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Barcellona. L’indipendentista al banchiere: “ci vediamo all’inferno”

David Fernández, uno dei tre deputati della Cup – sinistra indipendentista – al Parlamento Catalano, è stato protagonista di un gesto dall’enorme impatto simbolico e politico. 

Ieri l’ex presidente di Bankia – grande gruppo bancario salvato dal governo spagnolo con miliardi di euro – Rodrigo Rato era stato chiamato dall’istituzione regionale catalana a dichiarare davanti alla speciale commissione d’inchiesta del Parlament sulle banche.

Dopo aver ascoltato l’intervento dell’ex manager, Fernandez ha cominciato a sventolare una scarpa – per la precisione un sandalo – e rivolgendosi a Rato ha chiesto: “Lei sa che fanno in Irak con questo, simbolo di umiliazione e disprezzo per il potere del potere?” e poi ha rinfacciato al Partito Popolare le sue responsabilità nella partecipazione spagnola nella guerra contro l’Iraq e, su un altro livello, alla “guerra economica contro i poveri “.

E poi ancora, rivolgendosi a Rato, Fernandez ha chiesto: “Lei ha paura?”. Quando Rato ha risposto “Di chi, di lei?” l’esponente della sinistra indipendentista catalana ha chiarito: “No, di perdere tutto, come milioni di famiglie, e che un giorno la gente si arrabbi”.

E poi di nuovo, in un crescendo studiato ed efficace mentre la presidente del Parlament tenta di togliere la parola all’irriverente consigliere: “Ci vediamo all’inferno, che sta nelle strade. Il suo inferno è la nostra speranza (…) A presto gangster. Fuori la mafia”. Rodrigo Rato ha evitato di replicare.

In precedenza, David Fernández aveva interrotto Rato mentre questi affermava che era impossibile che Bankia avesse durante il suo mandato di presidente causato almeno 80 mila sfratti.

Comunque durante il suo intervento Rato, presidente di Bankia dal gennaio del 2010 al maggio del 2012, ha ammesso di essere il responsabile delle decisioni che portarono l’istituto bancario – una cassa di risparmio – ad una crack pagato poi dal governo che distolse così alcuni miliardi di euro sottratti ai contribuenti e ai lavoratori in un momento in cui il paese è alle prese con una disoccupazione al 27%, lo smantellamento dello stato sociale e la piaga degli sfratti.

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