Menu

Gran Bretagna. Smascherata la lobby dell’impresentabilità

La denuncia ha spinto il leader dell’opposizione laburista Miliband a chiedere che la questione delle lobby venga ora discussa in Parlamento.

Le società di lobby in Gran Bretagna possono rappresentare i governi meno democratici senza doverlo rendere noto a nessuno. Mentre negli Usa i lobbisti che lavorano per governi esteri devono rendere pubblici i loro contratti con questi ultimi, a Londra le lobby possono agire indisturbate.

I governi di Paesi come Kazakistan, Yemen, Bahrain, Egitto, Libia, Siria, Arabia Saudita e Ruanda, in passato si sono tutti avvalsi della consulenza di società britanniche di lobby. Il Bureau of Investigative Journalism ha quindi pensato di tendere una trappola alle lobby. Alcuni giornalisti si sono finti membri di un consorzio di investitori britannici ed europei con forti legami con il governo uzbeco interessati all’esportazione del cotone proveniente dall’ex repubblica sovietica, e hanno contattato diverse società di lobby. Alcune non hanno risposto, altre hanno rifiutato l’incarico per «ragioni etiche», ma alla fine la Bell Pottinger, una delle più importanti – che gode di accesso privilegiato ad alcuni dei più stretti collaboratori di Cameron e del ministro degli Esteri William Hague – ha abboccato. In un incontro con i giornalisti sotto copertura, i dirigenti della Bell Pottinger, Tim Collins (un ex parlamentare conservatore), Sir David Richmond e David Wilson hanno rivelato alcune cose davvero interessanti: che Cameron avrebbe sollevato una questione di copyright con il presidente cinese per conto di un cliente di Bell Pottinger, la Dyson, meno di 24 ore dopo che la società gli aveva chiesto di farlo; che Bell Pottinger è in grado di manipolare i risultati delle ricerche su Google in modo da nascondere le accuse di abusi dei diritti umani mosse contro un loro cliente; e che un team della società di lobby si occupa di correggere i testi di Wikipedia in favore dei propri clienti. E non solo. Collins ha inoltre promesso ai suoi potenziali clienti l’appoggio di giornalisti, accademici e think tank, nonchè la creazione di blog favorevoli all’Uzbekistan, Paese finito nella lista dei ‘Peggio dei peggiò per quanto riguarda i diritti umani redatta dalla think tank americana Freedom House ed il cui cotone è oggetto di un boicottaggio internazionale in quanto per raccoglierlo ci si serve anche di manodopera minorile. Tutta la campagna sarebbe costata, a detta di Wilson, 100.000 sterline al mese. Le rivelazioni del The Independent causeranno un nuovo e serio imbarazzo a Cameron uscito appena indenne dallo scandalo legato alla macchina informativa di Murdoch. Ma a naso sembra che nuovi guai siano in arrivo per il rampante Cameron.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *