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A 52 anni dal Golpe del 1973: l’attualità del potere operaio dei Cordoni

Una nuova commemorazione del colpo di stato militare del 1973 ci chiama. Sono trascorsi 52 anni da quando la controrivoluzione, sostenuta dall’imperialismo statunitense e eseguita dalla borghesia cilena attraverso le sue forze armate, ha sanguinosamente stroncato la più profonda ondata rivoluzionaria della nostra storia. Quell’11 settembre non è stato abbattuto solo un governo: è stata interrotta anche la reale possibilità che la classe operaia prendesse il potere.

Oggi, mentre la memoria ufficiale si concentra sulla figura di Salvador Allende e su un quadro istituzionale incapace di contenere il colpo di stato, è necessario ristabilire quella che rimane la più grande costruzione politica della classe operaia cilena: i Cordoni Industriali.

Cordoni Industriali: il potere operaio interrotto

I Cordoni Industriali nacquero nell’ottobre del 1972, in risposta allo sciopero padronale che mirava a tagliare i rifornimenti delle merci il popolo e a forzare la caduta del governo. Laddove la borghesia paralizzava, i lavoratori mettevano in moto la produzione, i trasporti e la distribuzione. In meno di un anno furono istituiti 31 Cordoni, otto dei quali a Santiago, che unirono migliaia di aziende e decine di migliaia di lavoratori.

Non erano semplici organismi di coordinamento sindacale: erano organismi territoriali a doppio potere, paragonabili ai Soviet della Russia del 1917. In essi, i lavoratori non solo difendevano il proprio posto di lavoro, ma si organizzavano anche per dominare la città, risolvere i problemi di approvvigionamento, coordinarsi con residenti e contadini e proporre l’autodifesa armata.

Come dichiararono i lavoratori del Cordone di Vicuña Mackenna nel luglio 1973: “Stiamo lottando per la conquista del potere“.

Riforma contro Rivoluzione

Di fronte a questa forma embrionale di potere operaio, il riformismo della Unidad Popular divenne un ostacolo. Il Partito Comunista accusò i Cordones di essere “parallelisti”. Allende portò avanti la Legge sul Controllo delle Armi per disarmarli e promosse la restituzione delle aziende sequestrate ai rispettivi proprietari. La fiducia nelle istituzioni borghesi – nei tribunali, nel Congresso e nelle Forze Armate – fu la diga che contenne e alla fine disarmò il movimento operaio.

La stessa Lettera del Coordinamento dei Cordoni Industriali, consegnata ad Allende il 5 settembre 1973, ammoniva chiaramente: “Ciò che è mancato è stata la determinazione rivoluzionaria, ciò che è mancato è stata la fiducia nelle masse, ciò che è mancato è stata un’avanguardia determinata ed egemonica”.

Il compito politico odierno

Commemorare il 52° anniversario del colpo di stato non può essere un atto vuoto né una processione di accuse astratte. La migliore commemorazione che possiamo rendere a quella generazione che ha lottato per il socialismo è rivendicare l’esperienza di autorganizzazione operaia dei Cordoni come parte viva del programma dei lavoratori di oggi.

Il Cile attuale sta passando per una feroce offensiva padronale, comandata dallo stesso regime politico, che scatena inflazione, precarietà e repressione sulla classe operaia e sul popolo povero. Di fronte a ciò, la campagna elettorale che sta attualmente inondando il paese non è altro che una spregevole mascherata, uno spettacolo che cerca di distogliere l’attenzione dal vero compito storico.

Quel compito è lo stesso che i Cordoni hanno lasciato incompiuto: unirsi, organizzarsi e andare alla lotta. Non per riformare il capitalismo, ma per sconfiggerlo. Non per amministrare il regime, ma per costruire il nostro potere di classe che aprirà la strada alla rivoluzione socialista.

Una lezione viva

I Cordoni Industriali non furono sconfitti per mancanza di eroismo, ma per l’assenza di una leadership rivoluzionaria che li centralizzasse e li guidasse verso la presa del potere. Questa è la lezione che dobbiamo fare nostra oggi.

Rivendicare i Cordoni Industriali non è nostalgia: è un programma. Significa innalzare la bandiera della dittatura del proletariato, cioè della democrazia diretta degli sfruttati contro gli sfruttatori.

A 52 anni dal golpe, il nostro omaggio all’avanguardia operaia dei Cordoni Industriali è quello di lottare per ciò che hanno iniziato: la rivoluzione socialista.

Onore e gloria ai Cordoni Industriali!

Uniamoci, organizziamoci e combattiamo!

Socialismo o barbarie!

 * Traduzione di Rosa Maria Coppolino – https://elporteno.cl/a-52-anos-del-golpe-de-1973-el-poder-obrero-de-los-cordones-como-programa-para-hoy/

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