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Le due guerre del governo dei padroni

Il discorso di Draghi sui condizionatori resterà agli atti come uno dei più stupidi, insensibili e di classe da parte di un governante.

Gli ultimi dati ISTAT ci dicono che la crisi economica dovuta alla guerra e alle sanzioni è arrivata e avanza, che sarà terribile e che tanta gente perderà non solo l’aria condizionata, ma il lavoro, il reddito e tanto altro.

L’inflazione è quasi al 7% mentre salari e pensioni sono fermi al palo, il che vuol dire che a fine anno per le famiglie di lavoratori e pensionati mancherà quasi una mensilità in termini di potere d’acquisto.

Confindustria e Assolombarda hanno però già messo le mani avanti: guai ad aumentare le retribuzioni. I padroni sono arrivati a considerare un ricatto il timido accenno del ministro del lavoro a legare i finanziamenti pubblici al rispetto dei contratti. Loro devono essere sostenuti dai soldi pubblici, ma liberi, non siamo forse in guerra per la libertà? Del resto sono tranquilli nella loro arroganza, perché il loro leader supremo Draghi ancora una volta metterà a tacere l’inutile Orlando.

Non c’è nei programmi del governo la più piccola redistribuzione del reddito, i ricchi sono tranquilli come non mai ed infatti da essi partono solo elogi per il banchiere che li rappresenta tutti.

Intanto i morti di lavoro si trovano pure dentro gli edifici del ministero degli esteri, mentre l’INAIL ci fa sapere che la strage di lavoratori è ancora in crescita.

Davanti la Caritas la fila dei poveri per il pane, italiani e migranti, è sempre più lunga, ma si aumentano le spese militari.

In Italia c’è un governo che oggi fa due guerre: quella alla Russia e quella ai propri cittadini. La prima con le armi in obbedienza alla NATO, la seconda con le politiche economiche, in obbedienza alla Confindustria, alle banche e dalle multinazionali.

Ecco ora qualcuno mi dirà che sto usando il linguaggio di una volta. È vero, ma è il governo Draghi che ci ha portato indietro, ai governi di guerra e dei padroni di cento anni fa.

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