L’Ufficio Parlamentare di Bilancio ha reso noti i suoi calcoli per chi dovesse utilizzare il pensionamento anticipato, che il governo chiama quota 100 e superamento della legge Fornero. Secondo l’UPB il taglio all’assegno pensionistico dovrebbe essere dal 5 al 34% a seconda degli anni di anticipo del pensionamento rispetto a quelli previsti dalla legge. Un bel salasso, mediamente di un quinto della pensione; il che vuol dire 2 o 300 euro di assegno pensionistico in meno ogni mese per pensioni mensili di 1500 euro.
Salvini da giorni nega che ci siano tagli sulle pensioni anticipate e anzi fa lo stupito, domandando da quale complotto nasca questa storia delle penalizzazioni. Nasce dai meccanismi stessi della legge Fornero, che il governo, contrariamente agli impegni presi con gli elettori, non abolisce affatto, anzi conferma.
La legge Fornero come si sa ha innalzato molto l’età della pensione, che nel 2019 arriverà a 67 anni e poi aumenterà ancora. Ciò che meno si conosce è che la Fornero ha reso ancora più micidiale il sistema di calcolo contributivo della pensione, instaurato da Dini nel 1995 e peggiorato da Sacconi nel 2009. Secondo questo sistema, prima si va in pensione rispetto all’età di legge, più si è penalizzati. Penalizzati non soltanto e ovviamente perché se si va in pensione con 38 anni di contributi l’assegno è più basso che se si va con 40. Ma anche perché 38 anni di contributi a 62 anni VALGONO MENO di 38 anni di contributi a 67 anni di età.
noltre il folle meccanismo automatico di innalzamento dell’età pensionabile in rapporto all’incremento dell’aspettativa di vita, agisce anche sui coefficienti di calcolo della pensioni. Ogni tre anni, succederà di nuovo proprio nel 2019, i coefficienti di calcolo vengono tagliati e la penalizzazione aumenta.
Tutti questi meccanismi non vengono minimamente toccati dal governo, che all’interno di essi semplicemente apre una finestra per chi raggiungerà 62 anni di età e 38 di contributi.
Non una vera quota 100, ma un prepensionamento limitato nel tempo per alcune categorie ben definite di lavoratori, soprattutto impiegati di grandi aziende, banche e pubblica amministrazione. Queste persone andranno, o verranno mandate, in pensione prima non superando, ma CONFERMANDO tutti i meccanismi della legge Fornero, quindi con tutte le penalizzazioni da essa previste.
Se non si abbassa per tutte e tutti l’età di legge della pensione, se non si blocca il meccanismo automatico che lega quell’età all’aspettativa di vita, se non si rivede il sistema di calcolo, ogni pensionamento anticipato sarà sempre una pensione tagliata.
È ridicolo che Salvini ora si stupisca, dimostrando così di non conoscere la legge che voleva abolire. A lui si può ben rispondere: “È la legge Fornero bellezza, e tu non hai fatto niente per cambiarla davvero”.
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Giordano Bruno
Lo scandalo è che con questo topolino ci imbastiscono una campagna elettorale elefantiaca che continua ancora nelle dichiarazioni dei ministri, mentre chi propone la diminuzione dell’età pensionabile senza tagliare la pensione – anzi, al contrario! – si legge a stento e nemmeno tanto convintamente sui volantini di una manifestazione.
(sì è un discorso iperbolico, capiamoci, buona lotta!)
Amedeo
Per quanto possa condividere i contenuti economici dell’articolo, non condividere la persona Salvini per alcuni suoi “limiti”, mi chiedo, qualcuno ha letto una bozza scritta nero su bianco nel merito? Non sarebbe meglio attendere il decreto attuativo? O si spera che ricordando alcuni grossi limiti della legga vigente il nuovo governo vi ponga rimedio?
Tonia
Da questo governo non “speriamo” nulla. Ci sembra invece scandalosamente evidente che un vicepremier abituato ad aprire bocca su qualsiasi tema, sparando battute e non discorsi dotati di senso compiuto, ignora quasi tutto degli argomenti su cui prende parola. Questo non è un “limite”, ma un depistaggio di massa per rafforzare se stesso e i propri “burattinai” (mica crederemo davvero che un tizio del genere sia lasciato libero di decidere le sorti di un paese di 60 milioni di abitanti e centrale nella Ue)…
Perla
Purtroppo si parla solo di penalizzazioni a chi ha lavorato da oltre 40 anni, invece di dare loro dei premi per quello che hanno versato e lavorato
È vergognoso che chi è andato in pensione con 15 anni di lavoro e percepisce la pensione da oltre 30 anni non viene mai toccato. A questi quanto dovrebbero decurtare? Fate ciò che avete promesso e cominciate a far pagare i baby pensionati per i quali noi lavoratori paghiamo 9,5 milioni di euro l’anno. A 60 anni e 40 di contributi è sacrosanto andare in pensione. State solo ciarlando ma fatti non se ne vedono.la legge fornero va soppressa senza se e senza ma. Agite
Simone
Non voglio fare il difensore di Salvini, credo però che in qualsiasi sistema previdenziale del mondo l’importo della pensione dipenda:
a) dall’età al momento del ritiro dal lavoro;
b) dai contributi versati.
Che andando in pensione a 62 anni si percepisca un assegno inferiore a quello che si sarebbe ottenuto rimanendo al lavoro fino ai 67 anni mi pare una conseguenza ovvia (anche perché in tal modo la pensione verrebbe percepita per un numero maggiore di anni), io però preferirei comunque andare in pensione a 62 anni con 1300 € al mese piuttosto che a 67 anni con 1800€.
Sia chiaro, sono il primo a lamentarmi del fatto che questa riforma non agisca in alcun modo sul metodo di calcolo dell’assegno pensionistico (i coefficienti di trasformazione sono infatti assai penalizzanti) e ad auspicare una riforma dei requisiti per il ritiro dal lavoro di ben altra natura (es.: pensione di anzianità a “quota 96” o pensione di vecchiaia con almeno 60 anni anagrafici), devo riconoscere però che la Lega e il M5S non hanno mai promesso ciò.
Salvini non ha mai promesso di smontare il sistema di calcolo dell’assegno, basato sulle riforme Dini e Fornero, ma di rivedere il rigido meccanismo di uscita (66 anni e 7 mesi di età oppure 42 anni e 10 mesi di contributi). Questo impegno verrà (verosimilmente) rispettato e bisogna riconoscere che si tratta pur sempre di un miglioramento della situazione esistente, fra l’altro preferibile alla cosiddetta “Ape volontaria” del PD, che in sostanza si configurava come un prestito oneroso da restituire negli anni futuri con gli interessi.
Che poi ci voglia ben altro, sono d’accordo.