Regolarmente si torna a parlare del disastro del Boeing civile malese e del tragico volo MH17, conclusosi con 298 morti sui cieli del Donbass, nel luglio 2014, abbattuto da un razzo, probabilmente aria-aria, anche se non è mai stata del tutto esclusa l’ipotesi di un missile terra-aria. E ogni volta che i riflettori si accendono sul “mistero”, la responsabilità ucraina prende sempre più campo.
Del resto, abituati alle moderne strategie mediatiche, sappiamo che se i golpisti di Kiev e i loro padrini preferiscono tacere, è perché sono consapevoli di non aver “prove” per suffragare le proprie dichiarazioni; se disponessero di un minimo appiglio per gettare addosso alle milizie del Donbass la colpa dell’abbattimento, non se ne starebbero certo in silenzio. Dunque, quando l’affare torna a far capolino nelle cronache, lo è solo grazie a testimonianze che, ogni volta, aggravano sempre più la posizione dei nazigolpisti.
Nel giugno dello scorso anno, addirittura alla TV ucraina,insieme a deboli accenni olandesi sulla “possibile responsabilità” di Kiev nell’abbattimento, l’ex deputato della Rada, Aleksej Žuravko era arrivato a dire che, a suo parere, il presidente Petro Poroshenko in persona avrebbe potuto impartire l’ordine dell’abbattimento del Boeing.
Ieri è stata la volta di un ex agente del SBU ucraino (Kiev ne ha confermato la passata appartenenza ai Servizi, dal 1999 al 2018), Vasilij Prozorov che, in una conferenza stampa a Mosca, ha ammesso di aver regolarmente passato alla Russia, a partire dal golpe del 2014, “del tutto volontariamente e per motivi ideologici”, informazioni sulle operazioni militari ucraine nel Donbass.
Prozorov non ha lesinato dichiarazioni, su un largo spettro di temi legati all’odierna Ucraina nazigolpista: dalla strage di Odessa del 2 maggio 2014, alle prigioni segrete del SBU, in cui vengono torturati i miliziani catturati (in particolare, una, nell’area dell’aeroporto di Mariupol, chiamata “biblioteca” e i prigionieri “libri”); dai crimini dei battaglioni nazisti contro i civili del Donbass, alla responsabilità ucraina nell’assassinio, se non di tutti comandanti delle milizie popolari, quantomeno dei comandanti Arsenij Pavlov “Motorola” e Mikhail Tolstykh “Givi”, da parte della V sezione del SBU, incaricata specificamente di atti di terrorismo, sabotaggio, allestimento di reti clandestine, sotto la supervisione di istruttori da USA e Gran Bretagna.
“Parlando dei crimini delle strutture armate ucraine nel Donbass” ha detto ancora Prozorov, “non si può non menzionare il fatto che ciò è possibile soprattutto per la forte diffusione delle idee naziste e fasciste non solo nei battaglioni ‘volontari’, ma nelle stesse forze armate e nella Guardia nazionale. E i crimini sono stati commessi non solo nel territorio di Mariupol e nell’area di guerra. Rapine e omicidi commessi dai battaglioni ci sono stati nelle regioni di Zaporozhe, di Dnepropetrovsk. Ogni battaglione risponde a un centro ben preciso: così “Ajdar” al Ministero della Difesa, “Dnepr” alla polizia nazionale, “Azov” è formalmente un reggimento della Guardia Nazionale, ma non risponde né a questa, né alla Direzione delle operazioni di guerra, bensì al Ministro degli interni Arsen Avakov.
L’ex agente del SBU ha parlato del bombardamento con razzi “Grad” sulla città di Mariupol, nel gennaio 2015, in cui rimasero uccise 31 persone e che, a parere concorde degli abitanti della città, fu opera delle forze ucraine; ha parlato di vari media russi di opposizione, finanziati da Kiev e della partecipazione di strutture militari e non governative occidentali all’addestramento dei battaglioni neonazisti, fino ai preparativi per un’aperta falsificazione delle elezioni del 31 marzo.
A quest’ultimo proposito, vale la pena di aggiungere le dichiarazioni dell’ex deputato Žuravko, secondo cui nelle liste elettorali per le elezioni presidenziali del 31 marzo figurerebbero almeno duecentomila “anime morte” della popolazione del Donbass, tra cui addirittura i nomi di Tolstykh, Pavlov e l’ex Presidente della Repubblica popolare di Donetsk, Aleksandr Zakharčenko, assassinato lo scorso 31 agosto.
Ma, soprattutto, Prozorov ha parlato delle responsabilità ucraine nell’abbattimento del Boeing malese. Le sue convinzioni si basano, tra l’altro, anche sul fatto che la reazione all’accaduto da parte della leadership ucraina fu incredibilmente rapida, come se Poroshenko e i suoi servizi sapessero tutto in anticipo; il secondo elemento, è la deliberata mancata chiusura dei corridoi aerei civili nell’area delle ostilità e il terzo, che, di fronte a ogni tentativo di discernere attentamente le circostanze della tragedia, viene sempre detto: “Non ti immischiare, se non vuoi passare dei guai”.
Prozorov ha anche affermato che il vice capo dell’amministrazione presidenziale Valerij Kondratjuk e il capo dell’Intelligence militare Vasilij Burba sono coinvolti nel tentativo di nascondere le tracce della colpevolezza ucraina.
Il sito topwar.ru ricorda come l’indagine olandese (la maggior parte dei passeggeri era olandese) sull’abbattimento del Boeing stia continuando in maniera più che strana, rifiutando ad esempio di prendere in esame il numero di serie del missile “Buk”, che ne dimostrerebbe l’appartenenza a una unità militari ucraina.
Lo scorso gennaio, il direttore della rivista tedesca World Economy, il politologo di origine ucraina Aleksandr Sosnovkij, associato dell’Istituto amburghese “Haus Rissen” e dell’Accademia della Bundeswehr, aveva affermato, in diretta al canale “Rossija 1” che nella tragedia del Boeing sono coinvolti gli Stati Uniti. “Non è un caso” aveva detto, “che proprio ora siano trapelati i presunti colloqui tra Angela Merkel e la Ministra della difesa, secondo cui Merkel avrebbe rifiutato di fornire assistenza militare all’Ucraina nell’area di Kerch, lo scorso novembre, e anche i francesi si siano rifiutati. Ho detto quattro settimane fa che esistono documenti ufficiali in cui è assolutamente mostrato il legame della provocazione condotta dalla marina ucraina con aerei “Awacs” della NATO, che hanno accompagnato praticamente l’intera operazione”.
Sosnovskij osservava che la tedesca ”NT-Fau” aveva a suo tempo pubblicato materiali sulla scomparsa, anni fa, di un Boeing malese e, secondo una delle versioni, l’aereo sarebbe scomparso dopo essere entrato nella zona delle manovre che USA e Malaysia stavano conducendo e, nota “NT-Fau”, proprio come è accaduto un più tardi nel Donbass”.
Secondo Sosnovskij, gli Stati Uniti “hanno messo direttamente in relazione la possibilità della scomparsa del primo Boeing malese con il Boeing abbattuto nel Donbass. “Per la prima volta, anche se indirettamente, gli Stati Uniti sono definiti possibile causa della tragedia. Ciò significa che in Germania si è avuto un cambiamento nella comprensione della situazione, e questo si approfondirà ogni giorno di più”.
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