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La Ue si prepara al default della Grecia

I leader europei sono per la prima volta disposti ad accettare che Atene possa andare in default su alcuni dei suoi bond come parte di un nuovo piano di salvataggio per la Grecia, che dovrebbe questa volta mettere i livelli del debito complessivo del Paese su una base sostenibile.

La nuova strategia, che dovrebbe essere discussa in una riunione a Bruxelles dei ministri delle finanze dell’eurozona oggi, potrebbe anche includere nuove concessioni dagli istituti di credito europei per ridurre il debito di Atene, come un ulteriore abbassamento dei tassi di interesse sui “prestiti di salvatagio” e un ampio programma di riacquisto dei bond.

“L’obiettivo fondamentale è quello di ridurre l’onere del debito della Grecia, sia attraverso le azioni del settore privato che del settore pubblico”, dice un alto funzionario europei coinvolto nei negoziati.

I funzionari europei restano cauti circa la virata, considerata ancora nelle prime fasi, e non sono attesi i dettagli conclusivi fino alla tarda estate. Ma se la strategia dovessere essere stata concordata, sarebbe segno di un cambiamento significativo nei 18 mesi di lotta per contenere la crisi del debito dell’Eurozona.

Fino ad oggi, i leader europei sono stati riluttanti a sostenere qualunque progetto classificato come “default” per paura di una fuga degli investitori da tutte le obbligazioni emesse da paesi periferici dell’Eurozona – tra cui anche Italia e Spagna, le economie al terzo e quarto posto nella zona euro.

I rendimenti delle obbligazioni italiane, che si muovono in senso opposto ai prezzi, sono aumentati bruscamente la scorsa settimana a causa dell’incertezza greca. I maggiori leader europei – tra cui Jean-Claude Trichet, capo della Banca centrale europea, Jean-Claude Junker, capo del gruppo euro – stanno per incontrare alti funzionari dell’Unione europea prima della riunione dei ministri delle finanze, in mezzo a crescenti timori di contagio.

Un gruppo di paesi creditori, guidato dalla Germania, ha cercato per settimane di ottenere un aiuto “volontario” da parte degli obbligazionisti privati per differire il rimborso delle obbligazioni greche; una mossa organizzata nella speranza di abbassare l’indebitamento complessivo della Grecia, evitando così un default.

Ma nei giorni scorsi le agenzie di rating hanno avvertito che ogni tentativo di ottenere dagli obbligazionisti una partecipazione rappresenterebbe un default selettivo. Piuttosto che abbandonare i detentori di obbligazioni, tuttavia, molti leader europei hanno deciso di tornare al piano sostenuto dalla Germania: spingere gli attuali detentori del debito greco a scambiare le loro partecipazioni con delle nuove, a più lunga maturazione dei rimborsi.

Funzionari europei hanno detto che l’Institute of International Finance – il gruppo che rappresenta le grandi banche detetrici del debito greco – si è progressivamente spostato dal piano francese e ha iniziato ad abbracciare gli elementi del piano tedesco.

“C’è una certa convergenza nel settore bancario verso un piano più realistico rispetto al piano francese, che era fuori dal mondo”, ha detto l’alto funzionario europeo. Il piano è stato criticato come un self-serving per le banche.

Secondo i dirigenti coinvolti nei colloqui IIF, le banche hanno spinto per un piano di riacquisto di bond greci in cambio dell’acettazione di un programma di ristrutturazione, sostenendo che solo se il debito complessivo della Grecia sarà ridotto potrebbe verificarsi una ripresa sostenibile.

Funzionari europei hanno detto inoltre che in ambienti governativi vi è stato il sostegno per la proposta. Il piano, inizialmente spinto dagli investitori tedeschi, tra cui Deutsche Bank, potrebbe vedere più del 10% del debito greco riacquistato sul mercato aperto.

Dal momento che le obbligazioni greche sono attualmente in commercio sotto valore nominale, tali acquisti sarebbero essenzialmente un “taglio di capelli” volontario, visto che gli obbligazionisti accetterebbero in tal modo il pagamento a un prezzo molto inferiore del valore delle obbligazioni.

Non è chiaro come un riacquisto verrebbe finanziato, comunque. La Commissione europea ha fatto pressione a lungo perché il fondo di salvataggio della zona euro da 440 miliardi fosse utilizzato per il riacquisto. Ma Berlino aveva fin qui bloccato la proposta.

 

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