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Il governo cede: sbloccati i fondi per le periferie

“Abbiamo vinto una battaglia, una battaglia condotta non soltanto dai sindaci ma da milioni di cittadini, quelli che vivono nelle periferie, ai quali avevamo promesso un’operazione di ricucitura urbanistica e sociale che forse non avevano mai avuto. La compattezza dei sindaci, insieme al sostegno delle Regioni e delle forze parlamentari, hanno avuto ragione del governo”. Queste sono state le affermazioni da poco rilasciate alla stampa da Antonio Decaro, sindaco della città metropolitana di Bari e presidente dell’ANCI dal 2016 con le quali ha annunciato ieri l’intesa raggiunta sui fondi per le periferie, ratificata in conferenza unificata al ministero per gli Affari regionali.

L’accordo sarà recepito in legge di bilancio” rilancia Roberto Pella, vicepresidente vicario dell’associazione “e per effetto di essa, riprendono le relazioni istituzionali tra governo e Comuni interrotte da un mese”. L’Associazione dei Comuni infatti lo scorso settembre aveva abbandonato il tavolo delle trattative in sede di Conferenza Unificata, in forte polemica con l’ esecutivo per lo stralcio dell’ultima tranche dei finanziamenti avvenuto nel decreto Milleproroghe (finanziamenti previsti dai governi Renzi e Gentiloni, n.d.a).

L’Anci in sostanza avrebbe, dopo un confronto aspro e una trattativa prolungata, raggiunto un obiettivo fondamentale: il ripristino della disponibilità per 96 sindaci e dei responsabili dei progetti in 326 comuni di una cifra ammontante a un miliardo e 600 milioni di euro da destinare a quegli interventi per le periferie che avevano fortemente rischiato lo stop. Pertanto i cantieri per le opere previste in diverse città italiane non si bloccheranno e i lavori potranno essere completati. “I fondi per gli investimenti sono gli stessi che ci sono sempre stati – conclude il presidente dell’Anci – ci saranno anche i rimborsi di tutte le spese sostenute. Muovendoci compatti e sapendo di rappresentare le nostre comunità, onoreremo l’impegno preso con i cittadini”.

 Non sono mancate le reazioni positive alla notizia, in primis da Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo che in questi giorni aveva organizzato nel capoluogo siciliano una mostra multimediale dei  96 progetti che erano stati finanziati con il Bando Periferie e successivamente bloccati. Proprio Orlando, promotore di un primo documento unitario contro la manovra del governo, afferma: “si tratta di un’importante vittoria per cui esprimiamo grande soddisfazione e per cui ringraziamo i tanti sindaci italiani che a Palermo, durante la manifestazione Milleperiferie, in rappresentanza dei propri cittadini e dei loro interessi,hanno sottoscritto un documento condiviso contro il blocco dei fondi per le periferie” . “Un traguardo rilevante” continua Orlando “ per tutte le amministrazioni comunali che potranno continuare a pianificare investimenti con effetti a lungo termine e con un occhio attento allo sviluppo sostenibile, migliorando la qualità della vita dei cittadini, creando opportunità di impresa e occupazione e coprendo anche le spese che hanno già sostenuto o si sono impegnati a sostenere nel 2018”.

Come diciamo dall’inizio di questa vicenda il governo avrebbe trovato una soluzione e così è stato”, avrebbe invece affermato Erika Stefani, ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie. 

Il governo giallo-verde aveva finora giustificato formalmente lo stop con la pretesa di rispettare una sentenza della Corte costituzionale, la 74 del 2018, che stabilisce che serve un’intesa con gli enti territoriali (quindi le Regioni) nell’assegnazione dei fondi e che non si può intervenire solo su richiesta del Comune.

A fronte della insussistenza di interventi infrastrutturali di rilievo nei provvedimenti economici finora varati, il ripristino dei fondi previsti dal Bando Periferie darà un po’ di ossigeno a molti comuni i quali potranno dare avvio o continuare i lavori finalizzati alla riqualificazione di aree marginali o periferiche. Il pericolo dietro l’ angolo per molti di loro, fortunatamente rientrato, era poi quello di essere costretti alla pericolosa iscrizione di debiti fuori bilancio perché molti interventi erano già stati autorizzati ed espletati dalle ditte ed i pagamenti però non ancora effettuati appunto per la (ormai) temporanea sospensione dei fondi in questione.

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