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Medici litigiosi stanno uccidendo la Grecia. E la Ue

Schäuble: dalla Grecia maggiori rischi per gli investitori privati. La Bce: basta discussioni sterili

Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha detto che, per i titolari delle obbligazioni private sarà «inevitabile» partecipare al salvataggio e sopportare maggiori rischi in caso di default greco o di ristrutturazione del debito. Inoltre, è difficile sapere quanto ancora sarà necessario aiutare la Grecia. La proposta di Schäuble è in collisione con la posizione della Bce, che si oppone a qualsiasi partecipazione dei privati al salvataggio che non sia «assolutamente volontaria».

Parlando venerdì mattina ai membri del Parlamento prima di un dibattito sull’opportunità di approvare un eventuale contributo tedesco a un secondo pacchetto di aiuti per la Grecia, Schäuble ha riconosciuto che la Banca centrale europea ha scoraggiato le richieste della Germania di coinvolgimento degli investitori privati nell’affrontare le perdite derivanti da una ristrutturazione del debito greco. Il ministro ha poi concluso che è difficile calcolare esattamente di quanti aiuti abbia bisogno ancora la Grecia, ma che rimane improbabile che il Paese sia in grado di tornare sui mercati finanziari nel 2012.

Alle dichiarazioni del ministro tedesco ha replicato Jürgen Stark, membro del Comitato esecutivo e capo-economista della Bce, in un discorso a Francoforte: «È necessario porre fine alle discussioni sterili e dedicarsi ai problemi veri» e cioè «attuare il programma deciso con la Grecia». Parlare in continuazione della ristrutturazione del debito greco rappresenta una «distrazione» dagli sforzi per applicare veramente il piano di riforme in Grecia che, se applicate in pieno, renderanno superflue altre opzioni. E a proposito di atti pratici e concretezza i ministri delle Finanze dei 17 Paesi dell’Eurogruppo si riuniranno martedì prossimo a Bruxelles per fare il punto sui nuovi interventi in favore della Grecia. Lo si è appreso da fonti comunitarie.

Tornando a Stark, il capo-economista della Bce ha anche difeso l’operato dell’Eurotower e ha ricordato che «tutto l’Eurosistema ha assunto rischi di bilancio con gli aiuti ai Paesi in difficoltà dell’Eurozona, e non solo la Bce». Richiamando all’ordine quegli «analisti e media» che in questi giorni parlano della Bce come di una “bad bank”, Stark ha affermato che «è un inganno nei confronti dell’opinione pubblica puntare il dito solo sul bilancio della Bce poiché la politica monetaria europea è condotta con le banche centrale nazionali» di ciascun Paese membro. La Bce «non è né ingenua né incosciente« e ha provveduto a iscrivere in bilancio i titoli apportati come collaterale dalle banche con adeguata svalutazione.

Ma i rumor non cessano. Secondo il settimanale tedesco Der Spiegel in edicola oggi i responsabili per la zona euro vogliono coinvolgere i creditori privati della Grecia a partecipare per 20-35 miliardi di euro a un nuovo pacchetto di aiuti in fase di attuazione. Secondo la rivista, sta emergendo un compromesso tra la Germania, che ha insistito sul coinvolgimento di banche, assicurazioni e fondi possessori di titoli di debito greco, e suoi partner riluttanti. Secondo lo Spiegel, i ministri delle finanze europei sono disposti a prendere in considerazione uno scambio di obbligazioni in scadenza con titoli a maturità più lunga.

Questa, guarda caso, è la soluzione che propone Schäuble, che spinge per un allungamento delle scadenze di sette anni per tutte le obbligazioni in circolazione. Insomma la stampa tedesca continua a dare una mano alla linea di quella parte politica che in Germania batte il ferro della ristrutturazione del debito di Atene, perché di fatto un allungamento delle scadenze così sarebbe percepito dal mercato. Un’ipotesi respinta anche dal futuro numero uno dell’Eurotower, Mario Draghi, che vede in una strategia del genere possibili seri effetti di destabilizzazione del sistema finanziario.

A rendere più nebuloso il quadro ci si è messo anche il vice presidente della Bce, Vitor Constancio, secondo il quale presidente della Bce, Jean-Claude Trichet in realtà non avrebbe escluso un programma di aiuti per la Grecia che comprenda l’allungamento della maturazione dei titoli del debito pubblico. «Il presidente – spiega Constancio – ha escluso molte cose ieri, ma non un’estensione della maturazione dei debiti. Quello che ha detto è che lui non è d’accordo su uno schema che porti a un credit event o a un default selettivo».

 

 

Grecia, evitare che la crisi si trasformi in tragedia

di Vittorio Da Rold

 

I listini europei hanno chiuso in rosso a causa dello scontro al calor bianco tra il presidente della Bce Jean-Claude Trichet e la Germania del cancelliere Angela Merkel sul nuovo piano di salvataggio da 90 miliardi di euro della Grecia. Ai mercati non piace l’incertezza soprattutto se a litigare sono la Banca centrale europea e la maggiore economia dell’Eurozona. La Bce non vuole sentire parlare di ristrutturazione del debito greco perché teme effetti contagio né vuole sentire parlare di coinvolgimento dei privati nel salvataggio ellenico. Unica possibilità è il rinnovo del debito in scadenza su base volontaria ma senza alcuna coercizione.

Dall’altra parte del tavolo c’è il roccioso ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble che teme l’ira funesta dei contribuenti tedeschi. Così il ministro torna a perorare una partecipazione degli investitori privati al nuovo pacchetto di aiuti da 90 miliardi di euro, visto che un default greco colpirebbe in primis proprio le banche tedesche che detenevano a fine 2010 ben 23 miliardi di euro in bond di Atene, seguite da quelle francesi a quota 15 miliardi di euro.

Si ripete il tira e molla di un anno fa quando le indecisioni della Merkel, timorosa di esacerbare i contribuenti tedeschi in vista di alcuni appuntamenti elettorali, portarono Atene a un soffio dal baratro del fallimento e l’Europa sull’orlo di uno crisi di nervi. La Grecia ha le sue colpe perché ha truccato i conti e non ha ancora trovato nemmeno un responsabile della crisi, ma dal punto di vista dell’Europa si trattava di gestire una crisi modesta, cioè del 2% del pil continentale. Un problema che si poteva risolvere subito e senza troppi guai. Invece si è aspettato e si continua a dare risposte asimmetriche con il risultato di rendere il conto più salato per tutti.

Alla periferia d’Europa rischio Fukushima per la Bce

di Paul Krugman

 

Martin Wolf, commentatore di economia del Financial Times, alcuni giorni fa ha scritto un articolo molto importante sulle difficili scelte che i paesi della zona euro dovranno effettuare. Il 31 maggio Wolf ha scritto: «La zona euro, così com’è stata progettata, ha fallito. Si reggeva su una serie di principi che si sono dimostrati impraticabili al primo contatto con una crisi finanziaria e fiscale». Per sintetizzare la sua tesi possiamo dire che alla periferia d’Europa sono già in atto corse al rallentatore alle banche e che i sistemi bancari di quei paesi sono sostenuti soltanto da un processo in virtù del quale, per esempio, la banca centrale d’Irlanda prende capitali in prestito dalla Bundesbank e poi li presta a sua volta alle banche private irlandesi per subentrare ai depositi che si stanno volatilizzando.

La Bundesbank è già molto turbata per le ingenti richieste per i debitori nei guai, sostenuti dal debito sovrano come collaterale. In ogni caso, però, se in conseguenza della ristrutturazione del debito i finanziamenti si arrestassero, ne deriverebbe il crollo dei sistemi bancari delle nazioni debitrici, processo che Wolf ritiene che possa portare alla loro espulsione dalla zona euro. (Mi fa quasi sembrare un ottimista!). «La zona euro è alle prese con una scelta tra due opzioni, entrambe inaccettabili: o il default e la disgregazione parziale, oppure un supporto ufficiale illimitato» sostiene Wolf. «L’esistenza di questa opzione dimostra che un’unione stabile necessita come minimo di una maggiore integrazione finanziaria e di un più ampio supporto fiscale di quanto si fosse previsto all’inizio. Come procederà adesso la politica in queste scelte? Non ne ho proprio idea».

La Banca centrale europea continua a ripetere che una ristrutturazione è inconcepibile. Ma i programmi di austerity non stanno funzionando. Le prospettive di un ritorno alla finanza normale, più che avvicinarsi, si stanno allontanando. Se volete il mio parere, vi dirò che il livello dell’acqua ormai è sceso talmente tanto da esporre le barre del combustibile nucleare. Ormai ci troviamo prossimi alla fase di fusione del nocciolo.
(Traduzione di Anna Bissanti)

 

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