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La concertazione in nome dell’emergenza. Ma non c’era stata la svolta?

Una rabbia che trova ragione non solo nella puzza, nei topi e nelle blatte che invadono le strade e i bassi dei quartieri, in una TARSU spropositata, ma soprattutto nel solito scaricabarile tra le istituzioni.

E’ bastata la netta opposizione della Lega Nord al decreto per mandare i rifiuti fuori regione perché gli amministratori locali lo utilizzassero come un utile pretesto per un nuovo rimbalzo di responsabilità .

Ma è troppo comodo per Caldoro e Cesaro nascondersi dietro le dichiarazioni razziste di un Calderoli per coprire la loro inefficienza e la nascita di un nuoco carrozzone –la SapNa- che senza far nulla ha già accumulato milioni di debiti. Troppo comodo per questi signori che, pur avendo avuto tutto il tempo per approntare misure per mettere fine a questa decennale emergenza, hanno preferito continuare a perseguire un piano dei rifiuti criminale volto a  garantire gli interessi di chi su discariche ed inceneritori vuole continuare a costruire le proprie fortune invece di puntare a ridurre le quantità  di rifiuti e trovare soluzioni virtuose per lo smaltimento (come ripetutamente chiesto dai cittadini).

In questa drammatica situazione e di fronte alla rabbia dei napoletani, regione e provincia, nel mentre si guardano bene dal mettere in atto una contrapposizione frontale  con il proprio governo, agitano la loro impotenza davanti alle mancate decisioni dell’esecutivo per porre in essere  l’ennesimo atto di arroganza. Per liberare le strade di Napoli vogliono portare l’immondizia nelle periferie facendo pagare il prezzo della loro politica alle popolazioni che in questi anni hanno visto il proprio territorio e la  propria salute devastata da una gestione dei rifiuti scellerata. Infatti, non solo si sono imposti tre siti di trasferenza (alias discariche a cielo aperto) ad Acerra, Caivano e Napoli Est, ma si è già annunciato l’allestimento di discariche nelle cave dismesse del nolano e dell’area vesuviana.  Tutti territori massacrati da discariche legali ed illegali, di tal quale e di rifiuti tossici, dove già è presente un inceneritore, dove si muore più che altrove e dove la lotta delle comunità contro questo scempio è stata duramente repressa. Come dice senza pudore lo stesso assessore Romano: “stiamo continuando a fare quello che già facevamo”.

Ciò che, però, accresce la nostra rabbia è dover prendere atto che anche la nuova amministrazione comunale, che pure aveva annunciato la svolta definitiva sul problema rifiuti, abbia partecipato e condiviso queste scelte di Regione e Provincia.

Francamente non vediamo in questo alcuna prova di un cambio di rotta così come non ci pare che lo sia la riconferma di Fortini nella carica di amministratore delegato di   ASIA.  Una riconferma fortemente osteggiata dai comitati di cittadini che continuano a ritenere Fortini, sostenitore della necessità dell’inceneritore di Napoli Est e della gestione di detto impianto da parte di ASIA,  incompatibile con il piano rifiuti basato sulla raccolta differenziata porta a porta promesso in campagna elettorale da De Magistris e Sodano. Né ci ha convinto la prima delibera in tema di rifiuti che  ci sembra poco coraggiosa sulle misure da intraprendere per dare il necessario colpo nella direzione della riduzione dei rifiuti. Certo non manchiamo di apprezzare il chiaro no all’inceneritore di Napoli Est, ma l’assenza (persino nella premessa) di un altrettanto chiaro no alle discariche, il dichiarato impegno “ad individuare siti di trasferenza anche sovra comunali”, insieme alle dichiarazioni del neo assessore ai rifiuti ad utilizzare l’inceneritore di Acerra di cui ci si limita ad auspicare un corretto funzionamento, ci sembra vadano più nella direzione della difesa del “vecchio” ciclo integrato dei rifiuti, caro alle lobbies, che di un posizionamento “rivoluzionario” a favore di soluzioni virtuose che escludono l’incenerimento e discariche a Napoli e altrove.

Di questo avremmo dovuto discutere nell’incontro che doveva tenersi ieri a Palazzo S. Giacomo tra l’Assessore Sodano ed i comitati di cittadini. Un incontro che, causa impegni urgenti di Sodano, era destinato a trasformarsi in un caotico sfogatoio con alcuni membri del suo staff. Ci siamo rifiutati, esprimendo non solo il disappunto per l’assenza di Sodano ad un incontro da lui stesso indetto, ma rivendicando un confronto che fosse realmente pubblico e pubblicizzato (e non era il caso di ieri) per garantire una partecipazione reale dei cittadini.

Non siamo sciocchi né facciamo di tutta l’erba un fascio. Di fronte ad un Caldoro ed un Cesaro che, nonostante le innumerevoli richieste dei comitati, continuano a negarsi a qualsiasi confronto, non possiamo che apprezzare la disponibilità espressa dai nuovi inquilini di palazzo S. Giacomo. Ciò nonostante vorremmo fosse chiaro che i comitati, coerentemente con quanto hanno fatto e detto in questi anni di lotta, non sono disposti a legittimare scelte e soluzioni come quelle fatte in questi giorni. In altre parole ci rifiuteremo di collaborare ad un processo di cosiddetta  “democrazia partecipativa” che, specie se la si intende perseguire con le modalità fin qui messe in atto (prima si delibera e poi si discute con i cittadini), si vorrebbe usare come foglia di fico per coprire una politica non dissimile da quella fino ad ora portata avanti.

Avendo avuto comunicazione di una proposta di un prossimo incontro per giovedì 23 alle ore 16,00, auspichiamo che, come richiesto, sia aperto alla massima partecipazione al fine di garantire un ampio e serio confronto sulle misure immediate e sul piano rifiuti che l’amministrazione intende porre in essere. Se ciò non accadrà ne prenderemo atto rimettendo l’erba in un unico fascetto.

RETE CAMPANA SALUTE E AMBIENTE

Napoli 22/06/11

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