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Il militarismo del Giappone accelera. A settembre possibile modifica della Costituzione

E’ il suo chiodo fisso e sta cercando di realizzarlo da anni. Il premier giapponese Shinzo Abe spinge di nuovo per accelerare l’iter per la controriforma costituzionale che, tra le altre cose, dovrebbe sancire un “ruolo attivo” per le forze armate giapponesi fino ad oggi inibito dalla Costituzione. Secondo quanto riferito dai media giapponesi, il primo ministro Abe ha chiesto al suo Partito liberaldemocratico di accelerare i lavori in modo che la proposta di riforma costituzionale possa essere presentata entro la prossima sessione di lavori del Parlamento, in autunno.

“Non possiamo continuare a discutere per sempre. La politica è dare risultati e noi raggiungeremo l’obiettivo con un ampio consenso”, ha detto Abe parlando in un discorso a Shimonoseki, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Kyodo.

L’accelerazione – che ha un carattere strategico sulle ambizioni mai sopite di un Giappone come potenza – può essere letta anche in chiave elettorale. Abe è impegnato nella complessa partita della rielezione alla leadership del Partito liberaldemocratico (Jiminto) e, quindi ad un nuovo incarico come premier, che nel sistema giapponese è riservato al capo del partito di maggioranza. In Giappone si vota a settembre e, per quanto la sua rielezione sembri molto probabile, la discesa in campo di Shigeru Ishiba, ex ministro della Difesa, potrebbe porgli qualche grattacapo, riferisce l’agenzia Askanews.

Il punto più critico della controriforma costituzionale è la modifica all’Articolo 9 della Costituzione voluta dalle forze di occupazione americane alla fine della seconda Guerra Mondiale. Quell’articolo prevede il ripudio alla guerra e nega al Giappone la possibilità di avere forze armate. Per questo motivo, il Giappone possiede dalla Guerra di Corea (1950-53) delle Forze di autodifesa, che tuttavia vivono in un limbo giuridico.

Il governo di Shinzo Abe ha approvato il suo più alto budget per la Difesa, 5,19 trilioni di yen (pari a 46 miliardi di dollari). L’aumento rispetto al 2017 è stato dell’ 1,3%. Si tratta del sesto aumento delle spese militari sotto il governo Abe, che fin dall’anno del suo insediamento, il 2012, ha posto fine ad un decennio di tagli alle spese militari.
Il governo ha anche approvato una spesa di ulteriori 23,5 miliardi di yen (208 milioni di dollari) per incrementare entro marzo la propria dotazione di intercettatori di missili di ultima generazione, avviare la costruzione del sistema missilistico statunitense Aegis Ashore e altro equipaggiamento. Il pretesto utilizzato sistematicamente da Abe sono le tensioni con la Corea del Nord.

Abe vorrebbe inserire un esplicito riferimento alle Forze di autodifesa (Jieitai), mentre Ishiba vuole una modifica ancora più radicale che elimini i vincoli all’azione dei militari.

Formalmente, Abe non si è ancora ricandidato e ha detto ai giornalisti – secondo la Kyodo – che deciderà se partecipare alle imminenti elezioni di partito se si sentirà “mentalmente e fisicamente in grado di svolgere un altro mandato triennale”. Ma nessuno crede che l’attuale primo ministro non sarà della partita e, per quanto la campagna elettorale comincerà formalmente il 7 settembre (il voto è il 20 settembre), l’impressione è che in realtà è già ampiamente iniziata.

 

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