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Per il diabete, meglio la melanzana…

Le incretine sono degli ormoni gastro-intestinali coinvolti nel metabolismo glucidico e sono in grado di stimolare la secrezione di insulina; sono ormoni secreti dopo i pasti tra esse vi sono il Glucose-dependent insulinotropic polypeptide (GIP) e il Glucagon-like peptide (GLP-1) che controlla principalmente la glicemia.

Tramite le Gliptine, o inibitori della dipeptidil-peptidasi IV (inibitori della DPP-4), vengono aumentati i livelli della GIP e GLP-1, cioè delle incretine che sono in grado appunto di aumentare la secrezione di insulina. Le gliptine sono una classe di farmaci antidiabetici utilizzabili nel diabete di tipo 2, sono in grado di poter ridurre il peso corporeo e possono avere azione “neutra”, o un benefico effetto, a livello cardiovascolare. Oltre ai benefici, però, aumentano il rischio di cancro, soprattutto di quello al pancreas e alla tiroide, già dimostrati sperimentalmente.

Esaminando il database delle reazioni avverse ai farmaci (ADR) della Food And Drug Administration, i farmaci ipoglicemizzanti orali appartenenti alla classe DPP-4 – quali exenatide e sitagliptide -, rispetto ad altri ipoglicemizzanti somministrati per via orale, aumentano il rischio di cancro al pancreas. Alcuni studi invece hanno dato risposta più “rasserenante” non confermando il rischio di cancro al pancreas. Va però sottolineato che questi studi, non solo erano di breve durata, ma non venivano valutati appieno per il rischio di cancro al pancreas e non erano stati eseguiti con una metodologia appropriata.*

Il rischio di tumore del pancreas associato alla terapia con incretine è ancora oggetto di dibattito, ma in un recentissimo studio** la Sitagliptina è stata significativamente associata al cancro del pancreas; l’uso del farmaco perciò andrebbe riconsiderato in tutte quelle persone che soffrono di gravi problemi renali.

La Sitagliptina, inoltre, è stata associata a un aumentato rischio*** di tumore alla tiroide soprattutto, nel corso del primo anno di trattamento. Tornerò ancora a parlare di diabete anche perché la popolazione diabetica in Italia è raddoppiata rispetto a trenta anni fa, sono infatti cinque milioni i malati di diabete. È utile ripetere sempre che controllare l’alimentazione e il movimento sono fondamentali sia per prevenire sia per curare il diabete. Molto tempo fa si credeva che mangiare la mela insana portasse malinconia, o generasse addirittura la follia o altre malattie, attualmente invece è tenuta in grande considerazione e in medicina è stata riabilitata; si parla della notissima melanzana (Solanum melongena) già riabilitata, con grande successo, dalla gastronomia internazionale che la utilizza in raffinati piatti.

La melanzana, introdotta nel bacino del Mediterraneo dagli Arabi all’inizio del Medioevo, appartenente alla famiglia botanica delle Solanacee (quella a cui appartengono pomodoro, peperoncino ma anche stramonio e belladonna) contiene una sostanza tossica: la solanina.

Questa sostanza però praticamente scompare quando la melanzana è matura e si elimina completamente nel corso della cottura. La storia medica della melanzana diventa sempre più importante e, se nuovi studi lo confermeranno, di grande interesse è la sua proprietà ipotensiva e antidiabetica. Secondo alcuni bere “acqua di melanzana” (l’infusione di pezzi del frutto) potrebbe infatti ridurre la pressione arteriosa, attraverso un meccanismo farmacologico che sembrerebbe simile a quello di alcuni farmaci anti-ipertensiv: gli ACE-inibitori.

Il National Diabetes Education Program of NIH (Istituto per la Salute), la Mayo Clinic e l’American Diabetes Association raccomandano il consumo alimentare di melanzane nella gestione del diabete di tipo 2 e anche dell’ipertensione.

La spiegazione, a detta degli studiosi, andrebbe ricercata sia nell’alto contenuto in fibre e in carboidrati poco solubili della melanzana, ma anche nella presenza di sostanze fenoliche che inibirebbero alcuni enzimi-chiave delle due patologie. A tutto ciò si aggiungono altri studi che mirano a dimostrare l’efficacia della melanzana nel ridurre il colesterolo, oltre alle sue proprietà antiossidanti, analgesiche e antipiretiche (le foglie), e spasmogeniche.

Pianta erbacea che può raggiungere l’altezza di un metro, la melanzana è caratterizzata dai suoi frutti (bacche) che si presentano allungate e di colore violaceo. La melanzana può avere anche una forma rotondeggiante con un bel colore viola, o bianco, e con una polpa dolce e delicata.

L’India ha denunciato per biopirateria, prima volta nella storia, la multinazionale Monsanto che prenderebbe, «illegalmente», le piante locali per produrne specie geneticamente modificate. Altra questione molto interessante riguarda uno studio riportato sull’European Journal of Clinical Nutrition (marzo 2014) in cui viengono valutati gli effetti del consumo dei pistacchi sui livelli di insulina e di glucosio post-prandiale. Venti persone con sindrome metabolica consumarono nei loro pasti (per un periodo fino a dieci settimane) pistacchio con del pane bianco. Nel controllo clinico comparato con il pane bianco, il consumo di pistacchio riduceva la glicemia post-prandiale, aumentava i livelli di incretine. Questo studio dimostra che il pistacchio potrebbe avere effetti benefici in persone con diabete e sindrome metabolica; il suo consumo regolare può migliorare i fattori di rischio cardiometabolici e controllare il diabete di tipo 2. Ricordate sempre di consultare il medico.

Prof ROBERTO SUOZZI

Medico e Farmacologo clinico

suozziroberto.altervista.org

* Incretin based drugs and the risk of pancreatic cancer: international multicentre cohort study. BMJ 2016

** Sitagliptin and pancreatic cancer risk in patients with type 2 diabetes. Eur J Clin Invest.2016

*** Sitagliptin use and thyroid cancer risk in patiets with type 2 diabetes .Oncotarget 2016

Vedi anche https://contropiano.org/contropianoorg/aerosol/2016/05/23/farmaco-antidiabete-vietato-altrove-autorizzato-italia-079456

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