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Siria. Tregua unilaterale nel sud. A Raqqa si rivela strategico il fiume Eufrate

Una tregua unilaterale è stata dichiarata dall’esercito siriano nel sud del Paese in coincidenza con il nuovo round dei colloqui di pace che inizia domani ad Astana., in Kazachistan, colloqui patrocinati da Russia, Iran e Siria con alcune delle forze che si oppongono ad Assad.

Il comunicato dell’esercito siriano, diramato dall’agenzia di stampa Sana, afferma che le ostilità nelle provincie di Daraa, Quneitra e Sweida si interromperanno “per sostenere il processo di pace e la rinconciliazione nazionale” con “la cessazione delle ostilità da mezzogiorno del 2 luglio e fino alla mezzanotte del 6 luglio”.

A Raqqa invece si è rivelato strategica la funzione del grande fiume Eufrate. Tre giorni fa le forze appoggiate dagli Stati Uniti in Siria erano entrate per la prima volta da Sud nella roccaforte jihadista di Raqqa, attraversando l’Eufrate. Dopo una manovra di accerchiamento durata mesi, le Forze Democratiche siriane (FDS) – un’alleanza di combattenti curdi e arabi – sono riuscite giovedi scorso a tagliare ogni via di fuga ai combattenti dello Stato Islamico. Tre settimane invece erano stati i miliziani dello Stato Islamico (Isis) a riprendere il controllo di gran parte delle zone di Raqqa dalle quale nella notte si erano ritirati permettendo l’ingresso delle forze siriane democratiche (SDF).  Secondo le testimonianze degli abitanti  i miliziani dell’Isis avevano realizzato una manovra di aggiramento partendo proprio dal fiume Eufrate a sud della città riprendendo così i quartieri dai quali si erano ritirati nella notte”.

Secondo la coalizione internazionale circa 2.500 combattenti dell’Isis sono presenti a Raqqa, conquistata dall’Isis nel 2014 e divenuta la capitale de facto dell’Isis in Siria. Secondo le Nazioni Unite sono circa 100.000 i civili ancora “intrappolati” nella città.

Il “falso califfato” sarà pure ormai vicino alla fine, come ha detto alcuni giorni fa il premier iracheno al-Abadi, ma continua (come era prevedibile) a uccidere. Due attacchi suicidi sul suolo iracheno, avvenuti a distanza di meno di 24 ore l’uno dall’altro, infatti, hanno causato la morte di almeno 15 persone. Il più recente è avvenuto ieri l’altro nella città vecchia di Mosul dove l’esercito iracheno sta combattendo contro gli ultimi jihadisti rimasti: qui due donne, dopo essersi nascoste tra un gruppo di civili in fuga, hanno attivato l’esplosivo che portavano con loro uccidendo un soldato e ferendone diversi. L’attacco più sanguinoso è avvenuto nella provincia di Ambar dove 14 persone sono state massacrate da un attentatore suicida vestito da donna che si è fatto saltare in aria.
Anche in Siria, domenica mattina un’autobomba è riuscita ad eludere le forze di sicurezza siriane e si è fatta esplodere nella parte orientale di Damasco compiendo una strage: almeno 21 i morti, l’attentato più sanguinoso nella capitale negli ultimi mesi. I media di stato riferiscono che i soldati erano riusciti a intercettare in prima mattinata tre vetture sospette che si dirigevano in città. A quel punto gli autisti di due veicoli segnalati si facevano esplodere, ma un terzo riusciva ad eludere i controlli e raggiungeva piazza Tahrir dove, sebbene circondato, riusciva a farsi esplodere.

Fonti: Askanews, NenaNews

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