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I servizi segreti tedeschi dietro i neonazisti della Banda del Kebab?

E’ ormai più di una settimana che la vicenda della ‘banda del kebab’ – come l’avevano folkloristicamente ribattezzata i media – sta tenendo banco in Germania. 
Sul gruppuscolo neonazista tedesco autore di una vera e propria strage contro cittadini greci e turchi durante lo scorso decennio continuano ad emergere particolari sempre più inquietanti.
Sarebbero infatti già 200 gli affiliati a quella che ormai sembra essere una vera e propria rete terroristica legata al gruppo denominato ‘Clandestinità nazionalsocialista’ (Nsu), cui fino a oggi sono stati attribuiti dieci omicidi. Lo conferma è arrivata anche dal ministro degli Interni di Berlino Hans-Peter Friedrich. Il numero ufficiale degli indagati è salito a cinque e gli inquirenti non escludono altri arresti nei prossimi giorni. Attualmente sono in carcere Beate Zschape, l’unica componente dell’Nsu ancora in vita, e Holger G., accusato di fiancheggiamento. Gli altri membri riconosciuti dell’Nsu, Uwe Mundlos e Uwe Boehnhardt, si sarebbero ‘suicidati’ in circostanze misteriose il 4 novembre scorso, dopo l’ennesima rapina in banca per finanziare le proprie attività.

Le indagini stanno rivelando una serie di relazioni e dettagli che potrebbero scatenare un vero e proprio terremoto politico-istituzionale. Il governo federale, per mostrare fermezza e prontezza, ha istituito in fretta e furia una commissione d’inchiesta che però è elefantiaca: a indagare su quello che viene definito il ‘terrorismo bruno’ sono stati chiamati nientemeno che 120 tra ministri, criminologi, esponenti delle forze di sicurezza e accadici di vario tipo. Quali che siano le conclusioni della commissione quel che è ormai certo è che non si trattava di un gruppetto isolato di psicopatici che si ispiravano agli ideali di Adolf Hitler. Dietro c’era, e c’è, qualcosa di molto più ramificato e quindi pericoloso.
Negli ultimi giorni, ad esempio, il ministro degli Interni e il presidente della Polizia hanno dovuto confermare il sospetto che l’omicidio di una giovane poliziotta ad Heilbronn, nel 2007, possa essere stato il frutto di una vendetta trasversale. Il capo della Polizia criminale, Joerg Ziercke, ha parlato della possibilità che l’agente Michele Kiesewetter sia stata uccisa dall’NSU per punire alcuni membri della sua famiglia collegati ad un’organizzazione neonazista rivale. Che tra gli agenti di polizia i partiti di estrema destra trovassero simpatie e adepti non è un mistero. Ma da quanto sta emergendo da inchieste giornalistiche e giudiziarie pare che la relazione tra apparati di sicurezza tedeschi e gruppi neonazisti vada molto al di là delle pure simpatie.
Dopo l’omicidio-suicidio di Mundlos e Boehnhardt alcuni quotidiani si erano già chiesti: come è possibile che gli apparati di sicurezza non siano riusciti in tanti anni a fermare la cellula di Zwickau, responsabile dell’uccisione di nove cittadini stranieri e intenzionata, teoricamente, a colpire noti esponenti politici tedeschi?. Come mai, nell’appartamento preso in affitto da tre membri della cellula sono stati ritrovati due passaporti falsificati con le medesime tecniche usate dai servizi segreti tedeschi? 

Il quotidiano “Frankfurter Allgemeinen Zeitung” ha rivelato che un agente dei servizi specializzato proprio nella lotta contro i movimenti neonazisti fu  testimone diretto di uno degli omicidi, nella città di Kassel, dove il 6 aprile del 2006 venne assassinato il 21enne proprietario turco di un internet-caffè. L’uomo dei servizi, presente all’interno del bar al momento della sparatoria, fu rintracciato dalla Polizia solo dieci giorno dopo i fatti, e solo grazie alle testimonianze di altri avventori. Interrogato, affermò che non si era accorto di niente (!) e rese informazioni assai incomplete e depistanti. Il quotidiano ‘Bild’ mette in evidenza che dopo la sospensione dal suo incarico del reticente uomo dei servizi la catena di omicidi di proprietari stranieri di piccoli esercizi commerciali si interruppe, mentre continuarono le rapine.

Per anni, comunque, le indagini degli inquirenti sono state orientate verso quello che veniva ritenuto un regolamento di conti interno alle organizzazioni criminali interne alla comunità turco-tedesca

Si tratta di elementi che rafforzano il sospetto che dietro la cellula di quelli che all’inizio sono stati descritti come dei cani sciolti pazzoidi abbia ricevuto sostegni e protezione da parte proprio delle forze di sicurezza incaricate di reprimere l’eversione neonazista.

Sui media tedeschi hanno fatto in questi giorni scalpore le dichiarazioni – tutte da verificare, naturalmente – dell’ex capo del controspionaggio nel Lander della Turingia Helmut Roewer, secondo cui lo stato pagò in passato grandi somme di denaro a responsabili dell’estrema destra per convincerli a diventare collaboratori dei servizi segreti. Roewer, che si è dimesso dal proprio incarico nel 2000 e che attualmente lavora per una casa editrice vicina all’estrema destra, afferma di aver versato 40 mila euro a Thomas Dienel, leader a metà degli anni ’90 della NPD – Partito Nazionaldemocratico Tedesco – della Turingia, ottenendo che diventasse un informatore. Anche il

vicepresidente sempre in Turingia dello stesso partito, Tino Brandt, sarebbe stato reclutato da Roewer in cambio del versamento di 200.000 euro che il dirigente utilizzò per creare il movimento “Thüringer  Heimatschut” (Difesa della Patria in Turingia) responsabile di aggressioni e attentati fino a che i suoi membri – tra i quali c’erano Uwe Böhnhardt, Uwe Mundlos e Beate Zschäpe – passassero alla clandestinità.

In molti oggi accusano apertamente i servizi segreti (Servizi di Difesa della Costituzione) di aver finanziato ‘legalmente’ l’estrema destra neonazista e le sue attività terroristiche ed eversive. Il quotidiano ‘Bild’ afferma che solo in Turingia, nel periodo tra il 1994 e il 2000, alla galassia neonazi locale fu versata la consistente somma di 1,5 milioni di euro.

A colpire l’opinione pubblica democratica tedesca è anche il ritrovamento di un archivio, realizzato dall’NSU, che contiene nomi e informazioni su circa 10 mila esponenti politici e della cultura tedeschi, per lo più di sinistra o di centrosinistra, contro i quali evidentemente si sarebbero potute rivolgere le ‘attenzioni’ della rete neonazista e di chi gli concedere sostegno e copertura.

Di fronte a questo tipo di informazioni cresce la pressione affinché non solo si proceda finalmente alla messa fuori legge di tutte le organizzazioni neonaziste – il procedimento contro la potente NPD è rimasto fermo dal 2000 – ma anche che si vada a fondo sui legami tra apparati dello Stato ed estremismo di destra. Una parola d’ordine ripresa per ora anche dalla stessa Merkel e da alcuni alti responsabili degli apparati investigativi, forse nella speranza che con il tempo la questione torni in fondo alle pagine dei quotidiani.

Nel tentativo di placare lo sdegno popolare e sviare l’attenzione tra neonazisti e apparati di sicurezza del paese il ministero della Giustizia ha reso noto che il governo starebbe valutando una sorta di ‘rimborso’, la ridicola somma di 10mila euro, per le famiglie delle vittime, che il presidente della Repubblica federale Christian Wulff si è detto disponibile a incontrare presto…

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1 Commento


  • ipanema66

    durante i bombardamenti di londra e le criminali stragi volute da hitler di inermi contadini sovietici ,la stragrande maggioranza di quel “popolo” rideva e si divertiva alla notizia di queste orrende e vigliacche carneficine! e non sono cambiati ! grazie prodi , ciampi, e ora monti !!! di nuovo sudditi loro ! grazie davvero

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