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Potere al Popolo. Il Prc ritira la sua proposta di Statuto e non partecipa al voto

Nella serata di ieri (venerdì 5 ottobre), alla vigilia del voto tra gli aderenti di Potere al Popolo, è arrivato il comunicato sottoscritto dai membri del Coordinamento nazionale di Potere al Popolo firmatari della proposta di secondo Statuto – Uno Statuto di tutte e di tutti – nel quale si annuncia il ritiro della proposta di statuto e l’invito a non partecipare alle votazioni che comunque si terranno a partire da oggi, sabato 6 ottobre, e dureranno fino a martedi 8 ottobre alle 22.00.

I firmatari del comunicato sono in larga parte dirigenti nazionali o locali del Prc. E’ evidente come su questa decisione pesino non tanto la discussione interna a Potere al Popolo, quanto le lacerazioni intervenute nel corpo stesso del Prc. Oggi infatti a Firenze si riuniscono i circa 200 dirigenti nazionali e locali che da mesi sparano a palle incatenate contro la segreteria del partito, “colpevole” di aver accettato il percorso di Potere al Popolo (almeno fino a ieri) e di non aver imposto dentro Pap la linea della costruzione di un non meglio precisato “quarto polo della sinistra”, in interlocuzione con quanto resta di Leu e di altre esperienze residuali di quel mondo.

Lo scarto prodotto da Potere al Popolo in questi mesi – lo vediamo tutti i giorni sui territori – ha via via fatto saltare i tentativi di prendere tempo, rinviare ogni decisione e minima strutturazione unitaria, in evidente attesa che “qualcosa” si delineasse fuori da Pap per poterlo poi condizionare.

La discussione sullo Statuto è diventata così motivo di preoccupazione persino esagerata, anche se è evidente che ci sono visioni divergenti sulla natura, la funzione e l’indipendenza politica di Potere al Popolo come soggetto attivo. E far confrontare su queste visioni il popolo degli aderenti al movimento contiene obiettivamente il rischio di vincere, ma anche quello di perdere. Com’è normale in politica.

Non ci sembra una semplice coincidenza che la decisione di ritirare la propria bozza di statuto e non partecipare al voto sia arrivata alla vigilia di un appuntamento “rilevante” nella dinamica interna al Prc, ossia la riunione di circa 200 dirigenti nazionali e locali in aperto dissenso con la segreteria di quel partito e con il percorso di Potere al Popolo.

Una riunione che, anche a occhi miopi, sembra l’annuncio di una possibile – ennesima, ripetitiva, microscopica – scissione. E’ comprensibile che ci si preoccupi di evitarla, naturalmente. Meno accettabile è che questo tentativo avvenga “scaricando” sul percorso unitario – secondo una dinamica che “va al contrario” – tensioni e problemi che nascono in un altro ambito.

Potere al Popolo è nato dichiarando di voler fare “tutto al contrario” rispetto a quanto visto e avvenuto in questi anni di palude, in cui quasi ogni segnale di vita “alternativo” è andato annegando. La cosa non poteva che provocare scossoni e cambiamenti.

Ad alcune compagne e compagni questo può sembrare negativo, ma la realtà ci impone di accettare la sfida e misurarci con quanto abbiamo davanti nel paese e nel resto del mondo: una situazione diversa dal passato e che richiede adeguamenti, militanze e visioni che con questa si misurino.

Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato il documento dei membri del Coordinamento nazionale firmatari dello Statuto “Indietro non si torna”.

https://contropiano.org/news/politica-news/2018/10/04/indietro-non-si-torna-la-nuova-versione-dello-statuto-1-emendata-dalle-assemblee-territoriali-0108205

Per consentire a tutte le lettrici e i lettori di Contropiano di fare le proprie valutazioni, pubblichiamo qui di seguito il comunicato con cui i firmatari annunciano di ritirare la propria proposta e ritirarsi dalle votazioni sullo Statuto dentro Potere al Popolo.

Ogni limite ha una pazienza”
PERCHE’ RITIRIAMO LO STATUTO E NON PARTECIPIAMO AL VOTO

Oggi è stata rifiutata la pubblicazione sul sito del testo di presentazione allo “Statuto per tutte e tutti”, creando una evidente e inaccettabile condizione di disparità tra i due statuti di fronte alle/gli aderenti: il primo statuto aveva da tempo pubblicato, abusando ancora una volta del monopolio sulla gestione di sito e pagine social. Inoltre sul sito vi è, poi, una ricostruzione falsa del coordinamento di lunedì scorso, che attribuisce a noi – che abbiamo sempre chiesto di poter votare su un solo statuto emendabile – la responsabilità di andare al voto su due statuti contrapposti. E’ davvero troppo.
In qualità di firmatari/e del secondo statuto, pertanto, comunichiamo la nostra decisione di ritirarlo e di non partecipare a una consultazione on line per la quale mancano i requisiti minimi di agibilità democratica. Non bastava aver imposta una votazione assurda su statuti contrapposti, rifiutando di far esprimere le/gli aderenti sulla modalità di voto, come noi avevamo proposto. Non bastava aver rifiutato un breve differimento della data del voto; si procede senza tenere conto che migliaia di persone non riescono ancora a padroneggiare la piattaforma, alcune nemmeno ad entrarci, e che non si conoscono le regole che presidierebbero alla definizione del risultato del voto.

La pazienza unitaria ha un limite. Di fronte a questi scelte non possiamo che prendere atto che non vi sono le condizioni per una consultazione informata, seria, autenticamente democratica. Invitiamo le compagne e i compagni di quella che si è configurata come la “maggioranza” del coordinamento a rinviare la consultazione on line e a concordare una convocazione del coordinamento stesso per ristabilire un quadro di regole condivise. Invitiamo le compagne e i compagni che come noi si riconoscono nel Manifesto fondativo di Potere al popolo! a non partecipare alla votazione che inizia domani.

Marina Boscaino, Maurizio Acerbo, Enzo Di Salvatore, Paolo Ferrero, Roberto Morea, Roberto Musacchio, Vincenzo Riccio, Ivan Cazzaniga (Milano), Francesco Campolongo (Cosenza), Dino Greco (Brescia), Pino Rando (Genova).

Entrare nel merito delle “critiche” qui avanzate sarebbe facile, ma anche inutile. Se la preoccupazione principale è quella tenere unito il Prc, non c’è argomentazione o ricostruzione che possa distogliere da quell’obbiettivo. Auguriamo naturalmente che riesca (nessuno sente il bisogno di disperdere altre energie militanti) e attendiamo con la consueta pazienza di vedere il risultato.

La casa comune di Potere al Popolo è sempre aperta, come sanno tutti quelli che stanno lavorando per costruirla. Un po’ più di rispetto per chi vuole abitarla e ingrandirla ci sembra però doveroso.

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6 Commenti


  • Roberto

    Ottusi ed incapaci di aprirsi al rinnovamento,questa è ormai la segreteria di quello che per anni è stato il mio partito e che lascio senza rimpianti.Avanti cosi e rimarranno solo dirigenti attaccati alla poltrona mentre i compagni militanti da una vita se ne andranno e di certo non ci saranno giovani che vorranno aderire ad un progetto vecchio e senza idee come stà finendo PRC.


  • Catia

    Non capisco.non vi capisco compagni.forse sono ingenua.O forse voi non dite tutto.ancora divisioni, conflitti.Intanto la destra avanza pericolosamente.La destra è avanzata grazie alle politiche scellerate del centro sinistra del PD ma ora noi diventiamo colpevoli grazie alle continue divisioni.Continuero’ad essere antifascista ora più che mai ma sono addolorata e anche molto incazzata per questa sinistra che ho sempre sostenuto che non è capace a stare insieme a superare i conflitti interni.Ma quali sono Cristo? Fatemi capire!Sono stanca dell’autoreferenzialita’’ ci certa sinistra.la destra avanza e anche voi ora vi dovete assumere la vostra responsabilità,che delusione compagni.


    • Redazione Contropiano

      Capiamo naturalmente la tua sofferenza, che è spesso anche la nostra. Come puoi verificare anche da sola, su questo giornale non c’è stata finora una sola parola contro nessuna delle organizzazioni classiche della “sinistra” che hanno partecipato a Potere al Popolo. Riteniamo sia una misura di profilassi minima, per evitare conflitti e divisioni inutili.
      Così non è stato per altri (basta leggere siti e messaggi social, fin dall’inizio di PaP), ma questo non fa che confermare che il conflitto attuale sia una necessità solo per chi – se organizziamo davvero la “rappresentanza politica del nostro blocco sociale” (ossia il radicamento delle lotte e tra la gente, che è ancora più importante della “rappresentanza elettorale”) – pensa non ci sia più posto per lui. Sbagliando.
      C’è un modo di “far politica” che ci ha portato fin qui- E quel modo va superato, dimenticato, cancellato. Le persone e persino le oraganizzazioni possono e debbono restare, se ne sono capaci.
      Ma bisogna cambiare logica, sennò c’è solo la morte.


  • maurizio

    Pap è la risposta al futuro della Sinistra 4.0 Prc la negazione dell’accettazione che nulla deve essere come prima


  • Fabrizio

    Scusate compagni, ma siete fin troppo teneri con rifondazione, partito di un colpo al cerchio, governare con il PD e la sinistra liberista ed uno alla botte, strumentalizzare i movimenti per i loro loschi fini elettoralistici e istituzionali. Da uno che e’ stato ministro del governo Prodi massimo esponente dell’eurocrazia capitalista e delle politiche di privatizzazione dello stato sociale che c’e’ da aspettarsi? Non accettano di andare in minoranza e quindi fanno il gioco sporco e disonesto della mistificazione.


  • michele castaldo

    Ancora una volta volano gli stracci (come si dice a Roma). La testardaggine a mettere sé stessi al centro dell’universo piuttosto che il movimento reale ha caratterizzato gran parte quanti si sono richiamati al comunismo, dunque niente di nuovo sotto il sole da questo punto di vista.
    Perché definirsi comunisti se si agisce in funzione delle proprie idee piuttosto che degli interessi di chi si vorrebbe rappresentare? Ma che ci fanno ancora fra i piedi certi personaggi che farebbero bene a vergognarsi piuttosto che ripresentarsi a ogni occasione?
    Michele Castaldo

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