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No Monti Day. Come se ne discute nel paese

Anche nella giornata di ieri si sono volte in diverse città italiane incontri e assemblee pubbliche in preparazione della manifestazione nazionale del 27 ottobre. La No Monti Day, partita come sfida aperta alla complicità politica con il governo Monti e i diktat dell’Unione Europea, è venuta crescendo in termini di adesioni e di mobilitazione. Assemblee ci sono svolte a Roma, Napoli, Terni, Cesena, oggi tocca a Pisa, dove è stata spostata in uno spazio recentemente occupato, e prima ancora Genova, Padova, Bergamo, Livorno e tante altri centri grandi e piccoli. I pullman previsti sono saliti per numero tanto da costringere il Comune a concedere lo status di “evento” alla manifestazione.

A Terni, nella sala della Siviera, si è svolto un incontro pubblico con Giorgio Cremaschi nel quale sono emerse con forza anche tutte le preoccupazioni sulla sorte delle Acciaierie, migliaia di posti di lavoro a rischio in quella che è rimasta una delle poche città-fabbrica nel nostro paese. Le parole d’ordine del No Monti Day hanno così cercato di entrare in sintonia con le esigenze popolari e le aspettative di resistenza che vengono crescendo in molti territori, soprattutto lì dove le aziende in crisi e le fabbriche a rischio chiusura cominciano a costellare e incombere sulla vita di migliaia di persone.

A Roma, città dove si sconta spesso la difficoltà di essere sempre più “luogo nazionale” che realtà locale, l’assemblea ha visto una sala piena e numerosi interventi delle realtà di lotta esistenti nell’area metropolitana: dai lavoratori dell’Almaviva all’Alitalia (entrambi sulla strada del licenziamento), dagli studenti universitari che parteciperanno massicciamente alla manifestazione, agli insegnanti inidonei – che il Miur vorrebbe praticamente liquidare ai lavoratori pubblici -, dalle lotte territoriali sui rifiuti al comitato che si oppone al Corridoio Roma-Latina al Comitato No Debito, dalla Rete dei Comunisti, dai Cobas all’Usb e alla Rete 28aprile della Cgil. Alcuni interventi hanno cominciato a porre seriamente il problema del “dopo” 27 ottobre. Su quali contenuti rimettere in campo una coalizione politica, sociale, sindacale che pratichi un conflitto aperto con il governo Monti ma soprattutto alla sua agenda che intende essere imposta anche nel prossimo futuro (come ha ricordato Napolitano proprio ieri). Forte il richiamo al collegamento con i movimenti di lotta negli altri paesi europei, evocata la data del 14 novembre come primo orizzonte ma consapevolezza che passare da una data ad un’altra saltando il nodo del radicamento sociale rischia di appiattire ancora l’agire politico sulla rappresentazione del conflitto piuttosto che sulla sua organizzazione concreta. La Rete dei Comunisti ha segnalato l’apertura del confronto in diversi sedi – dalla rete al comitato No Debito, dalla Spagna alla Grecia – sulla ipotesi di fuoriuscita coordinata dei paesi euromediterranei (i Pigs) dall’Unione Europea e dall’euro.

Sull’assemblea tenutasi a Napoli segnaliamo questo resoconto messo in rete da Controlacrisi.org

In galleria Umberto, nel cuore bene della città, ieri sera – 23 ottobre- si è tenuta una discussione pubblica del Comitato ‘No Debito’ napoletano in vista dell’appuntamento nazionale di Roma di sabato prossimo. Un centinaio di partecipanti con delegazioni di lavoratori dell’Inps, del trasporto pubblico locale, della Fiat di Pomigliano, dei precari della scuola, degli insegnanti e con rappresentanze dei sindacati di base dell’USB, dei Giovani Comunisti del Prc, dei Centri Sociali. Il filo conduttore degli intervenuti è stato unico: come costruire l’opposizione sociale al governo Monti, nella realtà napoletana e campana a partire da un coordinamento delle vertenze del mondo del lavoro.
Le politiche dell’attuale governo stanno provocando recessione, disoccupazione e drastici tagli alla spesa sociale;i diritti del mondo del lavoro sono stati cancellati con l’abolizione del contratto unico nazionale e dell’articolo 18 che tutelava i licenziamenti senza giusta causa e l’allungamento dell’età pensionabile a 67 anni.
La sanità, l’istruzione e i trasporti sono fortemente messi in discussione. Le aziende di trasporto pubblico locale a partire da quelle municipalizzate napoletane (ANM e Metronapoli) sono sull’orlo del fallimento, così come quelle regionali, che sono in una condizione disastrosa. Infatti, nel corso dell’assemblea, è stato denunciato che la manutenzione alla rete ferroviaria non si effettua più, tanto che si è verificato , proprio ieri,un deragliamento di un treno della Cumana (una ferrovia regionale che collega il capoluogo partenopeo all’area flegrea).
Molti interventi di lavoratori di società partecipate degli enti locali hanno denunciato che i tagli del Governo stanno provocando l’estinzione dello stato sociale ‘municipale’, con migliaia di licenziamenti e la chiusura di servizi sociali. Nella scuola stessa musica; l’aumento delle ore d’insegnamento per ogni singolo professore sopprimerà moltissime cattedre. Per non parlare di FIAT, Fincantieri, Ergom e dell’industria manifatturiera pubblica privata e napoletana che è letteralmente in agonia, senza prospettive e tutele.
La consapevolezza di tutti i partecipanti all’assemblea napoletana è forte:il 27 ottobre, la giornata del No Monti Day rappresenta la prima tappa di un percorso lungo per ricostruire una stagione di lotta contro il liberismo, contro il governo dei professori e la ’strana’ maggioranza politica che lo sostiene.

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tutte le informazioni sulla manifestazione nazionale del 27 ottobre su: www.nomontiday.it

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