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Germania: allo scoperto i legami tra terroristi nazisti e servizi segreti

E’ passato ormai un anno da quando due membri dell’allora ancora sconosciuta  cellula neonazista denominata Clandestinità Nazionalsocialista (NSU) si tolsero la vita (almeno secondo la versione ufficiale) e una loro complice, Beate Zschäpe, fece saltare in aria il covo dove si erano rifugiati. Nonostante il tentativo di cancellare tutte le tracce delle malefatte di quella che è stata ribattezzata la ‘banda del Kebab’, la Polizia trovò un’abbondante documentazione e un consistente arsenale di armi da fuoco che gli permise di ricostruire la carriera del gruppo: decine di omicidi e rapine commessi dal 1998 al 2011.

Le prove sono servite alla Procura Federale per accusare la Zschäpe e altri quattro suoi collaboratori per l’uccisione di 9 immigrati e una poliziotta, e per gli assalti ad alcune banche. Tra gli imputati il membro del Partito Nazionaldemocratico Tedesco (NPD), Ralf Wohlleben, un noto neonazista. Mentre quest’ultimo e la Zschäpe si trovano in prigione, gli altri tre accusati sono in libertà condizionata già da tempo.

Durante l’estate il giudice istruttore ha chiesto ai procuratori federali di formalizzare in fretta le accuse, perché altrimenti avrebbe dovuto ordinare il rilascio degli accusati del complotto neonazista. Quindi a fine estate il procuratore federale Harald Runge ha firmato l’atto d’accusa, e il processo si celebrerà presto a Monaco di Baviera.
Nella stessa città – quella in cui un giovane e inesperto Adolf Hitler fallì il suo tentativo di colpo di stato del 1923 – è attiva una delle tre commissioni d’inchiesta parlamentari create per indagare sui retroscena degli attentati compiuti dalla Nsu. 
Che, secondo le dichiarazioni di alcuni investigatori riportate da una Tv bavarese, avrebbe avuto un piano per entrare in azione anche in Alto Adige. Infatti nel 2008 si sarebbe tenuto un incontro in Alto Adige tra esponenti del gruppo terroristico tedesco e alcuni neonazisti sudtirolesi, nel corso del quale sarebbero stati pianificati attentati ai danni di chioschi per la vendita di kebab ed altri esercizi gestiti da immigrati con tanto di cartina degli obiettivi da colpire. Un altro incontro si sarebbe tenuto nel 2009 a Caldaro nel corso del quale i camerati tedeschi avrebbero consegnati 20mila euro ad alcuni neonazisti sudtirolesi. Si ipotizza che i soldi siano serviti a coprire spese legali inerenti procedimenti penali avviati a loro carico e nello specifico quelli seguenti all’operazion Odessa che portò all’arresto di 16 naziskin altoatesini. 

Ma le indagini hanno appurato molto di più: fitti e duraturi collegamenti tra i terroristi di estrema destra ed alcuni importanti apparati dello stato tedesco.
Ad esempio che i servizi segreti tedeschi pagarono l’equivalente di 75.000 a un certo Kai Dalek per creare una rete informatica, soprannominata Thule-Netz, mediante la quale i neonazisti poterono scambiarsi dati sulle realtà antifasciste e pianificare le loro azioni criminali. Ma Dalek non è l’unico collaboratore dei servizi tedeschi che ha aiutato il gruppo neonazista a spese dei contribuenti. E alle spalle della Polizia tedesca, tenuta per anni all’oscuro della paternità degli attacchi omicidi contro alcuni venditori di kebab. Anzi, si è scoperto già nei primi giorni dopo la morte dei due membri della Nsu che alcuni agenti e anche alcuni dirigenti dei servizi segreti si erano adoperati per depistare le indagini della Polizia, per distruggere prove o addirittura fabbricarne di false per portare le inchieste fuori strada e proteggere il gruppo terroristico passato alla ‘clandestinità’ nel 1998. Si è infatti poi scoperto che la sede centrale di Colonia dei Servizi Segreti e anche alcune sedi regionali hanno distrutto – anche recentemente – materiale probatorio utile alle indagini.

Vari direttori dei servizi, tra i quali il direttore generale, si sono dovuti dimettere. L’ultima è stata la direttrice dell’ufficio di Berlino, Claudia Schmid, la scorsa settimana. A giugno i suoi agenti distrussero delle prove sull’operato della NSU, così come nel 2010 – si è scoperto – fecero con materiali inerenti l’attività dell’organizzazione neonazista Blood & Honour, sospettata tra l’altro di aver fornito sostegno logistico alla ‘banda del Kebab’.

A settembre i parlamentari di Berlino sono stati informati che un certo Thomas S. – collaboratore della Polizia regionale dal 2000 al 2010 – ebbe una relazione con la  Zschäpe, e le aveva trovato un chilo di esplosivo da usare nelle azioni del gruppo. Sempre a settembre si è saputo che la Polizia del Land della Turingia ebbe rapporti con Wohlleben, il membro della NPD recentemente arrestato. E accusato, tra le altre cose, di aver consegnato alla NSU una pistola servita poi per compiere degli omicidi ai danni di immigrati turchi.

Si è anche scoperto che il MAD – il Servizio Militare di Controspionaggio – a metà degli anni ’90 aveva interrogato uno dei membri della NSU allora sotto le armi perché sospettato di collaborare con un gruppo neonazista. Ma gli agenti arrivarono alla conclusione che il soggetto – già attivo all’epoca negli attacchi contro gli immigrati – “non era politicamente motivato” e che “rifiutava la violenza fisica contro i richiedenti asilo” (!).

A quell’epoca si erano già verificati assalti da parte della futura NSU e di altri gruppi di estrema destra contro alcuni rifugi di immigrati, quelli di Rostock e Hoyerswerda.

Se da una parte si scopre quanta copertura viene assegnata dagli apparati dello stato tedesco ai gruppi neonazisti violenti, dall’altra i risultati degli studi sull’aumento delle simpatie dei cittadini di Berlino per l’estrema destra sono sempre più allarmanti. Ad esempio, secondo la fondazione Friedrich-Ebert, vicina al Partito Socialdemocratico SPD, nella Germania orientale il sostegno esplicito all’ultradestra dal 2006 ad oggi è aumentato dal 6,6 al 15,8%.

E intanto le promesse da parte di Angela Merkel e del suo ministro degli interni all’indomani dalla cattura dei membri superstiti della NSU di mettere fuori legge partiti e organizzazioni naziste, rimane un lontano ricordo.

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