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USA: assolto, il vigilante omicida riavrà la pistola

”Il sistema giudiziario ha funzionato, la giustizia meno”: il Washington Post sintetizza così lo stato d’animo di una parte dell’opinione pubblica statunitense dopo il verdetto con cui é stato assolto l’uomo che con un colpo di pistola ha ucciso un giovane afroamericano disarmato, Trayvon Martin. ”Anche se George Zimmerman non é legalmente perseguibile, resta moralmente colpevole”, scrive ancora il quotidiano della capitale federale. Il New York Times parla più esplicitamente di ”Giustizia da Vecchio Sud”, ricordando il caso di Emmett Till, ragazzino di colore di 14 anni ucciso in Mississippi nel 1955 solo perché sospettato di flirtare con una coetanea bianca. Anche in quel caso i colpevoli furono tutti assolti.

E centinaia di migliaia di persone, per le strade di tutte le principali città degli Stati Uniti, continuano a manifestare la propria rabbia e la propria frustrazione per quel che é successo, al grido di ‘No Justice, No Peace’, lo slogan dei moti di Los Angeles del 1992. Città dove per la seconda notte si sono registrati scontri e arresti. Alle sei del pomeriggio una marcia è sfociata in incidenti con gli agenti che hanno poi arrestato 13 dimostranti per manifestazione illegale. Invece ieri a Los Angeles un gruppo di dimostranti si é staccato dal corteo principale e ha marciato sull’interstatale 10, bloccando il traffico per una mezz’ora. I media hanno riferito anche di scontri con lancio di pietre tra Washington Boulevard e la 10th Avenue mentre  un centinaio di manifestanti si sono radunati di prima mattina di fronte all’edificio della Cnn sul Sunset Boulevard a Hollywood, dispersi con la forza dalla polizia che ha effettuato alcuni arresti.
Nel centro di New York, domenica sera, migliaia di manifestanti hanno occupato per ore Times Square, paralizzando il traffico nel cuore di Manhattan. Manifestazioni contro l’assoluzione di Zimmerman si sono svolte anche a San Francisco, Oakland, Chicago, Atlanta, Philadelphia.

A surriscaldare ulteriormente gli animi la notizia che Zimmerman – 29 anni, vigilante di quartiere volontario – potrà presto riavere anche la sua pistola, quella Kel Tec calibro 9 che la sera del 26 febbraio del 2012 uccise a bruciapelo Trayvon.

Da parte sua la National Association for Advancement of Coloured People (NAACP), ha lanciato una petizione affinché il governo federale degli Stati Uniti riapra il processo sulla base della violazione dei diritti civile della giovane vittima, formulando nuove accuse contro Zimmerman. Due, in particolare gli elementi da valutare con attenzione. Il primo é l’esistenza o meno di un movente legato al ‘racial profiling’: cercare cioè di appurare se Zimmerman seguì Trayvon – che usciva da un negozio con in mano una bibita e un pacchetto di caramelle – solo perché afroamericano. In secondo luogo, si dovrebbero verificare i meccanismi che hanno portato alla nomina della giuria che ha giudicato la ventinovenne guardia volontaria di origine ispanica: giuria composta da sei donne, sei madri, ma tutte ‘di razza bianca’, nessuna afroamericana o appartenente ad altra minoranze.

Anche se un esperto dell’FBI lo ha smentito, nonostante le sue origini ispaniche Zimmerman è descritto da molti media come un  sostenitore dichiarato delle idee suprematiste bianche, ha la sindrome del ‘supereroe’ – in passato è stato arrestato per aver aggredito un poliziotto reo secondo lui di non aver fatto il proprio dovere – ed è stato  accusato da una cugina di aver abusato di lei per una decina di anni. Ma la giuria ha deciso non solo di assolverlo dall’accusa di omicidio volontario, ma anche da quella di omicidio colposo.

I quotidiani e i siti USA hanno diffuso l’intervista, anonima, concessa da una delle sei giurate, secondo la quale George Zimmerman ”temeva per la sua vita” e per questo ha aperto il fuoco contro il diciassettenne. A parlare è stato il giurato ‘B37’, intervistato da Anderson Cooper, anchorman della Cnn. Bianca – come anche le altre cinque giurate -, mamma di due figli, amante degli animali, originaria della Contea di Seminole in Florida (dove si é svolto il processo), ‘B37’ manifesta un punto di vista più che empatico nei confronti dell’omicida: ”Credo che il cuore di Zimmerman fosse dalla parte giusta quella sera”, afferma. ”Era preoccupato per i tanti vandalismi compiuti nella zona, e il suo desiderio era solo quello di prendere queste persone. Ma é andato oltre quello che avrebbe dovuto fare. Non ha avuto giudizio. Ha sbagliato terribilmente”. Dunque, nessuna motivazione razziale. Per la giurata solo lo sbaglio di inseguire il ragazzo di colore col cappuccio della felpa calzato sulla testa. ”Quando chiamò dalla sua auto il 911 (il numero di emergenza, ndr) – afferma – non sarebbe dovuto scendere dalla macchina”. Questo l’errore di George secondo la donna che però si dice convinta che fu Trayvon a sferrare il primo pugno e che le urla di aiuto registrate dal 911 siano di Zimmerman “poco prima di sparare per legittima difesa”. Come del resto gli permette l’assurda legge denominata ‘Stay your ground’ in vigore in Florida e in altri stati che contempla il diritto di chiunque di sparare ad una persona per legittima difesa, anche se disarmata: basta che chi spara abbia la ”ragionevole convinzione” di rischiare la vita.
”La mia speranza – conclude la donna – é che la gente legga il libro che scrivero’ su questa esperienza e capisca quanto sia duro fare il proprio dovere in un processo così delicato e pubblicizzato. Capisca cosa vuol dire essere sequestrati in una giuria e seguire alla lettera la legge, sapendo di avere addosso gli occhi di tutti”.

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama intanto smentisce che si possa intraprendere un’azione federale che metta in discussione la sentenza del tribunale della Florida affermando che ”Non sarebbe appropriato che il presidente parlasse di una decisione che deve prendere la giustizia”. Scaricando la patata bollente sul ministro della Giustizia, Eric Holder, che ha del resto frenato sull’apertura di un’inchiesta federale, paventata ieri, sull’omicidio di Travyon Martin, la cui morte è stata definita cinicamente dall’esponente del Partito Democratico “tragica e non necessaria” (!).

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