Permetteteci di presentarvela con poche parole sul metodo e sui merito.
Sul metodo: siamo arrivati alla stesura della prima bozza dopo l’assemblea nazionale di Napoli sull’“Organizzazione”, una decina circa di riunioni del gruppo statuto che si sono avvalse anche di uno studio comparato degli statuti di organizzazioni analoghe e di contributi sul tema inviati da singoli e territori, e soprattutto dopo l’assemblea nazionale di Grosseto ancora sull’“Organizzazione”, che ha visto la partecipazione di circa 600 persone e 45 interventi che hanno espresso la loro opinione sui lavori del gruppo statuto.
Abbiamo cercato di interpretare quelle indicazioni e combinarle con le notizie e le idee che provenivano dai territori, con quello che siamo ora più che con i modelli astratti che ognuno di noi ha in testa.
La bozza è stata quindi sottoposta per tutto il mese di settembre al dibattito in rete e nelle assemblee. Oltre 70 assemblee hanno preso parola: di queste, circa 42 assemblee si sono al momento espresse per lo Statuto 1 “Indietro non si torna”.
Ma anche altre che hanno chiesto che si arrivasse a uno “statuto unico” hanno offerto spunti di riflessione che ci hanno permesso di mediare alcuni aspetti del nostro statuto con lo Statuto 2. Abbiamo quindi raccolto tutti i testi e gli emendamenti, alcuni davvero minuziosi, e li abbiamo discussi, incrociati, elaborati.
Abbiamo valutato di accogliere tutti gli emendamenti che si ripetevano di frequente, altri che invece erano simili li abbiamo mediati fra loro, altri invece che erano in contrasto li abbiamo fatti decadere, perché soddisfare uno avrebbe voluto penalizzare qualcun altro, oppure li abbiamo ponderati, in base al numero di assemblee e alla loro grandezza e attività.
Ci sembra di essere arrivati a una nuova versione davvero convincente, più corposa e precisa, e per questo ringraziamo le compagne e i compagni dei territori che hanno fatto un gran lavoro!
Segnaliamo le principali novità di questa versione:
1. l’enunciazione del carattere sperimentale dello Statuto, che sarà messo a verifica fra un anno e sarà modificato, implementato grazie al contributo dei territori e dell’esperienza concreta che ci troveremo a vivere;
2. le norme su come si modifica lo Statuto, colpevolmente dimenticate in prima battuta;
3. l’abbassamento del numero aderenti per costituire un’assemblea territoriale e allo stesso tempo le norme per coordinare le assemblee su uno stesso territorio;
4. la possibilità di chiamare assemblee regionali per conoscersi e intervenire su lotte a livello regionale;
5. un’ampia precisazione sui gruppi di azione;
6. la modifica dell’elezione della Commissione di Garanzia;
7. una forte sottolineatura delle Case del Popolo e del mutualismo;
8. la previsione di fine del mandato per i portavoce;
9. le norme perché chiunque possa fare parte della lista nazionale che permette di accedere al Coordinamento;
10. l’inserimento della decisionalità a 2/3 in prima battuta per le questioni importanti, al fine di confermare la pratica del consenso, che è quella che abbiamo scelto, ma senza paralizzarci all’infinito.
Pensiamo che in questo Statuto siano tracciate le linee di un’organizzazione mai vista in Italia, che si basi sulla partecipazione diretta, sulla riduzione al minimo della distanza fra “dirigenti” e “base”, su procedure di controllo trasparenti.
Un’organizzazione che rende protagonista chi fa, che premia l’impegno e le capacità più che la fedeltà, che ci permette di essere più compatti e più veloci, che introduce per la prima volta al servizio di un movimento popolare una piattaforma informatica, come accaduto già in tutta Europa.
Un’organizzazione che cerca di fare il contrario di quello che si è fatto in questi anni: di essere coesa al centro e di avere grande apertura verso l’esterno, strutture intermedie leggere, per evitare burocratizzazioni, ma molto “pesanti” sui territori, dove cerchiamo di radicarci. Un mix fra dinamismo di movimento e autorganizzazione territoriale con elementi però di centralizzazione sui temi politici, sugli strumenti e sulla comunicazione complessiva.
Chiaramente, non pensiamo che questo Statuto sia perfetto. D’altronde nessuno Statuto lo è. Nelle carte crediamo quanto basta. Il successo e l’utilità di un’organizzazione politica non è assicurato dalle belle parole che scrive nei suoi testi sacri, ma dalle decisioni concrete che prende, da quello che materialmente fa, da come viene percepito dai soggetti a cui si vuole rivolgere, dalla qualità dei suoi militanti.
Noi funzioneremo bene se osserveremo queste regole, certo, ma funzioneremo bene soprattutto se sapremo essere uniti, ascoltarci, rispettarci, imparare l’uno dall’altro, credibili per i tanti che sono fuori dalla lotta.
Quello che è certo è che ora, dopo quasi un anno di vita, abbiamo bisogno di un minimo di regole, proprio per concentrarci al massimo sulla nostra attività verso l’esterno – infatti quello che di sicuro non ci possiamo permettere è di essere troppo assorbiti dal dibattito interno e non farci sentire contro le ingiustizie politiche e sociali.
Sapendo però che le regole, se non funzionano, si cambiano. Per cui iniziamo a usare questo Statuto, a metterlo alla prova di un anno di mobilitazioni, e vediamo in quale parte non tiene, dove si rivela superfluo, dove mancante.
Capiamo se e quanto riusciamo a crescere, e dunque se e quanto avremo bisogno di rinforzare la struttura. Ma continuiamo, soprattutto, a fare, a produrre intervento. Perché se non giochiamo la partita, se non osiamo, se non sperimentiamo, non potremo mai sapere cosa ci serve e cosa no, cosa piace e cosa no.
Grazie ancora una volta a tutte e tutti per questo sogno che ci stiamo regalando.
Potere al Popolo!
I proponenti dello Statuto 1 “Indietro non si torna” in seno al Coordinamento Nazionale
Franco Bartolomei, Sergio Cararo, Viola Carofalo, Mauro Casadio, Carla Corsetti, Daniela Cortese, Giorgio Cremaschi, Marina De Felici, Ornella De Zordo, Nicoletta Dosio, Giulia Falcone, Gianpiero Laurenzano, Francesco Piccioni, Francesco Piobbichi, Salvatore Prinzi, Antonia Romano, Beniamino Simioli; e gli esponenti delle assemblee territoriali presenti nel Coordinamento Nazionale: Ilaria Boniburini (Venezia), Stefano Carosino (Parma), Giovanni Ceraolo (Livorno), Damiano Cucè (Catania), Giovannino Deriu (Cagliari), Pasquale Di Candia e Teresa Recanati (Molfetta), Roberta Maltempi (Bergamo), Marco Rossi (Mantova), Alessia Stelitano (Reggio Calabria), Lorenzo Trapani (Bologna), Davide Trezza (Salerno).
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Bacciardi
Rimango incredulo dell mancanza di modifiche all prima parte dello statuto. Soprattutto la mancanza di ogni riferimento al marxismo.