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Foodora: si estende la lotta dei lavoratori contro il cottimo

Continua l’agitazione dei lavoratori di Foodora. Dopo il primo sciopero di sabato 8 ottobre a Torino, che aveva destato molta attenzione mediatica, i fattorini in lotta per migliorare le loro pessime condizioni di lavoro avevano ottenuto un primo incontro con l’azienda. Un risultato positivo, se si considera che i rappresentanti italiani dell’azienda tedesca aveva inizialmente dichiarato di essere disposti a trattare soltanto a livello individuale con ciascun lavoratore. I lavoratori e le lavoratrici di Foodora hanno persino ottenuto la solidarietà pelosa del ministro del lavoro Poletti, che ha mandato gli ispettori del lavoro nella sede torinese dell’azienda. Una solidarietà respinta al mittente dalla loro pagina facebook, chiedendo azioni concrete contro la precarietà e sottolineando che la politica è complice di aziende senza scrupoli come Foodora.

foodora1Foodora si è però mostrata ben poco propensa al dialogo. Entro giovedì l’azienda avrebbe dovuto dare una risposta circa le richieste dei lavoratori: il ritiro del sistema di retribuzione a cottimo e l’inquadramento all’interno di un rapporto di lavoro dipendente e non più tramite un co.co.co. L’azienda ha provocatoriamente risposto tramite la propria newsletter aziendale dopo la mezzanotte di giovedì, proponendo un semplice aumento della retribuzione ma sempre sulla base del cottimo: da 2,70 a 3,70 euro netti a consegna. Nessun accenno al ritorno ad una retribuzione oraria né tantomeno alla trasformazione dei contratti da lavoro autonomo a lavoro subordinato.

I fattorini di Foodora hanno quindi deciso di continuare la loro protesta. Venerdì 14 ottobre si è tenuta un’assemblea a Milano, unica altra città italiana in cui è presente Foodora, e si prevedono iniziative di protesta nel capoluogo meneghino nel corso della settimana. Ieri (domenica 16 ottobre) si è tenuto un presidio in Piazza Castello a Torino, che si è trasformato in un corteo fino alla sede di Foodora vicino a Piazza Statuto. Data la linea dura tenuta dall’azienda, sarà necessaria una intensificazione della protesta e un suo allargamento territoriale anche a Milano perché i lavoratori vedano soddisfatte le proprie richieste.
 

Se questo dovesse accadere, è possibile che la protesta si allarghi anche ad altre aziende di un settore che in Italia, come riporta un articolo di Wired, vale ad oggi più di 400 milioni di euro.

 

Redazione Contropiano Torino

 

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