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Roma. Il “protocollo” della giunta Raggi sulla casa consacra la guerra ai poveri

Giovedì  8 febbraio 2018 la delegazione di ASIA-USB ha abbandonato nella fase iniziale il tavolo con le parti sociali convocato a nome della giunta capitolina dall’assessore al Patrimonio e alle Politiche Abitative del Comune di Roma, Rosalba Castiglione, per la sottoscrizione di un protocollo di accordo sulle politiche abitative della capitale.

Il testo del protocollo in questione non accoglie in maniera soddisfacente alcuno dei punti sostanziali sollevati dalle lotte sociali per l’abitare nella città di Roma negli ultimi lustri e proposti da ASIA-USB nella sua piattaforma che proprio ieri, nelle stesse ore, veniva ribadita alla Regione Lazio nel quadro delle giornate di mobilitazione per un piano-casa nazionale.

Il protocollo proposto dall’ass. Castiglione, all’opposto, dopo avere paradossalmente elencato tutti gli elementi che configurano la questione delle politiche abitative come grande questione sociale propone misure che promuovono il primato degli interessi speculativi e configurano la dismissione di ogni traccia di vocazione delle politiche pubbliche a intervenire attivamente a tutela degli interessi sociali di fronte ai meccanismi del mercato.

Non solo si finalizza il “monitoraggio” del “sistema abitativo romano pubblico e privato” a “interventi di edilizia sovvenzionata di housing sociale e privata” così riabilitando quel sistema di scambio con i poteri forti del mattone e della finanziarizzazione sulla pelle di chi subisce l’emergenza abitativa contro il quale chi oggi governa la città di Roma ha preso i voti dei cittadini; ma in una frase tanto priva di costrutto grammaticale quanto significativa si invoca l’uso di “tutti gli strumenti esistenti” al fine di “favorire l’immissione sul mercato da parte di piccoli e grandi proprietà, che sono in possesso di alloggi invenduti, a mettere a disposizione (?) unità immobiliari per affrontare nell’immediato l’emergenza abitativa della capitale”. Nessuna presa di responsabilità dell’amministrazione capitolina in un rilancio della funzione sociale del patrimonio pubblico e in interventi concreti di modificazione dei processi speculativi sulle locazioni: bensì al contrario la sovrapposizione del piano-casa con quel “rilancio del mercato” evocato già dalla sindaca Raggi all’indomani della mattanza di via Curtatone, alla quale pure ci si riferisce in premessa del protocollo proposto con la dizione “tenuto conto dei recenti violenti episodi di sgombero”.

Il protocollo stesso prosegue esplicitando “la possibilità di riaprire i bandi speciali”, appunto riaprendo la strada a quel mercato dell’emergenza e del denaro pubblico che si era promesso di lasciare alle spalle con le sue zone d’ombra. E mentre nulla si dice sul disatteso esercizio degli strumenti legali di competenza del Comune a tutela delle decine di migliaia di condomini e inquilini truffati nei Piani di Zona né tanto meno sul recupero del patrimonio alloggiativo inutilizzato che vi giace, la sola traccia di pianificazione riposa sull’evocare la “previsione” di “una quota di alloggi ERP, convenzionati e sociali” (posti ancora una volta significativamente sullo stesso piano e in una forma indeterminata) in “tutti i programmi” attuativi della legge regionale n. 7 dell’8 luglio 2017 per la Rigenerazione urbana e per il recupero edilizio: salvo che al tavolo l’associazione dei costruttori, l’ACER, ha sollevato immediate obiezioni rivelando così l’assenza di una consultazione efficace preventiva da parte dell’amministrazione che desse qualche sostanza a quest’ipotesi fumosa, mentre è toccato alla delegazione di ASIA-USB ricordare la priorità dei vincoli alla tutela del territorio e contro il consumo di suolo che dovrebbe avere qualsiasi politica edilizia in una metropoli come Roma e tanto più se diretta alla rigenerazione urbana.

Addirittura, mentre prosegue con sfratti e sgomberi indiscriminati una folle corsa ad alimentare la guerra tra poveri sul disastrato e insufficiente patrimonio di edilizia residenziale pubblica, il protocollo proposto dall’ass. Castiglione dispone una “azione di contrasto a tutte le situazioni di irregolarità e/o morosità anche attraverso convenzioni con l’Agenzia delle Entrate e le società fornitrici dei servizi (ACEA ecc)” così persino travalicando il già vergognoso dettato dell’articolo 5 della Legge Lupi e legittimando un’aberrante e incostituzionale misura di rappresaglia della proprietà pubblica e privata sugli stessi diritti fondamentali di esistenza e sui beni comuni, con buona pace del referendum del 2011, a parte un generico indirizzo ad agirla “tenendo conto delle condizioni reddituali delle famiglie conseguenti alla crisi e tutelando le situazioni di particolare disagio”.

Quanto al già echeggiato tema del “co-housing” il testo proposto dall’amministrazione capitolina prevede un “approfondimento comune che verifichi la fattibilità di un piano sperimentale rivolto in via prevalente a persone anziane sole, studenti fuori sede e migranti utilizzando anche lo strumento del frazionamento e razionalizzazione del patrimonio pubblico”: cioè in una sola aleatoria formulazione si introducono lo stravolgimento delle regole di gestione alloggiativa del patrimonio ERP e la privazione dell’uguglianza dei diritti alle persone migranti, le esigenze dei cui nuclei famigliari finiscono equiparate a quelle di autoctoni singoli!

Ma al tavolo di ieri la delegazione di ASIA-USB nemmeno ha dovuto entrare nel merito di questi punti: perché in apertura del confronto ha anzitutto sollevato la questione di metodo e di merito implicata dalla previsione nel testo del protocollo della “sottoscrizione delle convenzioni per l’applicazione delle Delibere Regionali per l’emergenza abitativa di Roma Capitale DGR 18/2014, 110/2016 e 303/2017 così come rimodulate dall’Amministrazione Capitolina per superare i limiti di inapplicabilità”. ASIA-USB ha rilevato che lo schema di convenzione allegato dall’ass. Castiglione non solo non sana il contenzioso sull’interpretazione normativa di quelle delibere che gli uffici comunali hanno per tre anni surrettiziamente sollevato ma, ribadendo in maniera rivelatrice la “ottemperanza” alla “Deliberazione Commissariale di Roma Capitale n. 50/2016” ossia la delibera Tronca che per prima appunto bloccò l’applicazione della delibera regionale, addirittura esclude definitivamente da ogni diritto di accesso all’ERP  l’interezza della popolazione abitante nelle occupazioni riconosciute in delibera quali contenitori di emergenza abitativa: si prevede infatti di utilizzare le risorse, a partire dai 40 milioni resi disponibili al Comune dalla Regione per la prima fase di attuazione del Programma straordinario per l’emergenza abitativa, per acquisire alloggi i cui assegnatari verrebbero individuati solo “tra coloro che siano presenti in posizione utile nelle graduatorie dei Bandi generali per l’assegnazione degli alloggi ERP anno 2000 e anno 2012”, peraltro ulteriormente restringendo le acquisizioni e le assegnazioni degli alloggi in quanto si specifica che “dovranno essere prioritariamente destinati (…) a coloro che risultano essere in posizione utile nella graduatoria Bando generale anno 2000 affinché vi sia il totale scorrimento della stessa”; mentre “per i nuclei residenti negli immobili adibiti impropriamente ad abitazione, cui alla summenzionata Deliberazione n. 50/2016 occupati entro la data del 31.12.2013, sarà prevista ulteriore convenzione relativa ai livelli assistenziali da erogare da parte della Regione Lazio e di Roma Capitale” che “sarà parte integrante della presente anche alla luce dei recenti provvedimenti ministeriali”, il che tradotto significa nient’altro che stravolgere definitivamente la norma regionale cercando in qualche modo di soddisfare la lettera della direttiva Minniti per potere procedere indiscriminatamente agli sgomberi di tutte le occupazioni.

La delegazione ASIA-USB ha sottolineato che ancora più grave è la decurtazione del diritto acquisito e inequivocabilmente stabilito dalle norme regionali all’assegnazione di alloggi ERP per quanti “alloggiano presso i Centri di Assistenza Alloggiativa (CAAT)”, laddove la convenzione prevede che “potranno essere assegnati alloggi di ERP nel rispetto delle posizioni utili nelle graduatorie generali per l’assegnazione in locazione di cui ai bandi 2000 e 2012” dunque introducendo un dispositivo di esclusione inaccettabile e illegale.

Di fronte a tali osservazioni l’ass. Rosalba Castiglione ha risposto qualificando la proposta di convenzione come “intangibile” e anzi precisando che l’amministrazione capitolina intende “soprattutto tenere ferma questa posizione”, che con notevole quanto involontario senso dell’umorismo ha addirittura ascritto agli “impegni presi in campagna elettorale dal Movimento 5 Stelle”. La delegazione di ASIA-USB ha perciò deciso di non legittimare oltre con la propria presenza un tavolo convocato su un protocollo-capestro: come peraltro hanno convergentemente concluso anche le altre rappresentanze dei movimenti e delle maggiori associazioni sindacali di abitanti.

Ora più che mai è necessario che forti e incisive mobilitazioni pongano l’amministrazione capitolina di fronte al peso delle sue scelte e rilancino la lotta complessiva per il diritto all’abitare e a una città a misura dei diritti sociali invece che degli interessi di pochi.

  • Asia-Usb; Comitato Bibulo 13

 

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1 Commento


  • antonio iacone

    non si capisce niente

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