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Pfizer riduce le forniture di vaccini. Ungheria e Serbia si rivolgono a quello cinese

La Pfizer ha annunciato una riduzione delle forniture di vaccini del 29% a diversi Paesi europei motivandolo con “l’adeguamento delle strutture e dei processi produttivi che richiedono nuovi test di qualità e approvazioni da parte delle autorità”. Lo stop, afferma Pfizer, ha l’obiettivo di ampliare la produzione a partire dal 15 febbraio. Secondo quanto ha fatto sapere la multinazionale, non esiste alcun collegamento tra i problemi emersi lo scorso novembre nel dialogo con i regolatori e l’attuale riduzione delle forniture.

Pfizer e BioNTech hanno sviluppato un piano che “consentirà di aumentare la capacità di produzione in Europa e di fornire al più presto più dosi nel secondo trimestre”, hanno annunciato le due società in una nota congiunta. “Rivedremo il calendario iniziale di forniture all’Unione europea a partire dalla settimana del 25 gennaio, con un aumento delle consegne a partire dalla settimana del 15 febbraio – hanno aggiunto – Per fare questo, saranno necessarie alcune modifiche alle procedure di produzione”.

“Alle 15,38 di oggi (ieri, ndr) la Pfizer ha comunicato unilateralmente che a partire da lunedì consegnerà al nostro Paese circa il 29 per cento di fiale di vaccino in meno rispetto alla pianificazione che aveva condiviso con gli uffici del Commissario e, suo tramite, con le Regioni italiane”, ha comunicato il Commissario della Protezione Civile Arcuri. “Non solo, ha unilateralmente deciso in quali centri di somministrazione del nostro Paese ridurrà le fiale inviate e in quale misura. Analoga comunicazione è pervenuta a tutti i Paesi della Ue. La Pfizer ha altresì annunciato che non può prevedere se queste minori forniture proseguiranno anche nelle prossime settimane, né tantomeno in che misura”.

La Commissione europea aveva annunciato di aver esercitato l’opzione per raddoppiare da 300 milioni a 600 milioni le dosi del farmaco richieste alla Pfizer, un numero sufficiente a vaccinare 300 milioni di persone, dal momento che l’immunizzazione richiede l’inoculazione di due dosi. Entro il secondo trimestre è prevista la consegna di un totale di 75 milioni di dosi ai Paesi Ue. Al momento, ne sono state inoculate 4,2 milioni. I ritardi riguardano anche il Canada, che ha annunciato “temporanei” rallentamenti nelle consegne. Alla pressione sulla capacità produttiva della multinazionale farmaceutica si aggiungono poi gli Stati Uniti, che lo scorso 23 dicembre avevano raddoppiato da 100 milioni a 200 milioni il numero di dosi del siero ordinate a Pfizer.

Ma il ritardo della Pfizer nella consegna dei vaccini, non è un fulmine a ciel sereno. Lo staff della trasmissione Report ha reso noto che lo scorso novembre l’Ema, l’agenzia europea che ha il compito di approvare i farmaci, aveva scoperto che alcuni lotti della produzione industriale dei vaccini Pfizer avevano una qualità inferiore rispetto a quelli utilizzati nei trials clinici e aveva chiesto all’azienda di risolvere urgentemente il problema. Questo, secondo Report, è quanto emerge dagli Ema Leaks, un insieme di mail interne scambiate tra il 10 e il 25 novembre e di documenti riservati provenienti dai server dell’agenzia e finiti sul dark web, che Report è stato in grado di rivelare in collaborazione con i giornalisti investigativi del progetto Behind the pledge.

In una mail interna del 24 novembre, un funzionario dell’Ema scrive di “differenze nel livello di integrità dell’mRna”, comparando il materiale per le prove cliniche e quello di alcuni lotti destinati all’immissione in commercio. Secondo i documenti ritrovati nel dark web “i vaccini utilizzati negli studi clinici avevano tra il 69% e l’81% di Rna “intatto”. Al contrario, i dati sui lotti prodotti nelle linee di produzione hanno rivelato percentuali inferiori, in media 59%. Un “punto critico”, ha detto un funzionario dell’Ema, il 23 novembre.

Intanto l’Ungheria ha accusato l’Ue per le “procedure scandalosamente lente di acquisto del vaccino” ed ha stretto un accordo con la società farmaceutica cinese Sinopharm per l’acquisto di un milione di dosi del vaccino, non ancora approvato dall’Agenzia europea del farmaco (Ema). Intanto si apprende che un milione di dosi del vaccino cinese sono già arrivate a Belgrado, la Serbia comincerà a somministrarle dopo l’autorizzazione ufficiale, forse già domani o lunedì.

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