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Karlsruhe deciderà dell’euro

La partita è di importanza planetari, perché la decisione della Corte avrà un’influenza diretta sul “bazooka” predisposto un anno fa dal governatore della Bce, Mario Draghi, per far fronte all’attacco speculativo contro l’euro (puntate al ribasso sui titoli di stato dei paesi Piigs).
E’ infatti la prima e fin qui unica volta che uno strumento operativo della Bce – la quale è in vita in virtù di patti continentali – viene condotto a giudizio davanti a un organismo nazionale. E non si tratta davvero di un paese secondario.
Lo strumento si chiama Omt e prevede l’acquisto di titoli di stato dei paesi in difficoltà da parte della Bce, in modo da tenerne alto il prezzo e la credibilità. Per funzionare davvero come spauracchio, come detto da Draghi ripetutamente, deve essere disponibile in qunatità “illimitata”, in modo da scoraggiare qualsiasi nuova ondata speculativa.
Ma proprio “l’illimitatezza” spaventa Bundesbank e i contribuenti tedeschi (che hanno fin qui guadagnato moltissimo ogni anno dal differenziale – lo spread – tra gli interessi pratiamente nulli pagati per i Bund tedeschi, mentre gli altri paesi si andavano dissanguando). Nei giorni scorsi era stata fatta filtrare al giornale Faz la notizia che invece un “limite” era stato fissato dalla stessa Bce: 524 miliardi, pari alla somma dello “scoperto” di Grecia, Portogallo, Spagna e Italia. Notizia subito smentita, ovviamente, ma che dava la misura della posta in gioco.

L’ipotesi che la Corte di Karlsruhe giudichi “incostituzionale” l’Omt sono praticamente pari a zero. Un minuto dopo crollerebbero i mercati di tutto il modo e i titoli obbligazionari europei, lo spreda volerebbe a livelli mai toccati e la stessa esistenza dell’euro tornerebbe in forse. Come e più dello scorso agosto. Ed a quel punto la Bce non avrebbe più credibilità nell’agitare “armi” antispeculative le cui munizioni – soldi – dipenderebbero dalla volontà politica tedesca.
Ma appare abbastanza improbabile anche l’ipotesi opposta, ovvero una sentenza secondo cui l’Omt sarebbe “pienamente compatibile” con la legge fondamentale di Berlino. In questo caso, tutta la procedura che ha portato a sottoporre alla Corte il quesito verrebbe letto come un “avvertimento” di Bndesbank e della Merkel, ma puramente politico e destituito di fondamento istituzionale. L’euro ne verrebbe fortemente rinforzato, ma i vertici politici e finanziari germanici perderebbero la propria personale credibilità. Con effetti, alla lunga, anche sulla stabilità delle “ricette” prescritte ai paesi in difficoltà.
L’attenzione dei mercati si concentrerà dunque probabilmente sulla “formula” che sarà escogitata dalla Corte per tenere insieme due necessità contrapposte: rassicurare i mercati gobali sulla permanenza dell’euro e non smentire il crescente euroscetticismo teutonico dei vertici nazionali. Un esercizio di equilibrismo in cui ogni virgola sarà sezionata al microscopio per capire se la bilancia pende un po’ di più da una parte o dall’altra.
Una riprova, alla fin fine, dell’orizzonte storico molto ristretto in cui si muove l’attuale leadership di Berlino. Ma anche il vertice della sua banca centrale (che, sia detto tra parentesi, non è affatto “indipendente” dal potere politico nazionale, al contrario della Bce rispetto alla Commissione Ue).

Nell’udienza di ieri, il presidente della banca centrale tedesca Jens Weidmann ha dichiarato: “Vedo il pericolo che, nonostante gli aspetti di per sè positivi del programma Omt, gli sforzi di consolidamento e riforma possano risultarne rallentati e la credibilità della politica monetaria, come garanzia di stabilità dei prezzi, ridursi”. Insomma, sentendosi “protetti” dal bazooka della Bce i Piigs potrebbero tentare di allentare i vincoli cui sono ora sottoposti.
Joerg Asmussen, membro tedesco del board della Bce, e delegato da Draghi a rappresentarne il punto di vista, ha – con molta diplomazia – sostenuto la tesi diametralmente opposta: solo la certezza della permanenza dell’euro può garantire l’efficacia delle misure imposte dalla Troika (Fmi, Ue e la stessa Bce) ai vari paesi sotto stress.
La Corte, nel porre le domande ai due, è sembrata dare più ascolto agli “euroscettici” (e tanto è bastato a provocare un sserio arretramento delle borse e un aumento degli spread). Ma la sentenza non arriverà che dopo le elezioni tedesche, il 22 settembre.
Deutschland über alles, anche nella tempistica.

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Gli articoli del Sole24Ore, che ricapitolano la vicenda e mostrano tutta la preoccupazione dell’imprenditoria italica.

Duello Buba-Bce sul piano Draghi

Alessandro Merli
FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente
Scontro verbale fra la Banca centrale europea e la Bundesbank a Karlsruhe nella prima delle due giornate di udienze della Corte costituzionale tedesca sulla legittimità del piano Omt, varato la scorsa estate dalla Bce quando l’euro appariva vicino al punto di rottura.
Seduti fianco a fianco davanti agli otto giudici, il consigliere dell’Eurotower, Joerg Asmussen, e il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, colleghi di vecchia data all’università e poi come consiglieri economici del Governo tedesco, hanno espresso in rapida successione, ieri pomeriggio, posizioni nettamente contrapposte sul ruolo della banca centrale nella soluzione della crisi dell’euro.
Asmussen ha difeso l’iniziativa, che non è ancora stata messa in atto, ma il cui annuncio di acquisti di debito dei Paesi in difficoltà ha raggiunto lo scopo di calmare i mercati finanziari, definendola «necessaria, efficace e rispettosa del mandato» di salvaguardare la stabilità dei prezzi. «Una moneta può essere stabile solo se la sua esistenza non è in dubbio», ha detto Asmussen, ripetendo alcune delle argomentazioni espresse dal presidente, Mario Draghi, la sera prima, in un’intervista senza precedenti alla televisione tedesca. Il consigliere della Bce ha chiarito che gli interventi sono potenzialmente (ex ante) illimitati, anche se la loro dimensione è determinata nei fatti da quella del mercato dei titoli fino a tre anni, nei quali la banca ha dichiarato di voler operare (per Italia, Spagna, Portogallo e Irlanda la somma attuale è di 524 miliardi di euro). La Bce condizionerà la sua azione all’impegno dei Paesi destinatari alle riforme e alla disciplina fiscale e non creerà inflazione, in quanto sterilizzerà sul mercato la liquidità creata.
Weidmann, che nel consiglio della Bce fu l’unico, su 23, a votare contro l’Omt e lo ha più volte criticato pubblicamente, ha sostentuto che il piano offusca i confini fra politica monetaria e politica fiscale, che la Bce si è assunta compiti che dovrebbero spettare ai Governi o ai mercati, che la promessa di acquisto di debito rallenta il necessario aggiustamento nei Paesi più deboli dell’eurozona e che il contribuente tedesco va incontro a perdite potenzialmente pesanti. In mattinata, la Bce aveva incassato l’appoggio del Governo tedesco, con l’intervento del ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble e, a distanza, del cancelliere Angela Merkel.
I giudici si sono addentrati, nelle loro domande, nel merito della decisione della Bce e sono sembrati propendere verso le posizioni della Bundesbank e delle parti che hanno presentato il ricorso contro l’Omt, politici della sinistra della Linke e dei cristiano-sociali bavaresi e rappresentanti della società civile. Tuttavia, il presidente della Corte, Andreas Vosskuhle, ha precisato, nella sua breve introduzione del caso, che la decisione, che non è attesa prima delle elezioni tedesche del 22 settembre, non sarà influenzata dal successo dell’Omt, ma sarà basata solamente sulla Legge fondamentale (la costituzione) tedesca. «Altrimenti, il fine di per sé giustificherebbe i mezzi», ha osservato. E ha riconosciuto che la questione giuridica più difficile è sulla competenza. La Bce infatti come istituzione europea non è assoggettabile alle decisioni di un Corte nazionale: tuttavia i giudici potrebbero mettere dei limiti alla partecipazione tedesca all’Omt, il che probabilmente danneggerebbe la credibilità del piano, dato che sulla Germania graverebbe la quota più alta di interventi, e riaccenderebbe le turbolenze sull’euro. Potrebbero, anche se non lo hanno mai fatto in oltre 50 anni di storia della Corte, rimettere il caso alla Corte europea di giustizia.
Schäuble ha ammonito i giudici a non spingersi troppo in là nel giudicare la Bce, se no si corre il rischio che si aprano cause legali in tutti i Paesi dell’Eurozona. Se vedessimo che la Bce oltrapassa i limiti del Trattato, ha detto, la citeremmo noi stessi davanti alla Corte europea. Ma «non ci sono segni – ha detto il ministro Schäuble, chiamato a testimoniare dai giudici di Karlsruhe – che la Bce stia violando il suo mandato». Anche se, ha aggiunto il ministro, che è un giurista di formazione, non c’è ancora una documentazione legale sull’operazione e quindi è impossibile fare una valutazione definitiva. Il cancelliere Merkel da Berlino ha sostenuto a sua volta che, secondo il Governo, la Bce sta operando in modo appropriato e facendo qual che deve per stabilizzare l’euro.
I presentatori del ricorso hanno sostenuto che è in gioco addirittura la democrazia in Europa, in quanto le politiche della Bce minano la sovranità del Parlamento. Tesi respinta dai rappresentanti in giudizio dello stesso Bundestag. Fuori dall’aula, qualche decina di sostenitori del nuovo partito anti-euro, Alternative fuer Deutschland, ha inscenato una manifestazione contro la Bce. La firma del ricorso da parte di 35mila cittadini è un’indicazione di come il tema sia sentito in Germania, dove parte dell’opinione pubblica ritiene che troppi soldi dei contribuenti tedeschi siano stati impegnati, e messi in pericolo, dai salvataggi europei. Una ricerca dell’Istituto di Kiel sull’economia mondiale mostra invece che, grazie al solo calo dei tassi d’interesse prodotto dalla crisi e dall’afflusso di capitali verso il rifugio sicuro della Germania, il Governo tedesco ha risparmiato fra il 2009 e il 2012 circa 80 miliardi di euro in minori interessi sul debito pubblico e supererà probabilmente quota 100 entro il 2013. I rischi dell’Omt, ha detto Asmussen, si materializzerebbero solo se un Paese facesse default sul proprio debito.

GLI ACQUISTI DI BOND: LA FASE DUE

EFFETTO IMMEDIATO
I rendimenti sui titoli di Stato decennali italiani e spagnoli accelerano la discesa (si veda il grafico a sinistra) e dalla primavera 2013 si stabilizzano intorno al 4 per cento. L’effetto Draghi si rivela duraturo. Sempre che dalla Corte di Karlsruhe non arrivi un inatteso stop.
LE DUE LTRO
Per allentare le difficoltà finanziarie delle banche la Bce vara, tra il dicembre 2011 e il febbraio 2012, due aste straordinarie con prestiti illimitati a tasso fisso di durata triennale.
Tutti i maggiori istituti di credito partecipano e ricevono oltre mille miliardi di crediti.

IL DISCORSO DI LONDRA
Il 26 luglio 2012, alla Global Investment Conference di Londra, Draghi dichiara che la Bce «farà tutto quello che serve» per difendere l’euro e assicura che «basterà».
È la frase di svolta: da quella data il mercato smette di scommettere sul collasso della moneta unica e ricomincia a comprare BTp e Bonos.
IL PIANO OMT
Il 6 settembre 2012 Draghi presenta il nuovo piano Omt (Outright Monetary Transactions) che sostituisce l’Smp. La Bce si impegna ad acquistare titoli di Stato dei Paesi che lo richiedono in cambio di precisi impegni da parte di questi a prendere misure adeguate su conti pubblici e riforme.

HANNO DETTO

Jens Weidmann
Presidente Bundesbank
«Gli acquisti illimitati violano il mandato della Bce: offuscano la linea tra politiche monetarie e finanziarie degli Stati»
«Il malfunzionamento del processo di trasmissione monetaria non è ragione che giustifichi le misure adottate»

Jörg Asmussen
Membro del board della Bce
«Introdurre il programma Omt è stata la cosa giusta da fare per assicurare la stabilità dei prezzi nell’area dell’euro»
«In fin dei conti, una valuta può essere stabile soltanto se la sua esistenza non è messa in dubbio»

Wolfgang Schäuble
Ministro delle Finanze tedesco
«Trovo difficile credere che i tribunali tedeschi si pronuncino direttamente sulla legalità delle azioni della Bce»
«Il Governo tedesco non vede nelle misure adottate finora dalla Bce il segno di una violazione del suo mandato»

da IlSOle24Ore

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La farsa di Karlsruhe

di Carlo Bastasin


Forse questa serissima farsa di Karlsruhe, alla fine, porterà anche qualcosa di buono. Per esempio la Corte costituzionale tedesca potrebbe richiedere maggiore trasparenza nell’erogazione degli aiuti ai Paesi in difficoltà. In particolare, un criterio che determini quando la Bce deve cessare di acquistare i titoli di un Paese che non rispetta gli accordi. Sarebbe una cosa buona per l’indipendenza della Bce e opportuna per rendere più chiari i vincoli per i Paesi sotto assistenza.

Sarebbero più accettabili le crescenti e reciproche responsabilità fiscali – e politiche – tra i Paesi nell’euro area. Infine sarebbe forse il passo giusto per ampliare – anziché limitare – gli strumenti della Bce indispensabili a risolvere la crisi creditizia in Paesi come l’Italia.
Le indicazioni emerse dalla prima giornata di udienza tenutasi ieri a Karlsruhe puntano verso questo risultato. Ma prima di arrivarci bisogna pagare pegno alla falsa retorica dietro cui si nasconde la difesa dei denari tedeschi. Gli storici raccontano che momenti paradossali e ridicoli accompagnarono anche il Trattato di Vestfalia e quello di Maastricht. Ieri, nel consueto clima da circo triste che a Karlsruhe caratterizza le cause anti-europee, tra economisti colti da improvvisa notorietà che vendono i loro libri davanti alle telecamere, si sono visti due banchieri centrali provenienti entrambi dal Governo tedesco – Jens Weidmann e Joerg Asmussen – difendere l’indipendenza dei governatori dalla politica. Decine di contestatori chiedere «più democrazia» e intendere «meno solidarietà». Giudici costituzionali – rigorosamente affiliati ai partiti – riconoscere di non poter giudicare la Bce, perché istituzione europea, ma di non volerne lasciare il compito alla Corte del Lussemburgo. Infine uno dei giudici togati svelare il lato ridicolo, chiedendo se ci si aspetta forse che la Corte ordini al Bundestag di torturare Mario Draghi.

Il momento più importante è venuto però all’esordio dell’udienza quando il presidente della Corte ha riconosciuto che la Bce non può essere giudicata da Karlsruhe essendo un’istituzione di diritto europeo. Ciò che i giudici tedeschi possono giudicare è invece la congruità delle politiche della Bce con il diritto europeo, nell’interpretazione considerata compatibile con la Legge Fondamentale tedesca dai giudici stessi e dal Parlamento di Berlino. I temi di cui i giudici si occuperanno saranno quindi essenzialmente due: il primo è se i nuovi interventi della Bce a favore dei Paesi in crisi (le Omt) comportano rischi a carico del bilancio pubblico tedesco così elevati da impedire altre decisioni di spesa del Parlamento, di fatto precludendo l’esercizio delle funzioni democratiche. Il secondo è se la condizione principale posta dal Parlamento tedesco per la firma del Trattato di Maastricht – e cioè che l’euro sia una moneta stabile quanto il marco – sia rispettata anche alla luce dei rischi di inflazione conseguenti a grandi immissioni di liquidità.
Il primo tema sembra di facile soluzione. Le Omt riguardano un volume limitato di titoli pubblici, già emessi da qualche tempo e con scadenza tra uno e tre anni. Per quanto ampi siano i volumi di tali titoli e il novero dei Paesi, la quota tedesca di perdite potenziali (in caso di insolvenza del Paese assistito) resta al di sotto della soglia massima già stimata dalla Corte nel 50% del bilancio federale annuo.

Più interessante è il secondo criterio. Garantendo la sopravvivenza dell’euro, l’Omt contribuisce alla stabilità della moneta, non alla sua fragilità. Inoltre la liquidità emessa con l’acquisto dei titoli viene neutralizzata e quindi non dovrebbe portare inflazione. Tuttavia è vero che una volta impegnatasi nell’assistenza a un Paese in difficoltà, difficilmente la Bce può ritrarsi e sospenderla. In tali condizioni la politica monetaria può essere cioè “dominata” da obiettivi fiscali. Questo è particolarmente sbagliato se l’assistenza viene protratta a Paesi che non rispettano gli accordi prestabiliti. Per evitare che succeda, è necessario stabilire criteri affinché la Bce sia in dovere di sospendere gli aiuti. Questa richiesta sarebbe d’aiuto per l’indipendenza della Bce, rafforzerebbe la delega di sovranità dei Paesi in crisi a favore dei partner e salverebbe la faccia alla Bundesbank, attore principe del circo di Karlsruhe ormai in chiaro imbarazzo per aver scelto una linea di scontro radicale su basi tecniche molto fragili.
Una decisione costruttiva di Karlsruhe sull’Omt inoltre rafforzerebbe una politica monetaria non convenzionale per ora solo annunciata dalla Bce. Anzi, aprirebbe la strada al varo di ulteriori strumenti non convenzionali, a cominciare da qualche tipo di allentamento quantitativo in grado di rimettere in funzione il credito nei Paesi verso i quali la politica monetaria della Bce non arriva più.

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