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Spagna: è morta la suora che rubava i bambini

E’ morta ieri a Madrid, alla veneranda età di 87 anni, suor Maria Gomez Valbuena, ad oggi la prima ed unica persona ad essere stata processata – ma non condannata e punita – per le vicende riguardanti i ”ninos robados” in Spagna, sottratti alle madri naturali e poi ”venduti” a famiglie adottive tra il 1963 e il 1970, in pieno regime franchista, ma anche negli anni successivi.
L’udienza a carico della donna, prevista per il 18 gennaio scorso, era stata rinviata proprio a causa dei problemi di salute sofferti dai primi di gennaio. Suor Maria Gomez Valbuena era stata ascoltata per la prima volta dalla magistratura iberica il 12 aprile nell’ambito di un processo sulla sottrazione di una bambina nel 1982 nella clinica di Santa Cristina di Madrid. La piccola, di nome Pilar Alcalde, era stata tolta alla sua madre naturale Marisa Torres, nel 1982. Il caso, che ha suscitato di recente un’ondata di indignazione in tutta la Spagna, era venuto alla ribalta dopo che il padre adottivo della bambina, Alejandro Alcalde, due anni fa aveva pubblicamente chiesto aiuto per rintracciare la vera madre di Pilar. Dal canto suo Alcalde ha sempre sostenuto di non aver pagato Suor Maria, la quale – a suo dire – gli aveva semplicemente detto che si trattava di una madre senza mezzi economici per mantenere la figlia.
Ma la ricostruzione dei giudici racconta una storia ben diversa: dietro il reato della suora, infatti, sembra ci sia proprio un compenso. E l’ideologia fascista. Fu durante il regime di Francisco Franco, infatti, che il fenomeno acquisì una dimensione di massa, visto che i neonati e i bambini venivano sottratti a coppie repubblicane, di sinistra e antifasciste per affidarli a famiglie franchiste. Poi, nonostante la fine della dittatura, il ‘robo de ninos’ è continuato, diventando un business senza più caratterizzazioni ideologiche. Anche se normalmente ad essere sottratti e venduti erano i figli di donne sole, o indigenti, o con problemi psichiatrici.

Ed era proprio per il rapimento di due gemelle nel 1981, dopo che il dittatore era da tempo morto nel suo letto, che Suor Maria era imputata in un processo che non si celebrerà più. Quando le due bimbe nacquero, il 23 febbraio del 1981, nella Clinica Santa Cristina nella capitale, alla madre fu detto che erano morte.

Molti dei testimoni citati nel procedimento giudiziario hanno affermato che l’unica responsabile del crimine era la religiosa, ma le vittime della tratta la pensano diversamente, visto l’ingente numero di neonati rapiti e il prolungarsi per decenni del fenomeno. E pensare che una suora abbia fatto tutto da sola sembra fantasioso, oltre che offensivo per le vittime.

Sarebbero migliaia i casi già segnalati, molti dei quali già ricostruiti. Ma secondo le stime di alcuni ricercatori sarebbero stati circa 300 mila i bambini sottratti ai genitori dal regime fascista di Madrid, dal 1938 al 1975. Un decreto del 1940 stabiliva la liceità, se non l’obbligatorietà, della sottrazione dei bambini alle madri se la loro educazione morale fosse stata considerata in pericolo. I neonati venivano dichiarati morti dopo la nascita, ma in realtà erano affidati a famiglie fedeli al franchismo o appartenenti alla borghesia. Dalle indagini di storici e associazioni antifasciste è emerso un ruolo chiave della Chiesa cattolica, che gestiva indisturbata gli ospedali dove partorivano le donne e gli istituti dove finivano i bambini ‘senza genitori’.

Ma finora nessun tribunale ha detto una parola di verità su una vicenda che richiama i crimini delle dittature militari in America Latina degli anni ’60 e ’70. Ed ora la morte di Suor Maria potrebbe portare all’esaurimento dell’unica inchiesta in corso. Per la gioia di una classe dirigente che con i crimini del passato regime non ha mai voluto fare i conti.

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