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BastAlternanza e repressione! Assemblea nazionale domani a Firenze

La Campagna nazionale Bastalternanza ha convocato per questo Venerdì 27 Aprile l’assemblea nazionale “Contro la cultura della repressione” che si svolgerà presso il CPA Firenze Sud, ore 17.
Negli ultimi mesi, infatti, abbiamo assistito ad alcune gravi intimidazioni da parte dei presidi-manager e dalle aziende che assorbono studenti in alternanza scuola-lavoro: emerge chiaramente l’esigenza di un momento collettivo e largo di discussione e di intervento politico che permetta di inquadrare il problema repressivo in un contesto generale che, dalle scuole alle lotte sociali, ci consegna un quadro piuttosto desolante, dove il dissenso nei confronti dell’impianto autoritario neoliberista non è permesso.
Ma proviamo a mettere in fila alcuni avvenimenti. Poche settimane fa, uno studente di Carpi (Modena) viene punito con un sei in condotta per aver osato criticare l’alternanza scuola-lavoro, una punizione che in modo esplicito viene applicata a causa di una pregiudiziale ideologica.
Come si legge nel comunicato di lancio dell’assemblea, “di casi come questi se ne sono visti tanti in questi mesi: a Napoli, i ragazzi del Vittorio Emanuele II si sono visti minacciati attraverso dei
provvedimenti disciplinari per aver protestato durante le ore di alternanza svolte per il FAI nella domenica delle Palme; a Roma per un semplice volantinaggio informativo davanti alle scuole gli studenti sono stati circondati dalla polizia, che oltre a intimidirli ha identificato tutti i presenti aggiungendo che uno studente in quanto tale non può dissentire dei progetti che la scuola offre e che la politica non deve “osare entrare nelle scuole”; a Senigallia in vista del corteo studentesco a sostegno dello sciopero del 23 febbraio convocato dalle realtà sindacali di base, il preside di una scuola ha minacciato gli studenti di abbassare il voto in condotta a chiunque vi avesse partecipato”.
E’ chiaro, dunque, che non si tratta più di casi isolati ma di un disegno politico ben preciso che mira a eliminare ogni conflittualità già a partire dalle scuole superiori. Come si legge nel contributo del Comitato No sociale – Pesaro, i casi di repressioni citati sopra “non sono “solo” sporadici episodi, “mele marce”, ma si tratta di un sistema che di fronte alla difficoltà di tenuta si irrigidisce fino a rendere intollerabili anche semplici dichiarazioni su Facebook…

O-ggi tutte le voci di dissenso vengono represse in uno scontro frontale che lascia pochissimo margine di agibilità andando a rimettere in discussione anche le più basilari norme democratiche, una tendenza non solo Italiana ma del tutto Europea che vede una stretta repressiva generale prodotta dalla stessa Unione Europea”.
Con la Buona Scuola e l’introduzione dell’infame strumento dell’alternanza scuola-lavoro, gli studenti vengono inseriti immediatamente nel ciclo di valorizzazione del capitale e ad essi viene insegnata l’ubbidienza nei confronti dei padroni e dei presidi-manager, autorità ormai indiscussa all’interno delle scuole.
Come si legge nel contributo all’assemblea di Usb scuola, “nei confronti degli studenti si realizza la stessa forma di repressione e controllo subita dai lavoratori e l’alternanza scuola-lavoro è il
perno centrale di un più ampio progetto”, che mira a “diffondere in modo capillare la cultura di impresa e di mercato e di formare giovani generazioni disponibili ad adattarsi alle leggi del mercato”.
Ma il percorso di destrutturazione totale della scuola pubblica e della sua funzione di emancipazione e di garanzia dell’effettività del diritto allo studio per tutti non inizia con la Buona Scuola, ma anzi è un percorso più che ventennale e che ha le sue radici nei documenti europei di fine anni ’80, dove emerge la necessità di unire la filiera produttiva con la filiera formativa.
Come scrive il Laboratorio sociale Benedetti di Senigallia, “l’involuzione privatistica, gerarchica e autoritaria della scuola ha avuto una continuità di percorso con le riforme che si sono succedute: Berliguer, Moratti, Gelmini e per ultima la legge 107 del governo Renzi. I singoli stati si adeguano alle direttive europee: Androulla Vassiliou, commissaria europeo all’educazione 210-2014 afferma: “migliorare le competenze e l’accesso all’educazione concentrandosi sui bisogni dei mercati”, “aiutare l’Europa ad affrontare la competizione globale” e “rispondere alle conseguenze della crisi globale” , ma si potrebbero citare tanti altri esempi.

In questo quadro non va assolutamente dimenticato il ruolo centrale di alcune categorie, ormai entrate a pieno titolo nel mondo della formazione, come la didattica per competenze e l’assillo della valutazione. Tutto questo “produce flessibilità e adattabilità, rivalità, individualismo, feroce competizione e accentuazione delle disuguaglianze. Questo è ciò che chiede l’Europa e la competizione globale”.
La repressione e le minacce che gli studenti subiscono oggi all’interno delle scuole vanno quindi analizzate all’interno di questo percorso che mira a inculcare nelle menti delle giovani generazioni alcuni principi funzionali al modo di produzione vigente, con ogni mezzo necessario.
Da tempo stiamo assistendo ad un’efficace stretta repressiva contro il dissenso politico e sociale e, all’interno di questo clima voluto dall’ultimo governo attraverso le Leggi Minniti, si inseriscono le
intimidazioni agli studenti che non accettano l’alternanza scuola lavoro. Tutto questo ci presenta il piano di una strategia precisa: reprimere il dissenso, prevenirlo invece di ascoltare le esigenze.
Nelle scuole, così come nelle piazze e nei luoghi di lavoro.
La Rete dei Comunisti, che ha aderito all’assemblea nazionale convocata da Bastalternanza, ci mostra che  “la repressione “preventiva” dipende esattamente da questo timore, per cui a fronte di
una bassa e parcellizzata conflittualità sociale che caratterizza ad oggi il nostro paese, le avanguardie studentesche, politiche, sindacali e di movimento da anni subiscono attacchi estremamente sproporzionati rispetto ai cosiddetti “reati” imputati.

I numeri parlano da soli: migliaia di processi, condanne, denunce penali, provvedimenti amministrativi, Daspo, obbligo di firma e tanti altri provvedimenti a “detenere” una potenzialità conflittuale in nuce, che occorre alimentare con tutte le nostre forze. In questo contesto si inserisce la Minniti – Orlando e le indicazioni dell’Unione Europea in termini di coordinamento continentale delle forze repressive, provvedimenti contro i quali occorre costruire un movimento organizzato di resistenza e di controffensiva, capace di coniugare la lotta contro la repressione al conflitto di tutti i giorni, coinvolgendo i soggetti sociali impegnati nelle lotte.”
Occorre quindi ragionare collettivamente sul perchè “l’istruzione, come la sicurezza sul lavoro, come il rispetto dei diritti umani diventano subordinati alla logica della produzione e del profitto” (come ci segnala Potere al Popolo empolese-valdensa) ma è ormai giunto il momento di passare al contrattacco e di creare una struttura in grado di mobilitarsi e intervenire a difesa del diritto al dissenso, in un mondo dove l’ideologia autoritaria del mercato ha ormai permeato di sè ogni aspetto della vita sociale. Lavorare sulle contraddizioni, costruire le strutture adeguate, organizzare il dissenso è il nostro compito: l’assemblea convocata dalla Campagna Bastalternanza segnerà l’inizio di un percorso che va nella giusta direzione.
Dalle piazze, dalle scuole e dai luoghi di lavoro un solo grido: BASTA REPRESSIONE!

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