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La crisi infinita dell’industria savonese

La notizia di oggi è questa:

L’allarme occupazionale e per i lavoratori si sposta e rimbalza dalla Piaggio Aerospace all’indotto della Laerh, azienda del settore aerospace insediatasi ad Albenga quattro anni fa nelle aree ex Fruttital grazie all’accordo di programma Piaggio del 2014.

Le segreterie territoriali Fim Fiom Uilm Savona e la RSU dello stabilimento albenganese esprimono forte preoccupazione: “Ad oggi nello stabilimento sono occupati 80 lavoratori di cui oltre 20 con contratti di lavoro in scadenza a fine anno. Lo stato di incertezza nel quale l’unità produttiva versa da mesi, causata anche dai ritardi e dalle difficoltà nella risoluzione delle problematiche legate alla vertenza Piaggio Aerospace, mette a rischio non solo il mantenimento degli attuali livelli occupazionali ma il progetto produttivo ed occupazionale complessivo” affermano le organizzazioni sindacali”

La provincia di Savona continua ad arrotolarsi nella sua apparentemente inestricabile crisi, mentre l’area industriale di crisi complessa ha prodotto il topolino dei materassai (con tutto il rispetto, ovviamente, per tutti i colchoneros del mondo) e si esulta perché le aree della Centrale Tirreno Power saranno occupati da un deposito di gru.

Anche in questo caso il giudizio è positivo ma di deposito di gru sempre si tratta: nulla di produttivo e di tecnologicamente avanzato e innovativo.

Dopo Asset Italia sembra arrivata la volta di Laerh, da una parte se ne sono andati 50 posti di lavoro, dall’altra ne sono a rischio 80: numeri solo in apparenza piccoli che nella nostra realtà, fatta di 8.000 disoccupati e 2.000 cassa integrati, pesano tantissimo.

Il punto è sempre quello: dell’industria, delle realtà produttive, dell’innovazione tecnologica,della programmazione. Le istituzioni latitano e ci si rende conto delle difficoltà dei Sindacati. Forse sarebbe il caso di usare antiche armi: lavorare ad un “piano del lavoro” riguardante la provincia (quello che è mancato in occasione del decreto sull’area di crisi industriale complessa) e avviare una mobilitazione sul territorio in modo da coinvolgere non solo le categorie ma anche il complesso del tessuto economico.

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