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Pulizia etnica in Rojava, le Ypg curde rispondono ad Amnesty International

Nei giorni scorsi l’organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani Amnesty International ha pubblicato un rapporto in cui accusa le Unità di Difesa del Popolo  e l’amministrazione autonoma del Rojava, il nord della Siria a maggioranza curda, di aver praticato nei mesi scorsi la ‘pulizia etnica’ ai danni delle popolazioni non curde nei territori liberati dalle milizie dello Stato Islamico. Di seguito riportiamo il contenuto del rapporto così come è stato riassunto sul sito di Amnesty:

“Una missione di ricerca di Amnesty International nel nord della Siria ha scoperto un’ondata di trasferimenti forzati e demolizioni di abitazioni, equivalenti a crimini di guerra, portata avanti dall’Amministrazione autonoma diretta dal Partito dell’unione democratica, la formazione curda che controlla la zona dal 2013. L’Amministrazione autonoma è un alleato chiave, sul terreno, della coalizione a guida Usa che combatte in Siria contro il gruppo armato che si è denominato Stato islamico.
Nel suo rapporto, intitolato “Nessun luogo dove andare. Sfollamenti forzati e demolizioni nel nord della Siria“, Amnesty International presenta le prove (tra cui testimonianze oculari e immagini satellitari) del deliberato trasferimento di migliaia di civili e della distruzione di interi villaggi nelle aree controllate dall’Amministrazione autonoma, azioni portate a termine comerappresaglie per il presunto appoggio allo Stato islamico o per i presunti legami con questo e con altri gruppi armati.
“Distruggendo deliberatamente abitazioni civili e, in alcuni casi, demolendo e incendiando interi villaggi per poi obbligare i residenti a trasferirsi senza alcuna giustificazione di ordine militare, l’Amministrazione autonoma sta abusando della sua autorità e violando clamorosamente il diritto internazionale umanitario, rendendosi responsabile di attacchi che equivalgono a crimini di guerra” – ha dichiarato Lama Fakih, alta consulente di Amnesty International sulle crisi.
“Nella sua lotta contro lo Stato islamico, l’Amministrazione autonoma sembra calpestare tutti i diritti dei civili che si trovano in mezzo agli scontri. Abbiamo visto trasferimenti e demolizioni su scala massiccia che non sono avvenuti nel corso di combattimenti. Come mostra il nostro rapporto, si tratta di una campagna deliberata e coordinata di punizioni collettive contro gli abitanti di villaggi che in precedenza erano stati conquistati dallo Stato islamico o dove una piccola minoranza di persone era sospettata di simpatie per il gruppo armato” – ha proseguito Fakih.
Alcuni civili hanno riferito di essere stati minacciati di venire bombardati dalla coalizione a guida Usa se non se ne fossero andati.
A luglio e ad agosto, i ricercatori di Amnesty International hanno visitato 14 città e villaggi delle province di al-Hasakeh e al-Raqqa per indagare sui trasferimenti forzati e sulle demolizioni delle abitazioni nelle zone controllate dall’Amministrazione autonoma.
Le immagini satellitari ottenute da Amnesty International mostrano la vastità delle distruzioni avvenute nel villaggio di Husseiniya, nella zona di Tel Hamees: su 225 abitazioni rilevate nel giugno 2014, un anno dopo ne rimanevano intatte solo 14, ossia uno sconvolgente 93,8 per cento in meno.
Nel febbraio 2015 le Unità per la protezione del popolo (Ypg), l’ala militare dell’Amministrazione autonoma, hanno assunto il controllo della zona, strappandola allo Stato islamico, e hanno iniziato a demolire i villaggi e a trasferire la popolazione. I ricercatori di Amnesty International hanno visitato le rovine di Husseiniya e intervistato testimoni oculari.
“Ci hanno costretto a uscire e poi hanno iniziato a dare fuoco alla casa. Poi sono arrivati coi bulldozer e hanno demolito ogni casa fino a quando l’intero villaggio non è stato distrutto” – ha raccontato un testimone.
Nei villaggi a sud di Suluk, i combattenti delle Ypg hanno accusato gli abitanti di sostenere lo Stato islamico e hanno minacciato di ucciderli se non se ne fossero andati. Sebbene in alcuni casi gli abitanti abbiano confermato la presenza di una manciata di sostenitori dello Stato islamico, la maggior parte di loro non aveva nulla a che fare col gruppo armato.
In altri casi, le Ypg hanno ordinato di lasciare i villaggi, altrimenti sarebbero stati bombardati dalla coalizione a guida statunitense.
“Ci hanno detto di andarcene, altrimenti avrebbero informato la coalizione Usa che eravamo terroristi e i loro aerei avrebbero colpito noi e le nostre famiglie” – ha riferito Safwan, un altro abitante.
Le Ypg hanno giustificato i trasferimenti forzati sostenendo che il provvedimento era stato preso per proteggere gli stessi interessati o per necessità militari.
“È fondamentale che la coalizione a guida Usa che sta combattendo contro lo Stato islamico in Siria e gli altri stati che stanno dalla parte dell’Amministrazione autonoma o si coordinano con essa dal punto di vista militare, non chiudano gli occhi di fronte a questi abusi. 
Devono prendere posizione pubblicamente, condannando i trasferimenti forzati e le demolizioni illegali e fornire assicurazioni che la loro assistenza militare non contribuirà a violazioni del diritto internazionale umanitario” – ha sottolineato Fakih.
In un attacco particolarmente spregevole, le Ypg hanno versato petrolio intorno a un’abitazione minacciando di darle fuoco con le persone ancora dentro.
“Hanno iniziato a versare petrolio intorno alla casa dei miei suoceri. Mia suocera si è rifiutata di uscire e allora hanno versato petrolio intorno a lei. Poi hanno trovato mio suocero e lo hanno colpito sulle mani. Io ho detto ‘Anche se brucerete casa mia, prenderò una tenda e la pianterò qui. Questa è casa mia, io voglio stare qui” – ha testimoniato Bassma.
Sebbene la maggior parte delle vittime di queste pratiche illegali fossero arabi e turcomanni, in alcuni casi – come nella città a popolazione mista di Suluk – le Ypg e l’Asayish (la polizia dell’Amministrazione autonoma) hanno impedito agli stessi abitanti curdi di tornare alle loro case.
Altrove, come ad esempio nel villaggio di Abdi Koy, abitanti curdi sono stati sfollati dalle Ypg.
Intervistato da Amnesty International, il capo dell’Asayish ha ammesso i trasferimenti forzati di civili, definendoli tuttavia “episodi isolati”. Più volte il portavoce delle Ypg ha dichiarato che i civili erano stati trasferiti per la loro sicurezza.
Tuttavia, molte persone hanno dichiarato di essere state costrette a lasciare i loro villaggi anche quando questi non erano stati al centro degli scontri o erano distanti dalla linea del fronte e non c’era alcun pericolo derivante dagli ordigni esplosivi improvvisati lasciati dallo Stato islamico. 
Trasferire popolazioni civili in assenza di un’imperativa necessità militare costituisce una violazione del diritto internazionale umanitario.
“L’Amministrazione autonoma deve immediatamente porre fine alle demolizioni illegali di abitazioni civili, risarcire coloro le cui case sono state illegalmente distrutte, cessare i trasferimenti forzati e consentire ai residenti di rientrare e ricostruire le loro abitazioni” – ha concluso Fakih”.

Alle dure accuse di Amnesty International ha risposto Sipan Hemo, comandante generale delle YPG, nel corso di un’intervista.

“Abbiamo visto il rapporto di Amnesty International. Posso dirti che i tempi e la formulazione di questo rapporto sono un po’ sospetti. Nel momento in cui stiamo formando una nuova alleanza con le forze pro-democrazia della Siria, e ci prepariamo a scatenare una grande guerra contro ISIS, viene pubblicato questo rapporto. Il rapporto arriva subito dopo che le forze della coalizione ci stanno dando un aiuto significativo. Difficile pensare che si tratti soltanto di una coincidenza. […] Ora, voglio essere chiaro: abbiamo liberato circa 1500 villaggi arabi. Alcuni di questi villaggi sono diventati zone di guerra tra noi e ISIS. In alcuni villaggi le battaglie sono proseguite per giorni.
Non sto dicendo che quei villaggi non abbiano subito danni. Ma non sono più di 4 o 5 villaggi. Abbiamo liberato 1500 villaggi arabi e la gente lì ora ci vive in pace.

Se fosse stato vero, perché questi 1.500 villaggi sono ancora in piedi?

A parte questo, ci sono arabi che sono stati portati in Rojava dal regime baathista e si sono stabiliti in tutto il territorio dei kurdi. Questi arabi anche a Jazira vivono rispettati. Se avessimo l’intenzione di mandar via gli arabi, lo avremmo fatto prima con questi.

Penso che chi è scontento per le sconfitte di ISIS abbia qualche ruolo in questo rapporto, perché abbiamo avuto successo contro ISIS. E tutto il mondo vede la nostra efficacia e il successo su questo gruppo terroristico. Lo abbiamo dimostrato praticamente, anche liberando la regione del Rojava. Un altro aspetto: il 30% delle YPG è costituito da arabi. Se ciò che sostiene il report fosse vero, anche questi arabi impegnati con noi avrebbero commesso quelle atrocità?

Se queste cose fossero vere, combatterebbero al nostro fianco a Jazira e Kobane?
Crediamo che tali report mirino a danneggiare la nostra immagine.

A nostro parere, la Coalizione nazionale siriana e le forze dietro ad essa hanno molto a che fare con questo. Perché, per esempio, all’inizio potrebbero non aver digerito la nostra liberazione di Tel Abyad. Così hanno diffuso di proposito queste voci. Ma noi continueremo la nostra lotta per la democrazia in Siria malgrado tutte le accuse, e fuori da tutte queste cose con cui vorrebbero regolare i conti con noi. E siamo aperti alla responsabilità. Siamo rispettosi dei diritti umani. Qualsiasi organismo indipendente può venire a indagare. Stiamo liberando 1500 villaggi arabi, questo rapporto avrebbe dovuto ringraziarci. Abbiamo liberato così tante persone. Abbiamo liberato Shengal [Sinjar] e molte donne yezide. Ci sono altri interessi in questo rapporto. Le nostre unità sono qui, chiunque può venire a indagare e può anche parlare con gli arabi e i turcomanni”.

Immediatamente dopo la diffusione dell’infamante rapporto, anche un volontario britannico che ha combattuto nelle fila delle Unità di Difesa del Popolo contro i miliziani jihadisti, Macer Gafford, ha reagito indirizzando al segretario generale di Amnesty, Salil Shetty, una lettera aperta:

“Lettera aperta  a Salil Shetty – Segretario generale di Amnesty International

Caro Salil -Sto scrivendo per protestare per la pubblicazione di un rapporto della vostra organizzazione chiamato ” Non avevamo nessun altro posto dove andare-spostamento forzato e demolizioni nel nord della Siria.”Come umanitario britannico che ha trascorso 5 mesi e mezzo con le YPG in Rojava,Sono assolutamente stupefatto dal vostro rapporto di 32 pagine pubblicato a ottobre 2015.Mi sento costretto a scrivere questa lettera a nome dei centinaia di volontari stranieri che si sono uniti alle YPG e alle YPJ.Che non sono stanno solamente combattendo sul fronte,ma stanno lavorando duramente accanto ai curdi negli ospedali e nei campi rifugiati. Nel periodo in cui sono stato nel paese ho avuto pieno accesso a tutta la regione, tra cui la linea del fronte. In realtà, io sarei stato presente a molti degli eventi e dei luoghi citati nel rapporto.Non ho mai visto alcuna prova di danni intenzionali o sgomberi forzati. 
Volevo solo affrontare rapidamente i due punti principali del rapporto:
• Ci sono state occasioni in cui ai civili stato chiesto di lasciare una zona dove si stava combattendo.Ciò è stato fatto con l’attenzione alla loro sicurezza e una volta che una zona era sicura ai civili è stato permesso di rientrare.Ho visto molti villaggi di tutte le etnie deserti a causa dei combattimenti e e poi popolata ancora una volta dopo che i combattimenti si erano spostati in avanti.Quando ero a Till Tamir (una zona citata nel vostro rapporto) il mio comandante ha voluto spesso condividere i nostri approvvigionamenti con gli abitanti locali dei villaggi arabi circostanti.
• Quando siamo entrati in un villaggio qualche volta abbiamo utilizzato le proprietà delle popolazioni.Ciò ha comportato li fortificare con sacchi di sabbia e la terra (usando scavatori).Questa era una necessità di guerra e per il rischio di un attacco di ISIS.Non c’è mai stata una politica deliberata di danneggiare la proprietà. Il rapporto si basa su testimoni inaffidabili.Se devo essere generoso allora forse ai civili -confusi e impauriti-è stato chiesto di lasciare una zona e vedere scavatori fortificare le case potrebbe essere scambiato per quello che sta accadendo intorno a loro. Peggio ancora questi rapporti sono un tentativo deliberato di gettare discredito sulle YPG/YPJ.E ‘sconvolgente per me leggere questa relazione perché so che le YPG hanno un ottimo rapporto con le comunità arabe in Rojava.
In molte delle località citate nel rapporto esponenti arabi delle YPG sono stati nelle unità che hanno liberato le zone.Prima di ogni operazione principale abbiamo informato sulle regole del reclutamento- non avevamo nessuna illusione che l’illecito (comprese le accuse contenute nella relazione) avrebbero potuto  portare ad una pena detentiva.Se si considera ciò a cui le YPG sono contrarie,gli elevati standard perciò che si aspetta dai suoi combattenti sono ancora più notevoli.Dobbiamo essere l’unico gruppo che opera in Siria che si attiene alla Convenzione di Ginevra!
Oltre alle complete falsità,questo rapporto ha un’altra ragione per essere sgradito da coloro che stanno combattendo per l’uguaglianza e la democrazia nel Rojava.Questo rapporto è saltato fuori dai nazionalisti turchi e dai fondamentalisti islamici per provocare violenza settaria e distruggere la fiducia per la quale le Ypg hanno duramente lavorato per costruire.
Invece di basarsi su testimoni di terza parte perchè non andate nel Rojava per incontrare alcune delle persone che combattono al fronte? IL PYD ha pubblicamente chiesto sostegno alla comunità internazionale per aiutarla a sviluppare la sua democrazia in crescita.I curdi sono stati aperti e trasparenti con tutte le organizzazioni internazionali e sono stati elogiati per un loro impegno in questo senso.
Io voglio che lei guardi ancora al rapporto e lo ritiri dalla circolazione.Come parte delle vostre indagini dovete andare in Rojava e vedere voi stessi l’eccellente lavoro che la gente sta facendo per la regione.Come me tornerà ispirato.
Distinti saluti 

Macer Gifford”

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