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India: autorità greche smentiscono versione italiana

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Nessuna nave mercantile battente bandiera greca è stata attaccata da pirati al largo delle coste meridionali dell’India negli ultimi giorni. Ad affermarlo è stato questa mattina un portavoce della Marina Mercantile ellenica distaccato presso il ministero per la protezione del cittadino (il Ministero degli Interni di Atene). La precisazione da parte di Atene si è resa necessaria dopo che la stampa italiana ha cominciato ad affermare che una petroliera greca – la Olympic Flair – era stata attaccata da pirati e poi scambiata dalle autorità indiane per la nave italiana Enrica Lexie. 

Eppure i rappresentanti del governo italiano continuano però a ripetere – amplificati acriticamente da tutti i TG – che le autorità indiane accusano ingiustamente i due marò del battaglione San Marco arrestati con l’accusa di aver sparato e ucciso due pescatori scambiati per pirati mentre si avvicinavano troppo alla petroliera sulla quale erano imbarcati. Roma afferma che i due pescatori sono stati uccisi dalle guardie di sicurezza di una petroliera greca in un episodio diverso da quello contestato ai due militari italiani. Una versione che sarebbe stata parzialmente confermata dall’International Maritime Bureau (Imb) della Camera di commercio internazionale (Icc) che in una comunicazione alla Marina militare italiana afferma che il 15 febbraio – lo stesso giorno del presunto tentativo di abbordaggio alla petroliera italiana Enrica Lexie – è stato attaccato dai pirati un cargo che si trovava a 2 miglia e mezzo dalla costa indiana e che il mercantile in questione è l’Olympic Flair, battente bandiera greca.

Intanto il tribunale di Kollam, competente per il caso che ha coinvolto i due marò, ha emesso oggi un ordine di perquisizione della petroliera italiana che si trova nella rada di Kochi. La polizia del Kerale intenderebbe, secondo indiscrezioni di stampa sequestrare le armi e le munizioni usate dalle guardie di sicurezza imbarcate sulla petroliera per per poter condurre indagini più approfondite. Non è dato sapere per ora quando l’ordine sarà eseguito e la polizia potrà salire a bordo della Enrica Lexie che si trova a cinque miglia nautiche dalla costa indiana sorvegliata da unità navali di New Delhy.

Da registrare un comunicato sibillino del ‘sindacato’ dei militari della Marina Militare che scarica ogni eventuale responsabilità di quanto accaduto sui proprietari della petroliera a guardia della quale i due marò erano stati contrattati. Secondo il Cocer della Marina Militare i due soldati del reggimento San Marco «non hanno aperto il fuoco sui pescatori» indiani, ma si è trattato «di una infelice concomitanza di eventi. Alla luce di ciò, «quali rappresentanti dei militari ci interroghiamo sul perchè – scrive il Cocer, in una delibera approvata all’unanimità – i nostri colleghi si trovino oggi di fronte ai giudici indiani». Il Cocer, «in apprensione per i colleghi Massimiliano e Salvatore», si dice comunque «fiducioso nel diritto internazionale e certo che anche la democrazia indiana sarà rispettosa dei trattati che regolano la libera navigazione». Infine, l’organismo di rappresentanza si chiede: «noi siamo certi della professionalità e dell’addestramento dei fucilieri del San Marco, di contro però siamo certi che i comandanti delle navi mercantili sono sempre all’altezza della situazione? Non vorremmo – conclude il Cocer della Marina – che le mere ragioni commerciali prevaricassero quelle che sono le norme e le garanzie del diritto». 

I quotidiani italiani sono per lo più innocentisti, e se alcuni parlano di confusa e frettolosa ricostruzione dei fatti – gli indiani non sarebbero pratici di certe cose… – altri puntano il dito contro un nazionalismo indiano bisognoso di capri espiatori. Può essere, il nazionalismo indiano non è secondo a nessuno. Ma se in India si svolgono manifestazioni che chiedono una punizione esemplare dei due militari italiani, in Italia a manifestare il loro sostegno ai fucilieri sono i militanti di destra di Futuro e Libertà. Questa mattina in quaranta – funzionari e giovani del partito – sono andati a manifestare davanti alla sede dell’ambasciata indiana in Italia di via 20 Settembre, naturalmente a Roma. Il personale diplomatico indiano, ambasciatore compreso, ha pure accettato di ricevere una delegazione del partito per sentire le ragioni degli uomini di Gianfranco Fini.

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