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Francia: verso lo sciopero generale del 24 gennaio

Venerdì 24 gennaio verrà presentata il progetto definitivo di riforma pensionistica al Consiglio dei Ministri.

Per lo stesso giorno è stato convocato dall’inter-sindacale il settimo sciopero “inter-categoriale” ed “inter-professionale” contro questa ipotesi di riforma pensionistica in appena circa un mese e mezzo.

La prima giornata di sciopero generale si era svolta il 5 dicembre.

L’astensione del lavoro di questo venerdì sarà il culmine di tre giorni di mobilitazione promossa dal cartello di organizzazioni sindacali e giovanili – appoggiate da tutta la sinistra francese – che inizieranno questo martedì.

RAPT e SNCF

Una novità significativa, per ciò che concerne la mobilitazione, è il voto nella maggioranza delle assemblee generali delle varie linee della metrò parigina di venerdì, a favore della ripresa “temporanea” del lavoro questo lunedì mattina.

Questa decisione è stata presa dopo uno sciopero ad oltranza durato ben più di quaranta giorni per «riorientare, da lunedì, il movimento ad oltranza per impegnarsi su un’altra forma d’azione», come scrive il maggiore sindacato della categoria: l’Unsa.

Questo sindacato, nel suo comunicato, ribadisce la sua contrarietà alla riforma e la sua determinazione a continuare a mobilitarsi, e dà appuntamento a venerdì 24 gennaio, invitando caldamente le confederazioni sindacali coinvolte ad una maggiore unità.

Laurent Djeball ha spiegato al quotidiano francese “Le Parisienne” che «molti operatori hanno bisogno di respirare un po’ e di ricaricare le batterie».

All’agenzia di stampa francese “AFP” Djeball ha chiarito che questa scelta presa nelle varie assemblee generali è stata presa per motivi economici – 45 giorni di sciopero pesano nelle tasche dei lavoratori – aggiungendo: «Quando i colleghi saranno pronti, ripartiamo ad oltranza, sperando in una convergenza di lotte (…) è fuori questione che chiamiamo a terminare lo sciopero illimitato, ma l’esatto contrario».

I lavoratori della metro parigina, che insieme ai ferrovieri ed agli operai delle raffinerie (quattro su 8 erano ancora bloccate lo scorso giovedì), hanno condotto lo sciopero ad oltranza, ed hanno potuto contare tra l’altro anche sul sostegno economico della raccolta fondi per la cassa di sciopero, promossa dalla Info’Com-CGT, che ha totalizzato circa 2 milioni e quattrocento mila euro. La settimana scorsa li ha devoluti alle 80 collettività in sciopero che ne avevano fatto richiesta.

I lavoratori della linea 5 hanno ricevuto 17.000 Euro, mentre 20.000 sono quelli andati a quelli della Linea 6.

Un esempio di come chi non può materialmente scioperare, o ha difficoltà a farlo ad oltranza, abbia comunque aiutato economicamente i settori più coinvolti, in una logica di “sciopero per delega” che ha visto svilupparsi la più lunga astensione dal lavoro della Francia del dopoguerra.

50.000 euro derivanti sempre dalla stessa raccolta sono andati ai ferrovieri di Nimes; la stessa cifra ai lavoratori delle linee A e B della RER, che collegano il centro alla periferia della Capitale. 7.000 ai ferrovieri di Metz, 20.000 per quelli di Cantal, 7.000 per quelli di Carcassonne, come da notizia della Info’com CGT…

Nelle ferrovie si osserva una minore partecipazione allo sciopero – a parte nella giornata dello sciopero generale di venerdì scorso – ed una circolazione che sta tornando relativamente alla normalità, dopo che il 16 gennaio il tasso degli scioperanti nella SNCF era sceso al 10%, con percentuali significative nei settori strategici per la circolazione – un terzo circa dei macchinisti per esempio si è astenuto –  poi abbassatesi nei giorni successivi.

Il tasso d’astensione dal lavoro venerdì era del 4,6%. Domenica il traffico è stato quasi normale per i treni ad alta velocità, ed ha visto circolare l’80% dei TER e l’80% dei “transilien” che connettono la regione parigina.

Qui il primo sindacato è la CGT, la cui Federazione dei ferrovieri è membro della FSM (non della “concertativa” CES, che comprende anche la Cgil italiana; mentre della FSM in Italia è rappresentata dall’USB). Vedremo cosa decideranno le varie assemblee generali, al di là delle mobilitazioni del 22-23-24 febbraio.

Nei giorni scorsi circolava l’ipotesi di riprendere la strategia dello sciopero “intermittente”, già attuato nella primavera del 2018 per i tre mesi dagli cheminots, che permette di mandare in tilt l’organizzazione del trasporto ferroviario, senza essere oltremodo penalizzati dal punto di vista salariale. Ad esempio, se si lavora il giorno prima del riposo, la pausa di quel giorno non viene considerata giornata di astensione dal lavoro, come invece avviene con lo sciopero “ad oltranza” di questo mese e passa.

Porti e Marsiglia

Venerdì la Federazione della CGT del settore ha annunciato una nuova operazione “porti morti”, da mercoledì a venerdì, chiamando alla partecipazione massiccia delle mobilitazioni territoriali.

Chiama al mantenimento dei picchetti di sciopero nei sette scali che anche la scorsa settimana erano stati interessati da questa tipologia d’azione, da martedì a giovedì, continuando dall’astensione dall’effettuare straordinari e turni “eccezionali”.

I portuali non beneficiano di un “regime speciale”, ma di un semplice accordo settoriale relativo al “lavoro usurante” che svolgono; il che permette loro per ora di andare in pensione due o tre anni prima dell’età legale prevista dalla “riforma Macron”: 62 anni.

Particolarmente calda la situazione a Le Havre e Marsiglia.

Nella grande città francese che si affaccia sul Mediterraneo, la UD 13 della CGT, –  la sezione territoriale per la regione delle Bocche del Rodano della centrale di Montreuil – è particolarmente impegnata nella mobilitazioni, che questa settimana hanno visto tra l’altro azioni ai depositi degli autobus e tram (paralizzando così il traffico cittadino di questi mezzi) e l’astensione del lavoro dei netturbini che ha portato alla mancata raccolta dei rifiuti.

Cultura

Continua lo sciopero anche nel settore della cultura.

I lavoratori dell’Opéra di Parigi (1.600 in tutto) hanno dato un nuovo concerto all’aperto gratuito sabato in sostegno della mobilitazione contro la riforma pensionistica; un mini-spettacolo durato un’ora e mezza, con vari estratti e concluso dalla Marseillaise a cui hanno assistito parecchie centinaia di persone.

Si tratta della quarta manifestazione di questo tipo.

In questo mese e mezzo di sciopero, sono stati cancellati 67 spettacoli, con una perdita stimata di 14 milioni di euro per questa eccellenza della cultura francese.

Alla Comédie-Française, dove le rappresentazioni sono ricominciate a poco a poco con l’inizio del nuovo anno, sono stati annullati in dicembre 31 spettacoli su 39, con un danno di circa 620.000 euro.

Il “regime speciale” di cui godono i lavoratori dell’Opèra data dal 1689 – cioè dai tempi di Luigi XIV – e permette ai musicisti di andare in pensione a 60 anni, 57 per il coro ed alcuni tecnici, 42 per il corpo di ballo, che ha “rifiutato” l’offerta del governo di applicare la riforma a coloro che saranno assunti a partire dal 2022, per non rompere quella “solidarietà generazionale” che le ha fin qui caratterizzate.

Durante lo sciopero generale di venerdì, il personale del Louvre ha bloccato l’accesso alla famosa piramide, così come all’interno, con lo striscione “Museo del Louvre in sciopero”, allungando le file d’attesa dei visitatori con la direzione, che ad un certo punto è stata costretta a decretarne la chiusura.

Avvocati

Gli avvocati hanno votato la prosecuzione dello sciopero ad oltranza per la terza settimana di fila, questo venerdì, rigettando le proposte dell’esecutivo per un incontro in cui si dovrebbe discutere le modalità di integrazione della propria cassa indipendente in un regime di “pensioni universali”.

L’attuale inedito movimento delle “toghe nere” rivela una profonda crisi di fiducia nell’esecutivo.

Nel comunicato della CNB (Conseil national des barreaux), seguito all’assemblea generale straordinaria tenutasi questo giovedì, viene scritto: «la soluzione di questa crisi senza precedenti è di natura politica», sta nelle mani del governo procedere di conseguenza, mantenendo l’autonomia del regime pensionistico. La riforma prevede un aumento della contribuzione pensionistica dal 14 al 28%, l’abbassamento della pensione minima a 1.000 Euro (dagli attuali 1.400), nonché l’incorporazione di una cassa in attivo che contribuisce in generale al finanziamento delle pensioni dentro il regime universale “a punti” che il governo vorrebbe instaurare.

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Il clima sociale non sembra dunque proprio raffreddarsi, con Macron che la scorsa settimana è stato fatto evacuare da una rappresentazione teatrale insieme alla sua signora, a causa di un improvviso “assembramento” fuori dal teatro Bouffes du Nord, venerdì sera, durante la piéce “La Mouche”.

Un episodio simile a ciò che era successo il 4 dicembre del 2018, in pieno periodo di contestazione della “marea gialla” quando, in visita a Puy-en-Velay – dove era andato a constatare i danni dell’incendio alla Prefettura, avvenuto durante una manifestazione dei GJ – era dovuto ripartire tra le grida di contestazione della folla inferocita.

Sempre nella notte tra venerdì e sabato, un incendio ha colpito la brasserie parigina La Rotonde, dove l’attuale presidente aveva festeggiato il primo turno dell’elezione presidenziale nell’aprile 2017, anche se all’oggi non vi sono connessioni certe tra l’incendio e la sua frequentazione del locale.

Intanto a Parigi, così come in altre città, si è svolto il 62simo sabato consecutivo di mobilitazione dei gilets jaunes,  di nuovo teatro di violenze poliziesche ai danni dei manifestanti.

Un nuovo sondaggio pubblicato dal giornale “JDD” ha confermato per l’ennesima volta il sostegno della maggioranza dei francesi agli scioperanti.

I media in Italia – anche quelli di “sinistra” – stanno di fatto censurando il più importante movimento politico-sociale della Francia del dopoguerra.

Sarebbe il caso di farsi alcune domande. Ma probabilmente le risposte sono scontate…

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