Procede a fatica ma con determinazione la giornata del referendum per l’indipendenza in Catalogna. Una giornata che passerà alla storia come una di quelle giornate in cui le forze di polizia e lo stato spagnolo hanno cercato di impedire l’espressione popolare attraverso uno degli strumenti cardine della democrazia come il referendum.E senza peraltro riuscirci, nonostante un impressionante spiegamento di forze militari – la Guardia Civil è polizia militare, come i Carabinieri italiani.
Già gli eventi dei giorni scorsi avevano lasciato intendere che la giornata non sarebbe stata facile, con la polizia che aveva iniziato a sequestrare le urne, e anche questa mattina ha continuato con le incursioni in diversi seggi elettorali, sparando proiettili di gomma contro i cittadini che protestavano. Dopo l’ammutinamento della polizia catalana infatti, che si è rifiutata di eseguire gli ordini, è stata la Guardia Civil ha intervenire, sotto le proteste e la resitenza della gente.
Dagli scontri con la polizia spagnola si parla di oltre 300 feriti, tra i quali alcuni anziati. Uno dei feriti, colpito da un proiettile in un occhio, sta subendo in queste ore un operazione chirurgica al’ospedale Sant Pau di Barcellona.
Una giornata in cui votare probabilmente non è mai stato così difficile (almeno considerando gli ultimi decenni), con i vigili del fuoco incordonati davanti ai seggi per proteggere il diritto al voto e all’indipendenza di oltre 5 milioni di catalani. In altre città limitrofe a Barcellona, la gente ha creato delle barricate con i cassonetti della spazzatura, per difendere i seggi, a riprova che – anche se dichiarato illegale – è il popolo che lo chiede, lo pretende e lo difende! In questo modo, la polizia è riuscita a neutralizzare “solo” il 27% dei seggi, e nonostante la pioggia, sono lunghissime le file davanti agli altri seggi aperti.
D’altro canto, gli elettori dei seggi “sequestrati” avevano la possibilità di votare altrove, dunque il danno arrecato dalla forsennata esibizione di violenza poliziesca alla fine risulterà quasi nullo e non in grado di inficiare il risultato finale..
La vicepresidente del governo spagnolo Soraya Saénz de Santamaría, questa mattina, ha commentato duramente che “l’assoluta irresponsabilità del governo catalano ha dovuto essere compensata dalla professionalità delle forze di polizia”, ribadendo che il voto di oggi “è incompatibile con lo stato di diritto spagnolo”. Si cerca in qualche modo di evitare quello che è accaduto in Grecia nel 2015 forse – permettere un referendum e poi disattenderne l’esito – anche perché il popolo catalano difficilmente rimarrebbe silente.
Di fronte a questa violenza, il presidente del governo catalano Puigdemont risponde e parla di “repressione franchista, una vergogna per lo Stato”. Durissima anche la sindaca di Barcellona, che pur non avendo dato indicazioni di voto, oggi parla direttamente a Rajoy chiamandolo “capo del governo codardo”, inviando quindi un messaggio di guerra da una città, Barcellona “che non ha paura”.
Nonostante lo sdegno per le scene diffuse su tutti i media e sui social questa mattina, In Catalogna si vota, quindi. Lo avevano detto nei giorni scorsi, e nonostante il terrorismo e la violenza, alle 15.00 ha votato il 50% delle popolazione, mentre continuano le file davanti ai seggi, che nel frattempo si stanno riorganizzando per garantire a tutti di esprimersi. La partita di calcio Barcellona-Las Palmas, che pareva essere rinviata a causa delle tensioni, sta per iniziare. Las Palmas, in una nota, ha annunciato che giocherà con una bandiera spagnola ricamata sulla maglia mentre il Barca giocherà con la bandiera catalana sul collo della maglia, come ha detto il vice presidente del club catalano, Jordi Cardoner.
Nonostante il tentativo da parte del governo spagnolo di boicottare tutto, la Catalogna dimostra di essere determinata a portare avanti la propria battaglia per l’indipendenza, e che non sarà l’intervento della Guardia Civil a fermare ne il voto per l’identità popolare, ne una partita il cui significato simbolico oggi è più che mai evidente.
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Gianni Sartori
http://www.labottegadelbarbieri.org/un-altro-omaggio-alla-catalogna/
segnalo
Storicamente le lotte per l’autodeterminazione dei Paisos Catalans (come quelle di Euskal Herria) sono state quantomeno progressiste. Viceversa i governi madrileni hanno spesso rappresentato i peggiori interessi reazionari (chiesa, capitalismo, banche…).
Credo che in questo momento la sinistra dovrebbe comunque schierarsi con il popolo catalano.
Ovviamente bisognerebbe far sapere ai compagni catalani (e urgentemente!) di che pasta siano alcuni interessati visitatori come l’ex (ex?) ordinovista Borghezio (insediato – o meglio: infiltrato – addirittura in un seggio elettorale occupato) che andrebbero allontanati a calci in culo.
GS