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Bologna respinge Renzi

Non c’è città in cui il Pd e soprattutto il premier più reazionario degli ultimi anni non ricevano dure contestazioni. Ieri sera a Bologna Renzi ha partecipato alla chiusura della campagna elettorale in vista delle elezioni del consiglio regionale emiliano romagnolo di domenica.
La contestazione, lanciata da Ross@ Bologna e dalla campagna Noi restiamo, ha visto la partecipazione di oltre trecento persone tra studenti, collettivi, attivisti dell’Usb e di Asia-Usb. 

Del fango è stato versato ai piedi del Paladozza, davanti al cordone di polizia dispiegato per difendere il palazzetto e i simpatizzanti del PD regionale perchè, come recitava lo striscione di Rossa e Noi restiamo “Gli argini si sono rotti, il vostro fango vi seppellirà” allundendo chiaramente anche alle recenti alluvioni che hanno messo in crisi migliaia di persone. 

Le elezioni di questa domenica sono un ulteriore passaggio elettorale che il partito a guida renziana ha una estrema necessità di vincere, ora che la macchina mediatica messa in piedi inizia a scricchiolare. Se da una parte la Ue richiede manovre sempre più drastiche accusando Renzi di eccessiva morbidezza, dall’altra il consenso tra i lavoratori si assottiglia giorno dopo giorno.

Ma le elezioni in Emilia potrebbero essere un boomerang: l’ultimo governatore, Vasco Errani, si è dimesso per una condanna di falso ideologico, per aver fornito false informazioni durante un’inchiesta su un finanziamento regionale di un milione di euro a favore della cooperativa del fratello.
Inoltre la grande protagonista della campagna elettorale è stata l’inchiesta ‘spese pazze’ in cui sono indagati 41 membri del consiglio regionale per peculato, avendo utilizzato i rimborsi per usi personali, viaggi, cene, fino a episodi ben più imbarazzanti.
Diversi osservatori sono convinti che le urne possano rimanere parecchio vuote. In una regione in cui il Pd e gli ex Pci sono abituati a governare, una sconfitta sarebbe un problema immenso, così come una astensione massiccia. Per noi rappresenterebbe un’occasione per ragionare su una prospettiva politica forte e di massa, che non cerchi voti per sedere su poltrone che non contano più nulla, bensì che sappia organizzare e portare i lavoratori ad un drastico cambiamento delle “regole del gioco”.

Se lo slogan di Renzi era “La speranza batte la rabbia”, lo slogan dei manifestanti è stato “La nostra speranza è la nostra rabbia”, e la rabbia di tutti quelli in presidio che hanno gridato la vergogna di un partito, il “partito della nazione”, che non fa che difendere gli interessi dei grandi industiali e di un premier che non è che il burattino mandato dall’Unione Europea per applicare i suoi diktat. La conseguenza della politica renziana nella società non ha portato finora altro che repressione e disagio sociale, dalla ultra-precarizzazione del lavoro sancita con il Jobs Act, alla ultra-precarizzazione dell’abitare sancita con il decreto Lupi e ancora lo smantellamento dei diritti sindacali, la definitiva benedizione delle privatizzazioni e della speculazione edilizia. 

Dopo un’ora di presidio sotto il Paladozza, sede della convention democratica, i manifestanti hanno dato vita ad un corteo selvaggio sfilando per il centro, durante il quale una sede del Pd è stata oggetto della rabbia dei manifestanti.  

“Non ci fanno paura” ha risposto Bonaccini, candidato PD a presidente della Regione, commentando il lancio delle uova contro la sede e la segnalazione di una vetrinetta andata in frantumi. 

La moda mainstream li chiama “gli antagonisti”, ma probabilmente non sono loro a dover fare paura al potere forte dell’Emilia Romagna e del Paese intero: è l’enorme massa di lavoratori senza prospettiva, di migranti senza diritti, di studenti senza futuro che dovrebbe spaventare seriamente questi signori, perchè questo vorrebbe dire accorgersi che un problema sociale nel nostro Paese esiste, sta crescendo, si sta organizzando e sta mettendo al primo punto la propria dignità.

Vedi anche quanto accaduto ieri a Parma dove è stato contestato Renzi

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