Nel quadro della indagine che ha portato alla custodia cautelare il costruttore romano Parnasi, un paio di giorni fa, la Guardia di finanza ha fatto visita nella sede della Città metropolitana e in quella di Atac per acquisire degli atti.
Le nuove indagini riguardano i costi del trasferimento della Provincia in uno dei due grattacieli del Torrino, di proprietà di Parsitalia ossia Parnasi. Quando venne presa la decisione sull’abolizione delle Province, quella di Roma aveva comunque pagato 263 milioni di euro per acquistare da Parnasi una torre e trasferirvi la sede. La decisione venne presa e realizzata dalle amministrazioni di centro/sinistra con Gasbarra prima e Zingaretti poi.
Un esposto presentato in Procura nel 2015 dai consiglieri M5S della Città Metropolitana Enrico Stefàno e Stefano Dessì, chiama in causa tutta la gestione successiva della acquisizione del grattacielo del Torrino da Parnasi sottolineando come sia stata antieconomica. Per pagare il palazzo, la Provincia ha venduto buona parte dei palazzi di pregio di sua proprietà come quelli a Piazza Quattro Cannelle, via S.Eufemia, Piazza Belli ed altri, pagandone poi un affitto ad una societa legata a Bnp/Paribas perché i tempi di consegna si erano allungati.
Della vicenda del grattacielo di Parnasi al Torrino alla ex Provincia, abbiamo parlato in diverse occasioni sul nostro giornale.
Di questa operazione si parla anche nei verbali in cui Salvatore Buzzi, nel corso del processo su Mafia Capitale, fornisce vari dettagli su chi avrebbe ricevuto i pagamenti e puntando i riflettori proprio sul governatore della Regione Lazio Zingaretti, prima indagato per corruzione ma poi archiviato.
Sotto tiro per acquisizioni di immobili da Parnasi figura anche Atac. Negli uffici della sede centrale gli investigatori avrebbero portato via esclusivamente il fascicolo sul trasferimento degli uffici a Castellaccio.
La vicenda dello spostamento di Atac nell’immobile posizionato in via Giorgio Ribotta, tra Eur e Torrino e proprio di fronte al palazzo della Provincia, si protrae dal 2005. Nel 2009 Atac aveva versato una caparra di più di 20 milioni di euro, a Bnp Paribas, titolare del progetto poi affidato a Parsitalia, una società di Parnasi, con l’obiettivo di ottenere le chiavi della nuova sede a inizio 2011. I tempi si sono allungati di parecchio, tanto che nel 2016 il direttore generale di Atac Rettighieri si presenta in procura con un esposto e l’idea di rescindere l’accordo. Nel 2017, Atac ha chiesto il pagamento della penale a Bnp ed ha anche fatto causa in sede civile per ottenere almeno 8,5 milioni, ma è tutto l’iter di quell’accordo che i vertici dell’azienda contestano e sui quali ora la Guardia di finanza ha avviato nuovi controlli.
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