Nell’Ucraina che aspira all’accesso nell’Unione europea, passa la legge che riconosce la nazionalità a chi ha combattuto in Donbass. Migliaia di estremisti dei battaglioni di volontari del Donbass o militanti del radicalismo islamico dalla Cecenia a Siria e Iraq arruolati in Ucraina potranno circolare liberamente Ieri la Rada, il parlamento ucraino, ha approvato la legge che garantisce la possibilità di ottenere la nazionalità a «quegli stranieri o individui senza cittadinanza che prendono parte alla difesa dell’integrità del paese».
Il 20 settembre le formazioni dell’estrema destra ucraina avevano assediato il parlamento chiedendo l’immediata approvazione della legge. In quella occasione il presidente Petro Poroshenko aveva respinto la proposta, denunciando «sia i pericoli del radicalismo di destra sia quelli della risorgente quinta colonna comunista che sfrutta le difficoltà del paese». Ma le resistenze del presidente ucraino, osserva Yurii Colombo sul Manifesto, sono durate poco, di fronte alle pressioni dei gruppi neonazisti.
‘Stranieri o individui senza cittadinanza’
Chi sono questi «stranieri o individui senza cittadinanza» che combattono a fianco del soldati ucraini nel Donbass? Primi, i miliziani del «Battaglione internazionale Sheikh Mansur», gruppo armato volontario che partecipa al conflitto armato nell’est dell’Ucraina a fianco delle forze di sicurezza ucraine sin dal 2014. Si tratta principalmente di reparti sbandati della guerriglia cecena che, dopo la fine del conflitto nella repubblica caucasica, hanno trovato il modo di continuare la loro crociata anti-russa in una regione adiacente. Il gruppo, di cui vengono denunciate particolari efferatezze, dal 2016 ha iniziato ad accogliere anche foreign fighter dell’Isis «di ritorno» da Siria e Iraq e radicali islamici dalle repubbliche centroasiatiche dell’ex Unione sovietica.
Reduci del Battaglione Azov
Alcune migliaia di fondamentalisti armati nel cuore dell’Europa che ora, grazie al passaporto di un paese associato alla Ue, potranno circolare liberamente nel Vecchio Continente, osserva sempre Colombo. Non solo: la legge garantirà il passaporto ucraino anche a quei 2.500 estremisti di destra europei, molti dei quali ricercati o incriminati nei loro paesi per attività xenofobe che, secondo il settimanale tedesco Spiegel, combattono nelle file del Battaglione Azov, il reparto neofascista ucraino membro della Guardia Nazionale, denunciato dall’Onu come una formazione dedita alle torture sui prigionieri di guerra e alla violenza sessuale sulle donne. Vanno ricordati, per correttezza, anche i neofascisti italiani arruolato sul fronte opposto, nel Donbass.
European Security Academy
Recentemente, una inchiesta del giornalista Oleksiy Kuzmenko, pubblicata tre settimane fa dal portale d’inchiesta Bellingcat, svelava che una delle più importanti società di addestramento militare con sede nella Unione europea, la European Security Academy (Esa), con sede in Polonia (ma con filiali un po’ in tutto il mondo), istruisce regolarmente al combattimento volontari del battaglione Azov. Secondo la Bbc, l’ESA «è la società per la sicurezza e per l’addestramento militare più importante al mondo al di fuori degli Stati uniti». La Esa, secondo quanto documentato da Kuzmenko con fotografie e documenti ufficiali, ha addestrato dal 2016 non solo membri dell’Azov ma anche militanti di altri gruppi di estrema destra ucraini suprematisti come Nazkorp e Legge e Ordine.
* da https://www.remocontro.it
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