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La nuova Strategia di Sicurezza e il ritorno degli Stati Uniti contro la sovranità e le democrazie dell’America Latina

I partiti progressisti e democratici dell’America Latina sottoscrittori dichiarano pubblicamente la nostra profonda preoccupazione e il nostro rifiuto di fronte alla cosiddetta Strategia di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, recentemente presentata dal governo statunitense.

L’America Latina è ancora una volta in pericolo di occupazione straniera del suo spazio marittimo, terrestre e aereo. La politica estera degli Stati Uniti attenta esplicitamente all’autodeterminazione e alla stabilità delle democrazie in tutto il continente.

Questa strategia non costituisce un fatto isolato né un’innovazione dottrinale. Al contrario, rappresenta una rivendicazione manifesta della Dottrina Monroe, che stabiliva che qualsiasi intervento straniero nel continente sarebbe stato considerato un atto ostile da parte degli Stati Uniti.

Ciò che nel suo discorso veniva rappresentato come salvaguardia delle repubbliche latinoamericane, non era altro che protezione della propria sfera di influenza. La Guerra Fredda nel continente non fu altro che una continuazione di questa posizione vanagloriosa e bellicosa degli Stati Uniti nella loro ricerca del controllo egemonico del pianeta.

Oggi, la dottrina Monroe è stata aggiornata al XXI secolo e riformulata sotto il cosiddetto “Corollario Trump”, con una potenza ancora di portata mondiale, sebbene indebolita, che torna a concepire l’America Latina come una zona di controllo strategico e di subordinazione politica, economica e militare.

I. Una dottrina pericolosa per l’America Latina

La Dottrina Monroe, in qualunque sua versione, è stata storicamente utilizzata per giustificare interventi, colpi di Stato, blocchi economici e varie forme di ingerenza esterna negli affari interni dei nostri paesi. La sua riapparizione esplicita nel linguaggio strategico statunitense costituisce una minaccia diretta alla sovranità degli Stati latinoamericani e alla convivenza pacifica tra le nazioni.

La nuova strategia dichiara apertamente l’intenzione di condizionare le relazioni diplomatiche, la cooperazione economica, la presenza militare e l’accesso ai mercati all’allineamento politico dei paesi della regione con gli interessi degli Stati Uniti. Ciò viola i principi basilari del diritto internazionale, tra cui l’autodeterminazione dei popoli, l’uguaglianza sovrana degli Stati e il divieto della minaccia o dell’uso della forza.

II. L’America Latina come scenario di disputa geopolitica

La strategia statunitense riconosce che l’America Latina è oggi uno spazio centrale della disputa geopolitica globale. La Strategia di Sicurezza Nazionale afferma che “gli Stati Uniti riaffermeranno e applicheranno la Dottrina Monroe per ripristinare la preminenza statunitense nell’emisfero occidentale, e per proteggere la nostra patria e il nostro accesso a geografie chiave lungo la regione”.

La riduzione dei nostri paesi a “geografie chiave” mostra senza veli l’ansietà della politica estera statunitense davanti a uno scenario di riconfigurazione geopolitica. Il futuro economico, politico e tecnologico del pianeta ha come sua zona privilegiata l’Oceano Pacifico.

Questo nuovo orientamento del sistema internazionale verso una configurazione multipolare ha il suo fulcro nella competizione tra grandi potenze e, più in particolare, il conflitto con la Cina. Tuttavia, questa constatazione non si traduce in una proposta di riaffermare un’egemonia esclusiva, che nega ai nostri popoli il diritto di diversificare i loro legami internazionali e definire sovranamente le loro alleanze.

La regione è presentata come un territorio da “assicurare”, “ordinare” e “allineare”, riducendo la sua complessità politica, sociale e culturale a una variabile della sicurezza interna statunitense. In questa logica, gli interessi e i bisogni dei nostri popoli rimangono subordinati a un’agenda esterna che non risponde ai nostri progetti di sviluppo.

III. I popoli come principali colpiti

Avvertiamo che questa concezione geopolitica trasforma l’America Latina in un tabellone di disputa tra potenze, dove viene danneggiata la libertà dei popoli che abitano l’America Latina. La militarizzazione, il condizionamento economico e l’ingerenza politica generano dipendenza, indeboliscono la democrazia e limitano la capacità degli Stati di definire politiche pubbliche orientate al benessere sociale, alla giustizia ambientale e all’uguaglianza.

La storia recente dimostra che queste strategie non portano sicurezza né stabilità, ma violenza, frammentazione sociale e perdita di autonomia.

Vediamo con indignazione come, in lungo e in largo per il continente, discorsi suppostamente patriottici offrano senza scrupoli il loro sostegno all’intervento nordamericano giustificandosi con un presunto principio di libertà.

Così, si sono aperte le porte alla dominazione di una potenza straniera, mettendo in pericolo la faticosa e centenaria indipendenza delle repubbliche latinoamericane, in un tradimento dai tristi precedenti nella storia del nostro continente.

I partiti progressisti e democratici dell’America Latina non accetteremo questo tradimento della sovranità nazionale dei nostri paesi.

IV. Fatti recenti che confermano questo orientamento

Questa dottrina non si esprime unicamente in documenti. Si materializza in fatti concreti e preoccupanti come le ripetute minacce del presidente Trump di intervenire militarmente in Venezuela, l’occupazione illegale dei Caraibi, la stigmatizzazione di leadership democraticamente elette, come il presidente Petro in Colombia, accusato irresponsabilmente di legami con il narcotraffico, o l’approvazione di nuove basi militari statunitensi in Perù, approfondendo la presenza militare straniera nella regione.

Questi fatti confermano che la nuova strategia emisferica cerca di disciplinare politicamente i governi che si allontanano dall’allineamento automatico con Washington, e più in particolare, quei gruppi faziosi che si identificano con lo schema ideologico straniero proposto dall’ala trumpista del Partito Repubblicano statunitense.

Per questo condanniamo qualsiasi tentativo di invasione contro il Venezuela, esigiamo il ritiro immediato delle truppe degli Stati Uniti e respingiamo la “Strategia di Sicurezza Nazionale” lanciata dall’Amministrazione di Donald Trump, la quale violenta il diritto internazionale e il rispetto della sovranità e dell’autodeterminazione dei nostri popoli.

V. Non è sicurezza, è controllo di risorse strategiche

Denunciamo che la retorica della sicurezza, della migrazione e della lotta al narcotraffico opera come giustificazione per obiettivi geopolitici, legati al controllo di materie prime strategiche fondamentali per l’economia globale contemporanea: petrolio, litio, minerali critici, infrastruttura energetica e portuale, passaggi bioceanici, controllo delle catene di approvvigionamento e logistica globale.

Questa strategia pretende di assicurare vantaggi competitivi per gli Stati Uniti nella loro disputa con la Cina, rafforzando un modello estrattivista che storicamente ha arricchito pochi a spese delle risorse naturali, dei territori e del lavoro dei nostri popoli.

VI. Il nostro orizzonte: la continuità della democrazia in America Latina

Di fronte a questa dottrina di dominazione, riaffermiamo il nostro impegno con:

  • Il diritto alla legittima difesa degli Stati, la difesa senza restrizioni della sovranità e dell’autodeterminazione dei popoli dell’America Latina e dei Caraibi.
  • Il rifiuto di ogni forma di ingerenza, militarizzazione e condizionamento esterno. E un appello a intraprendere tutte le azioni diplomatiche congiunte per far rispettare la sovranità e il diritto internazionale.
  • La costruzione di un’integrazione regionale solidale, democratica e autonoma.
  • Una cooperazione internazionale basata sul multilateralismo, il rispetto del diritto internazionale, la cooperazione, il rispetto reciproco e la pace.

Rifiutiamo senza ambiguità che gli Stati Uniti rappresentino l’America Latina come una zona di influenza e uno spazio di disputa altrui.

Il nostro continente si è storicamente costruito come una comunità di popoli con il diritto di decidere il proprio destino, il proprio modello di sviluppo e il proprio posto nel mondo.

Chiamiamo le forze democratiche e progressiste del continente a levare una voce comune di fronte a questo nuovo tentativo di subordinazione e a lavorare collettivamente per un futuro di dignità, giustizia e sovranità per la nostra regione. 

22 dicembre 2025

Declaracion-conjunta-de-partidos-progresistas-de-America-Latina

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