita solo un mese, per averlo bisognerà prenotarlo, e saranno stampate solo le copie effettivamente vendute: c’è tempo fino a Natale, e bisogna andare sul sito (rosso su nero) www.primaomai.com.

Il pulp e la metafisica dei costumi, la furia iconoclasta del punk e l’anatomia di una generazione che non ha mai vinto e che forse non vincerà mai. La terra di mezzo dei due fumettisti marchigiani è popolata di strani personaggi informi, sfigatissimi, che attraversano l’esistenza tra malattie terribili, ferite, amputazioni, sangue, proclami («Per salvare il mondo ci vogliono i soldi. Così si vendette un rene», per citare una loro vecchia tavola) e un sentimentalismo che emerge a tratti in maniera quasi commovente. Perché se l’amore è morto ammazzato, gli innamorati, purtroppo o per fortuna, sopravvivono sempre. 

Che cos’è questo «Il suicidio spiegato a mio figlio»?

«Un manualone di 400 pagine dove vi spiegheremo rosso su nero perché su questa Terra occorre passare il minore tempo possibile. Con schede, esempi e trucchi. Parliamo di questo e dell’altro mondo. Dovunque esso sia. Occhio però: se invece di spararvi in testa scoppiate a ridere o a piangere non vi diamo i soldi indietro».

Quattrocento pagine sono tante per un fumetto, c’è tanta urgenza espressiva alla base oppure vi avanzavano fogli neri?

«Purtroppo tanta urgenza espressiva».

Dalle pagine rosse alle pagine nere. Perché le pagine rosse? E, dunque, perché le pagine nere adesso?

«Il rosso e il nero nei nostri fumetti non hanno alcun significato preciso. Sono fumetti che documentano l’esistente, che ha alcun significato preciso. Le nostre strisce sono fulmini. Un fulmine può essere un fenomeno atmosferico, una scarica elettrica, un assassino, un segno divino. Persino un esperimento di Franklin il “papà di Frankenstein”. Comunque il fulmine è una roba che ti lascia a bocca aperta».

Pare che questo «Il suicidio spiegato a mio figlio» sia qualcosa tipo l’anello di congiunzione tra Giacomo Leopardi e Quentin Tarantino. E’ vero?
«L’Umanità intera è l’anello di congiunzione tra Giacomo Leopardi e Quentin Tarantino. Li vediamo come due Dei antitetici nella cosmogonia contemporanea».

Voi avreste possibilità di trovare editori e case disposte a distribuirvi con relativa facilità. Come mai, dunque, l’autoproduzione?

«Lavoriamo da sempre con grandi editori e grandi riviste. E continueremo a farlo. Ma l’autoproduzione è la madre che tutti vorrebbero per i propri figli. Pardon. Fumetti».

Qual è il meccanismo e il senso di questa forma di autoproduzione «Prima o mai»?

«Il metodo “Prima o Mai” è una strategia editoriale inventata da Ratigher. Usata per promuovere il suo libro “Le ragazzine stanno perdendo il controllo. La società le teme. La fine è azzurra”. Consiste nel mettere in vendita un libro solo per il tempo limitato di un mese. Periodo in cui i lettori potranno preordinare il libro. Una volta scaduto il countdown l’autore si impegna a stampare solo le copie vendute. Si tratta di un azzardo volto a concentrare una forte attenzione sull’opera, a gratificare economicamente l’autore e a far fare le capriole di gioia agli esclusivi lettori».

Siete considerati autori abbastanza ‘estremi’ nel panorama fumettistico. Le vostre storie – che girano, e parecchio – sui social network e sui blog lasciano vedere un chiaro intento, quasi punk, di lanciarsi contro l’etica contemporanea, lo stato delle cose presenti: è una linea politica…

«Non siamo punk. Sono gli altri che sono damerini. Noi parliamo dell’esistenza. E l’esistenza comprende la guerra, il dolore e la malattia. Oltre che i vestiti per damerini. La politica te la spieghiamo in un prossimo libro. A meno che non ci date 400 pagine su Contropiano».

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