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Sanità. Ares 118, un servizio in emergenza

Venerdì 14 ottobre nella sala meeting della centrale operativa del118 si è tenuta una assemblea convocata dalla Usb sulle problematiche che investono l’assistenza di primo soccorso 118 nella regione  Lazio.

É stato presentato un documento sull’esternalizzazione del servizio di soccorso in emergenza, questo documento, è il frutto dell'analisi e delle denunce prodotte dall' Unione Sindacale di Base negli ultimi anni e da esso  è stato tratto l'esposto trasmesso in data 1 aprile 2016 alla Procura della Repubblica, alla Corte dei Conti, alla Regione Lazio e agli SPRESAL ( srvizi di prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro) regionali; in data 27 luglio2016 all’Agenzia Anticorruzione (ANAC).

Dai dati emersi, infatti, risulta che l’ARES 118,  diventata Azienda Regionale, ha visto un incremento esponenziale del ricorso a società private, con un aumento di costi di gestione, assenza di gare regolari per l’assegnazione degli appalti; controlli inadeguati su mezzi e personale, decremento della qualità delle prestazioni per incongruenza e disomogeneità delle stesse sul territorio.

Il numero di prestazioni in urgenza erogati sia dalle unità pubbliche che private sono circa 360.000 annue. I mezzi a disposizione per tutta la Regione Lazio sono 220 di cui 150 a disposizione dei dipendenti ARES; di questi 150 sono operativi solamente 100 in h24, infatti la carenza di personale non permette il completo utilizzo di tutte le vetture: le carenze organiche effettive sono di circa 500 a fronte di 1500 lavoratori in servizio di cui per la gran parte ha un’età superiore ai 50 anni.

La carenza di organico non rappresenta la sola criticità da mettere in evidenza, infatti, i mezzi a disposizione sono anche  vecchi, e risentono anche di una manutenzione scarsa.

Ad esempio la mancata manutenzione dei monitor/defibrillatori secondo le norme, spesso  comporta la sostituzione dello strumento in emergenza, con una strumentazione di minori prestazioni; lo stesso vale per gli aspiratori utili a liberare le prime vie aeree, la non forniture delle scarpe antinfortunistiche che sono a carico del personale con possibile successivo rimborso.

L’assemblea ha anche affrontato la necessità di creare una trattativa per un rinnovo dei contratti di tutti quegli operatori che nel 2015 sono stati assunti per il Giubileo, al momento all’interno dell’organico ARES 118, a cui scadrà il contratto a fine novembre 2016 per poter mantenere almeno lo status quo.

Due punti ancora sono da mettere in luce : il primo riguarda le cosiddette ambulanze ‘spot’. Queste sono ambulanze messe a disposizione dai privati nel caso che una vettura venga bloccata in un pronto soccorso,un blocco barelle, per una procedura più lunga del dovuto nella consegna del paziente, cosa più che frequente nei pronto soccorsi delle grandi città. In quel caso si chiama, se si dovesse presentare un’altra urgenza sullo stesso territorio, una di queste ambulanze ‘spot’. Mantenere un servizio del genere diventa molto oneroso se urgenze di questo tipo sono frequenti, come avviene regolarmente, anche perchè non essendo stato attivato un servizio di sostituzione del personale,  se manca una sola unità l’ambulanza non può partire e interviene l’ambulanza spot. Nulla si è fatto per supplire alle unità di personale mancanti, non sono previste nè sostituzioni, nè le pronte disponibilità.

Altro punto estremamente critico riguarda l’infelice scelta della regione Lazio di deliberare che sulle ambulanze sono indispensabili solamente due unità: l’autista e l’infermiere.

È stato eliminato il barelliere. Ciò può comportare una gravissima carenza nell’assistenza primaria laddove fosse necessario praticare manovre complesse e delicatissime per sollevare un ferito grave, cosa che l’autista non può espletare, inoltre l’autista nel dare soccorso potrebbe perdere il controllo del mezzo, nel caso ad esempio di doverlo lasciare in seconda fila.

Concludo questa mia testimonianza con le mie impressioni su un’assemblea molto partecipata e ricca.

Significativa la presenza dei giovani operatori che cominciano a sentire il dovere di prendere il testimone per le lotte necessarie a salvaguardare il SSN, forse per ricostruirlo, visto che, tutto quello che è stato documentato nello scritto presentato all’incontro ci parla di una sanità sempre più privata.

D’altra parte sono ormai anni che assistiamo al suo scientifico smantellamento. Il privato è entrato purtroppo a gamba tesa nel SSN, favorito proprio da inefficienze volute e costruite nel pubblico per poter osannare la bontà del privato. Il documento smentisce questo mantra ed evidenzia come con la reinternalizzazione L’ARES avrebbe un notevole risparmio sia per i costi del personale che per i costi di gestione.

È stata ribadita l’importanza di partecipare allo sciopero generale del 21 e al No Renzi Day del 22 ottobre, cercando anche di combinare insieme le lotte dei lavoratori precari del settore privato e pubblico e quelle dei lavoratori a tempo indeterminato.

       

 

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