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Ucraina: i Navy Seal yankee si trasferiscono sul mar Nero

Pur di far cassa e brigare affinché il golpe del 2014 serva sì gli interessi geopolitici dei padrini d’oltreoceano, ma porti anche grana nelle tasche dei ras nazionali, Kiev contrabbanda propulsori funzionanti per i missili nordcoreani, facendo innervosire i burattinai della Stanza ovale e vende motori contraffatti per i corazzati indiani e kazaki, facendo arrabbiare Delhi e Astana. I golpisti ucraini hanno questo di caratteristico: come ambiscono alla primogenitura in ogni campo, che sia pittura, musica, letteratura, oppure storia, diritto o scoperte geografiche, così si ritengono i più furbi al mondo, capaci di farla in barba a chiunque, anche ai propri sponsor a stelle a strisce.

Ma questi, se son disposti a chiudere un occhio sulle marachelle delle proprie creature dal dente di lupo e croce uncinata, poi passano comunque, sempre, a batter cassa. Dunque: arricchitevi quanto potete, oligarchi gialloazzurri, che noi ci occupiamo degli affari nostri in casa vostra, hanno detto al Pentagono, avviando i lavori per il nuovo centro operativo a Očakov, sul mar Nero, all’estuario del Dnepr, base della 5° brigata di superficie (di quello che rimane) della Marina ucraina. I lavori che, come specifica la Tass, vengono condotti da reparti mobili del genio (“Seabees”) della US Navy, nel quadro degli “aiuti militari che gli USA prestano agli alleati” – Foreign Military Construction Sales – riguardano la realizzazione di un Centro operativo, un cantiere di riparazione per naviglio di medio e piccolo tonnellaggio e punti di sorveglianza lungo il perimetro della base.

Difficile credere che Washington si dia da fare a Očakov (in cui, del resto, sono stati presenti, a varie riprese, dal 2012, in corrispondenza con le manovre “Sea Breeze”) per “beneficienza all’alleato”. E infatti, esperti ucraini ipotizzano l’utilizzo del nuovo Centro, come base di ricognizione yankee per le operazioni del US Navy SEAL, tanto più che esso è a ridosso del 73° Centro per le operazioni speciali della Marina ucraina (più o meno, l’equivalente del nostro Varignano), specializzato in minamento e sminamento subacquei, sabotaggio e ricognizione. Secondo il vice capo di Stato maggiore della Marina ucraina, Andrej Riženko, si tratta di un “Centro di dottrina e tattica NATO, per l’elaborazione delle linee guida nazionali sulla base di quelle corrispondenti della NATO”.

A oggi, alla base di Očakov – in epoca sovietica, ospitava il 17° reparto speciale del GRU, l’intelligence militare e ora, dopo il ritorno della Crimea alla Russia, è diventata uno dei maggiori centri della Marina di Kiev – sono di stanza il vascello e la motosilurante da sbarco “Jurij Olefirenko” e “Svatovo”, la piccola nave da ricognizione “Perejaslav”, il cacciamnine “Geničensk”, una motovedetta e un rimorchiatore.

Il direttore del Centro russo di studi strategici, Ivan Konovalov, ha dichiarato a RT che, di fatto, “non esiste più una flotta ucraina.

L’unico vascello operativo è la nave ammiraglia “Getman Sagajdačnyj; a parte questa, ci sono la corvetta “Vinnitsa”, la nave da sbarco “Jurij Olefirenko” e la motovedetta “Perejaslav”. Il resto, sono soltanto piccole navi ausiliarie e gommoni americani. Il comandante di questa “invincibile armada” è il vice-ammiraglio Igor Voronenko, un carrista!”. Secondo Konovalov “c’è da aspettarsi la comparsa di altre strutture simili, non solo navali” e, anche se la nuova infrastruttura militare USA a Očakov non costituisce un pericolo immediato per la Russia, cionondimeno rappresenta una sfida e una provocazione diretta, a soli 150 km dalla Crimea. Secondo Konovalov, gli Stati Uniti “non possono non comprendere che l’avvicinamento di loro infrastrutture militari alle nostre frontiere, sarà avvertito da Mosca in modo inequivocabilmente negativo”.

In ogni caso, secondo il direttore di “Arsenale della Patria” Murakhovskij, la NATO non è più in condizione di trasformare il mar Nero in una propria enclave. Sentito da pravda.ru, Murakhovskij ha comunque sottolineato che gli USA tentano di ribadire ovunque la propria presenza permanente, ufficialmente definita “temporanea”: un esempio lampante è quello del Kosovo, con una base USA aperta ufficialmente per una “operazione di pace” e trasformata poi nel maggior punto di transito per operazioni in Europa e Medio Oriente. Dopo che hanno perso le mire sulla Crimea, gli USA tentano la rivincita a Očakov, dove potrebbe basarsi un centro di intercettazione radio e di ricognizione cibernetica. Nonostante tutti i paesi rivieraschi del mar Nero facciano parte della NATO (Bulgaria, Romania, Turchia) o aspirino a farne parte (Ucraina, Georgia) rileva Murakhovskij, “la situazione strategico-militare oggi è radicalmente mutata: lo abbiamo dimostrato durante le operazioni in Siria. E il fatto che la Crimea faccia parte della Russia, esclude completamente la possibilità di trasformare il mar Nero in un territorio controllato dalla NATO”.

La Tass ricorda come la flotta russa del mar Nero, la cui base principale è a Sevastopoli, con basi di appoggio a Feodosija e Donuslav (queste tre in Crimea) e a Novorossijsk (territorio di Krasnodar) conti 250 unità e 25.000 uomini. Accanto alla nave ammiraglia, l’incrociatore lanciamissili “Moskva”, ci sono, tre le altre, 10 unità lanciamissili, 12 navi antisom, 10 unità da sbarco, 11 tra posamine e cacciamine, numerosi vascelli multifunzione e sommergibili lanciamissili.

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