In migliaia hanno sfilato ieri a Reggio Calabria con l’Unione Sindacale di Base per la manifestazione nazionale nel nome di Soumaila Sacko, indetta per dire no allo sfruttamento e sì ai diritti.
Superati la misteriosa sparizione dei bus prenotati per i lavoratori della piana di Gioia Tauro e lo stantio rituale poliziesco dei controlli dei pullman, che hanno causato quasi due ore di ritardo, il corteo colorato e combattivo si è mosso da piazza De Nava e percorrendo corso Garibaldi ha raggiunto piazza Italia. Con i braccianti calabresi hanno sfilato quelli di Rignano e delegazioni provenienti da tutta Italia. Presenti anche il sindaco della Città Metropolitana, Domenico Falcomatà, e quello di Riace, Mimmo Lucano (“Governo vigliacco, fa il forte con i deboli”), in una manifestazione idealmente collegata a quella dei lavoratori della logistica di Piacenza.
Con l’intervento finale di Aboubakar Soumahoro – del coordinamento lavoratori agricoli USB – il corteo si è trasformato in un ultimo saluto collettivo per Soumaila Sacko, la cui salma partirà lunedì da Lamezia Terme destinazione Mali, dopo una lunga sosta a Fiumicino.
“Siamo qui oggi non in base al colore della pelle né alla provenienza geografica – ha detto Soumahoro – ma da sfruttati che gridano no agli sfruttatori, in una regione saccheggiata senza pietà. Soumaila era un agricoltore costretto dai cambiamenti climatici a lasciare il Mali. Ha voluto fermarsi qui, per coltivare la terra con gli altri lavoratori, stando dalla loro parte, organizzandoli insieme all’USB. Un bracciante, un uomo, un sindacalista, un padre, un compagno. Tre cose ci ha chiesto la sua famiglia: verità e giustizia per la sua fucilazione; il ritorno della salma in patria; la continuazione del suo impegno sindacale. Noi stiamo esaudendo le loro richieste e non ci fermeremo, perché abbiamo sete e fame di diritti”.
Soumahoro si è poi richiamato alla situazione politica italiana: “Viviamo in un contesto nel quale 7 milioni di persone sono colpite dalla povertà, la stragrande maggioranza al Sud. Alcune forze politiche rispondono scatenando una campagna di odio, di caccia alle streghe, facendo credere che così rialzeranno il PIL. Ovviamente è falso. Loro seminano odio, noi speranza e umanità. Noi, gli schiavi delle campagne, i precari, i disoccupati, siamo tutti nella stessa condizione e vogliamo rompere le catene dello sfruttamento. Perché schiavi mai, siamo uomini e donne liberi e andremo avanti a testa alta”.
La manifestazione si è conclusa sulle parole di un bracciante, che ha voluto mandare dal palco un messaggio a Matteo Salvini, eletto al Senato in Calabria e mai interessatosi, nemmeno da ministro dell’Interno, all’omicidio di Soumaila Sacko: “L’africano non è un animale, siamo tutti uguali”.
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