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Honduras. Uccisa un’altra attivista ambientalista

A quattro mesi dall’assassinio di Berta Caceres per mano degli squadroni della morte al soldo del regime dell’Honduras – come svelato recentemente da un’inchiesta condotta dal quotidiano britannico Guardian – il corpo senza vita di Lesbia Yaneth Urquia, che era stata rapita martedì scorso, è stato ritrovato in una discarica nei pressi di Marcala.

L’attivista è stata uccisa con un colpo di machete alla testa ha denunciato il Copinh (Consiglio Civico delle Organizzazioni Popolari e Indigene dell’Honduras) organizzazione ambientalista e per la tutela degli indigeni e dei diritti sociali. Così come Berta Caceres anche la quarantanovenne Lesbia Yaneth Urquía era in prima fila nella mobilitazione contro Aurora, un progetto idroelettrico nel comune di San José, nel dipartimento di La Paz. Si tratta di un progetto promosso dal vice presidente del Congresso Nazionale e dal Presidente del Partito Nazionale che prevede la costruzione di una diga sul fiume Chinacla, che inonderebbe molti ettari del territorio su cui vive il popolo indigeno dei Lenca, nell’Honduras occidentale.

“Condanniamo e rifiutano questo atto criminale commesso dallo Stato che crea una grande insicurezza per il popolo honduregno, mentre d’altra parte si garantisce i diritti per l’installazione di molti progetti idroelettrici e concessioni minerarie nel territorio Lenca” scrive  Thomas Gomez, portavoce del Copinh, in un comunicato. “Noi continuiamo a chiedere che una commissione indipendente di esperti ed esperte della Commissione interamericana dei diritti umani indaghi sull’omicidio di Berta Caceres; chiediamo la cancellazione del progetto Agua Zarca; l’eliminazione di tutte le concessioni già fatte a progetti in territorio Lenca; e la smilitarizzazione dei territori Lenca, rispettando l’autonomia e l’autodeterminazione dei popoli indigeni” scrive l’organizzazione ambientalista e indigenista denunciando che in Honduras ben il 35% delle terre sono state destinate a progetti idroelettrici e alle miniere, e che il governo locale non esita a chiudere la bocca a chi vi si oppone.

Pochi giorni dopo l’omicidio di Berta Caceres – crimine per cui a maggio sono state arrestate cinque persone – anche un altro attivista che si oppone alla diga, Tomas Garcia, era stato assassinato.

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